di Marilena Pirrelli
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I consumi culturali sono in ripresa, ma ancora sotto al livello pre-pandemico. Nonostante ciò la situazione è drammatica, perché dopo tre anni di Covid si è allargata la forbice tra chi abitualmente ne fruiva e chi raramente si avvicinava a un libro o a uno spettacolo teatrale. Il Covid e lo stare tutti a casa ha accresciuto la “fame” di cultura in chi ne conosceva già il sapore e allontanato dalla tavola chi non se ne nutriva, soprattutto a causa dell’inflazione. Chi spendeva spende di più e chi era parco lo è ancor di più con una grande divaricazione tra un nord più vivace e un sud più sonnolento. È il quadro descritto dal decimo report dell'Osservatorio longitudinale sui consumi culturali degli Italiani di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg, presentato a Milano alla Fondazione Rovati.
L’indagine, svolta in dicembre 2022 su un campione di 1.009 cittadini tra 18-74 anni, mostra in un anno come sia cresciuta la difficoltà da parte delle famiglie di spendere in cultura, non più una priorità. L’ombra dell’incertezza si proietta anche sul futuro: si prevedono in calo i consumi futuri, con l'eccezione di riviste, fumetti e quotidiani (+1%) e di concerti dal vivo (dato stabile al 14%), della fruizione di programmi, film e telefilm in tv da canali a pagamento (aumentata del 10% rispetto al 2019).l
La spesa media familiare percepita per i consumi culturali è scesa da 113 euro del dicembre 2019 a 66,2 euro del dicembre 2022. Il divario nei consumi culturali tra chi è abbiente e chi no emerge dal fatto che si riducono i consumatori, tuttavia aumenta la spesa media di chi continua a spendere in cultura, aumenta soprattutto la partecipazione agli spettacoli dal vivo, mentre restano stabili i rapporti tra consumi digitali e fisici per libri, quotidiani e riviste. Cresce l'utilizzo delle piattaforme web in abbonamento (+13%) e in streaming (+3%) e, poi, la cultura è chiaramente un fattore attrattivo per le città, ancor più forte per chi spende di più.
Insomma diminuiscono i consumatori, ma aumenta la spesa media dei consumatori abituali di prodotti culturali: sul 2022 ha pesato l'aumento consistente dell'inflazione, che ha portato le famiglie a ridisegnare la spese familiari con una riallocazione delle priorità in base alle risorse sulle quali contare. La cultura è finita così in coda alle priorità subendo una maggiore riduzione: il 14% del campione afferma di non spendere denaro, tra chi ne spende il 39% ne ha ridotto la spesa, a fronte di un 17% che l'ha aumentata o in virtù del rialzo dei prezzi o per una specifica scelta di aumento di questo tipo di consumi.
Il taglio della spesa per i consumi culturali non è uniforme nella popolazione, colpisce maggiormente le classi sociali con un capitale economico e culturale più basso che avevano già livelli di spesa più modesti. Circa il 10% degli intervistati mostra un incremento netto dei consumi rispetto al passato, rispetto al 2021 si registra una crescita della spesa per assistere a concerti dal vivo (+28,1 euro), partecipare a festival culturali (+9,7 euro) o visitare mostre e musei (+8,7 euro).
Rispetto a settembre 2022, la percezione dell'andamento dei prezzi nei prossimi mesi permane molto negativa, per quanto migliorata: la percentuale di intervistati che credono in un aumento dei prezzi per i consumi culturali scende dal 76 al 68%. Le prospettive sul primo trimestre 2023 sono in linea con quelle registrate per in dicembre 2022, anche se la spesa media percepita appare più bassa (66,2 euro), confermando una serie di tendenze in atto, che vedono un progressivo allontanamento dalla fruizione digitale degli spettacoli dal vivo a favore della partecipazione in presenza e una stabilizzazione dei rapporti tra consumi digitali e fisici per quanto riguarda la lettura di libri, quotidiani e riviste.
Continua a crescere l'utilizzo delle piattaforme web in abbonamento e in streaming (+3% rispetto a dicembre 2021), spinta soprattutto dalle generazioni più giovani (under 34 per il 44%), restano stabili rispetto a un anno fa le quote di lettori, sia in cartaceo (ancora ampiamente prevalente con 53%) che in digitale. La fruizione dei quotidiani resta legata in maggioranza all'utilizzo delle edizioni web gratuite (56%).
Per quanto riguarda il teatro, a fronte della sostanziale stabilità del dato sulla fruizione dal vivo (35%), continua la riduzione della fruizione teatrale via Tv (-7% rispetto a dicembre 2021). Lo stesso accade per opera, balletti e concerti di musica classica in televisione (-7% rispetto allo stesso mese del 2021). Riprende la partecipazione a concerti di musica leggera dal vivo (+7%) e al contempo si stabilizza la loro fruizione in streaming. Anche per gli eventi culturali, si conferma la decrescita della fruizione a distanza (in un anno -6%). Rispetto al 2021, aumenta la quota di chi vuole assistere dal vivo agli spettacoli, in particolare per il teatro di prosa (+9%).
Quanto alle modalità con cui si ritiene debba essere sostenuta la cultura, resta pressoché stabile la scala delle priorità, che vede ai primi posti l'erogazione di bonus (41%) e di iniziative di detraibilità fiscale (37%). Infine, ne esce rafforzata la percezione del ruolo che le iniziative culturali giocano all'interno delle città, sia come occasioni di socialità che come volano commerciale e attrattore turistico. Ma risente di differenze territoriali importanti: il 64% dei più soddisfatti risiede nei centri con più di 100.000 abitanti e il 48% nel Nord Italia.
Cresce la quota di intervistati che ritiene giusto che l'offerta culturale sia finanziata con denaro pubblico (+5% da settembre a dicembre 2022). «I dati che emergono dal nostro osservatorio sono caratterizzati da molte luci e qualche ombra: aumenta la spesa ma diminuiscono i consumatori. Emerge una divaricazione sociale, si spende di più in cultura se si ha maggiore disponibilità economica. Questo fenomeno necessita di correttivi che devono necessariamente andare in due direzioni: una grande azione di formazione, in particolare delle giovani generazioni, che aiuti a comprendere meglio il valore della cultura e un sostegno economico che, a nostro parere, può estrinsecarsi in uno strumento su cui tutti, a parole, si dicono d'accordo: la detraibilità dei consumi culturali» ha concluso così l’incontro Carlo Fontana, presidente di Impresa Cultura Italia – Confcommercio.
Marilena Pirrelli
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