Inflazione tassa occulta, gli italiani investono nella casa
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L’inflazione rallenta a gennaio. Sia In Italia, sia in Europa. Secondo le stime preliminari dell’Istat, infatti, nel mese l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e del 10,1% su base annua (livello che non si registrava da settembre 1984), dal +11,6% nel mese precedente. La flessione si deve principalmente all’inversione di tendenza su base annua dei prezzi dei Beni energetici regolamentati, le tariffe (da +70,2% a -10,9%) e al rallentamento di quelli degli Energetici non regolamentati (da +63,3% a +59,6%), degli Alimentari non lavorati (da +9,5% a +8,0%).
Quanto invece all’Europa, l’inflazione nell’eurozona dovrebbe attestarsi all’8,5% a gennaio, in calo rispetto al 9,2% di dicembre, secondo la stima flash di Eurostat. Tra le singole componenti prevale il dato dell’energia (17,2%, rispetto al 25,5% di dicembre). La stima Eurostat sull’Italia è di una inflazione in calo al 10,9%, rispetto al 12,3% di dicembre. Tra i Paesi con i tassi di inflazione maggiori Lettonia (21,6%) Estonia (18,8%) e Lituania (18,4%). All’opposto Spagna e Lussemburgo (5,8%).
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Tornando invece alla fotografia scattata dall’Istat, l’ente statistico ricorda che sono tuttavia diffuse le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, quali gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell'abitazione, che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo. Si accentua inoltre a gennaio, la dinamica tendenziale dei prezzi dei carburanti.
Si attenua la dinamica tendenziale dei prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona che registrano un rallentamento su base tendenziale (da +12,6% a +12,2%), mentre al contrario si accentua quella dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto (da +8,5% a +9,0%).
L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale a gennaio da +5,8% del mese precedente a +6,0%, mentre quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile a +6,2%.
L’inflazione acquisita per il 2023 (ovvero la crescita media che si avrebbe se i prezzi rimanessero stabili nella restante parte dell’anno) è pari a +5,3% per l’indice generale. Lo calcola l’Istat, diffondendo le stime preliminari sui prezzi al consumo a gennaio.
Cambia intanto il paniere Istat dei prezzi al consumo per il calcolo dell’inflazione. Quest’anno entrano, tra i prodotti rappresentativi dell’evoluzione dei consumi delle famiglie e delle novità normative, la visita medica sportiva (libero professionista), la riparazione smartphone e le apparecchiature audio intelligenti. Tra i prodotti che rappresentano consumi consolidati, entrano il tonno di pescata e i rombi di allevamento, il deambulatore, il massaggio estetico. Nel paniere per il calcolo dell’inflazione Nic (per l’intera collettività nazionale) e Foi (per le famiglie di operai e impiegati) 1.885 i prodotti elementari (1.772 nel 2022).
Tra i prodotti entrati per migliorare la rappresentatività del paniere sono da segnalare:arance biologiche, mandarini biologici, limoni biologici, banane biologiche, mele biologiche, pere biologiche, pesche biologiche, kiwi biologici, per rappresentare la gamma biologica degli analoghi prodotti non biologici già presenti nel paniere nella sottoclasse Frutta fresca o refrigerata.
Ogni anno, l'Istat rivede l'elenco dei prodotti che compongono il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo, aggiornando contestualmente le tecniche d'indagine e i pesi con i quali i diversi prodotti contribuiscono alla misura dell'inflazione. I prodotti che così entrano nel paniere 2023 sono quelli che rappresentano l’evoluzione dei consumi delle famiglie.
Si amplia poi la gamma degli aggregati di prodotto a rilevazione scanner, relativamente a formaggi stagionati confezionati, frutta e vegetali freschi (limitatamente a prodotti non stagionali venduti a peso fisso. In particolare, sono circa 33 milioni le quotazioni di prezzo (scanner data) provenienti ogni mese dalla Grande distribuzione organizzata (GDO), utilizzate nel 2023 per stimare l'inflazione; 393mila sono raccolte sul territorio dagli Uffici comunali di statistica; oltre 192mila dall'Istat direttamente o tramite fornitori di dati; più di 167mila le quotazioni provenienti dalla base dati dei prezzi dei carburanti del Ministero dello Sviluppo economico.
Con riferimento ai canoni di affitto di abitazioni di proprietà privata, sono circa un milione e mezzo le osservazioni (della base dati locazioni immobiliari dell'Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle entrate) acquisite per la stima dell'inflazione.
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