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Titoli oil sotto pressione con calo greggio e taglio riserve Usa

di Stefania Arcudi

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(ANSA)

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L'Opec prevede un mercato petrolifero leggermente più in equilibrio rispetto alle previsioni precedenti

15 febbraio 2023
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2' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Titoli petroliferi sotto pressione in tutta Europa e a corrente alternata a Piazza Affari (deboli Saipem, Eni e Tenaris). Sono frenati da una serie di fattori concomitanti: la riduzione da parte dell'Opec delle prospettive sull'offerta di greggio con un aumento solo modesto di quelle sulla domanda, la decisione degli Stati Uniti di ridurre le riserve strategiche e il conseguente ribasso dei prezzi del petrolio, in calo da tre sedute consecutive.

Guardando avanti, l'Opec prevede un mercato petrolifero leggermente più in equilibrio rispetto alle previsioni precedenti: l'Organizzazione, infatti, ha alzato lievemente le stime di domanda di 0,1 milioni di barili al giorno e ha ridotto della stessa entità le prospettive sull'offerta, mentre la domanda mondiale di greggio è ora prevista in crescita di 2,32 milioni di barili al giorno a 101,87 milioni nel 2023. L'Opec ha fatto sapere che il miglioramento è dovuto principalmente a una performance percepita più forte dell'economia cinese in seguito all'abbandono delle restrizioni Covid-19 e alle attese ricadute positive sul settore petrolchimico in altre parti dell'Asia-Pacifico. La riduzione delle stime sulla crescita dell'offerta di greggio non-Opec è dovuto principalmente alle minori aspettative di produzione per gli Stati Uniti e la Russia porterebbe a una produzione di 67 milioni di barili al giorno quest'anno, +1,44 milioni al giorno rispetto al 2022.

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Gli analisti di Equita fanno notare che «sulla base degli attuali livelli di produzione, secondo l'Opec i mercati dovrebbero essere ampiamente bilanciati quest'anno», tanto più che è prevista «una call on Opec pari a 29,4 milioni al giorno nel 2023». A incidere maggiormente sui prezzi del greggio è il fatto che l'amministrazione americana ha annunciato un altro rilascio di scorte di petrolio dalla Strategic Petroleum Reserve (Spr) del dipartimento dell'Energia nel corso di 2Q23. «A differenza delle vendite effettuate nel 2022 in risposta alla guerra della Russia in Ucraina, questo rilascio è previsto dalle leggi vigenti. Riteniamo che il mercato petrolifero rimanga piuttosto equilibrato nel 2023. La nostra ipotesi di 80 euro al barile di prezzo medio del Brent per l'anno in corso ci sembra relativamente conservativa, in quanto basata su un primo semestre 2023 più debole per poi recuperare nella seconda metà dell'anno grazie al ritorno della domanda cinese», spiegano gli esperti di Equita.

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