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Enel, Eni, Cdp e Stellantis ai vertici della classifica delle 200 aziende Esg

di Giovanna Mancini

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(Photobeps - stock.adobe.com)

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Il ranking di Reputation Science sulla percezione del grado di sostenibilità delle aziende italiane

10 agosto 2021
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2' di lettura

Da qualche anno a questa parte se ne sente parlare anche troppo: il concetto di «sostenibilità» è entrato in qualunque ambito della nostra esistenza e anche per il mondo dell’industria sembra un termine imprescindibile da applicare a qualunque azione oppure obiettivo aziendale. A volte in modo anche improprio, quasi più come etichetta di immagine che come specchio di sostanza.

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L’accelerazione

«C’è stata una significativa accelerazione delle aziende in questa direzione, anche se nella maggior parte dei casi con uno sbilanciamento verso i temi ambientali, mentre la sostenibilità è un concetto più ampio, che comprende i fattori riassunti nell’acronimo inglese ESG: Environmental, Social, Governance» (ambientale, sociale, organizzativo) spiega Andrea Barchiesi, ceo di Reputation Science, società specializzata nell’analisi e gestione della reputazione, che ha elaborato l’indice «ESG Perception Index» per misurare la percezione di sostenibilità delle aziende sul web, analizzando 1,2 milioni di contenuti relativi a 200 tra le maggiori imprese presenti sul mercato italiano, raccolti nel periodo tra gennaio e giugno 2021.

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Il paradosso

Il paradosso, spiega Barchiesi è che molte aziende di diversi settori produttivi hanno iniziato a investire per realizzare bilanci o indici di sostenibilità, in un profluvio di azioni talora persino eccessive e risultati non sempre all’altezza degli investimenti. «Di tutto quello che le aziende fanno, in molti casi sul mercato arriva ben poco», ammette Barchiesi. Ovviamente, essendo il campione molto ampio e differenziato, anche i risultati sono differenti: i settori percepiti come più attivi sul fronte della sostenibilità sono quelli dell’energia, dell’automotive e della finanza, che occupano l’85% delle prime 20 posizioni. Molto più indietro è il mondo della moda, forse perché tra gli elementi discriminanti per i consumatori finali prevalgono ancora fattori estetici. A guidare la classifica troviamo Enel, seguita da Eni e Cassa depositi e prestiti. la prima azienda dell’automotive, Stellantis, compare al quarto posto, mentre Intesa Sanpaolo è la prima banca che compare, in nona posizione. E poi Pirelli (11esimo posto) o Trenitalia (16esimo), Poste italiane (19esimo).

Il messaggio

«Il messaggio è che non basta mettere in campo azioni più o meno efficaci sulla sostenibilità – osserva Barchiesi –. Occorre saperle raccontare, altrimenti tutto quello che viene fatto avrà un effetto neutro sul mercato». Vale però anche il consiglio contrario: avere un indice di percezione elevato, a cui però non corrisponde di fatto un reale impegno in ambito ESG, è rischioso, mette in guardia Barchiesi: «Le aziende devono porre attenzione a mettere in campo azioni che realmente interessino gli stakeholders, ma al tempo stesso non devono correre troppo nel comunicare un’immagine che magari non corrisponde alla realtà».

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