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G20, l’Italia sostiene l’ingresso dell’Unione africana. Cosa significa (e perché è importante)

di Alberto Magnani

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Antonio Tajani (Ansa)

Antonio Tajani (Ansa)

Il ministro degli Esteri Tajani si schiera a favore dell’ingresso permanente dell’Ua nel club delle economie industrializzate

3 marzo 2023
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3' di lettura

L’Italia sostiene «convintamente» la candidatura dell’Unione africana come membro permanente del G20, con l’obiettivo di «riaffermare la centralità dell’Africa nella politica mondiale». L’annuncio è arrivato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, in un tweet pubblicato nella mattina del 3 marzo: quasi un trimestre dopo lo stesso appello del presidente Usa Joe Biden, finora l’endorsement più incisivo a una presenza costante della Ua nel gruppo dei paesi industrializzati.

La partita dell’Africa nel G20 e la spinta di Biden

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La presa di posizione di Tajani rientra in un dossier aperto per il club delle economie ricche, il riconoscimento dell’Unione africana come blocco di rappresentanza unitario degli interessi ed esigenze dei paesi sotto il suo cappello. Fondata nel 2002 ed erede della vecchia Organisation of African Unity, l’Ua ha sede ad Addis Abeba e riunisce i 55 paesi africani in un’organizzazione che spinge sull’integrazione economica e politica dei paesi del Continente.

Finora l’Ua ha partecipato su invito a diverse riunioni del G20, una prassi che ha formalizzato il suo ruolo diplomatico e politico nello scenario internazionale. Il suo ingresso come membro permanente accrescerebbe il peso specifico dell’Africa negli equilibri del Gruppo, che ospita oggi un unico membro dalla regione: il Sudafrica, l’economia più industrializzata del Continente e un pilastro della coalizione dei Brics formata insieme a Brasile, India, Cina e Russia. Il suo presidente, Cyril Ramaphosa, ha invitato a più riprese ad accelerare la procedura per l’ammissione dei partner africani nel G20. Il pressing inizia a dare i suoi frutti, almeno nelle intenzioni.

Il sostegno più pesante resta quello espresso dal presidente Usa Joe Biden, con un appello lanciato nel dicembre 2022. Né i tempi né la sede dell’annuncio sono stati casuali: il vertice Usa-Unione africana di Washington, un’iniziativa voluta dall’amministrazione statunitense per ristabilire legami picconati dall’era di Donald Trump e indeboliti anche nei due mandati di quella di Obama. L’Africa sta giocando un ruolo crescente negli equilibri internazionali, a maggior ragione dopo la guerra in Ucraina e la rottura dei rapporti fra Mosca e i paesi occidentali. Diversi governi del G20, inclusa l’Italia (vedi sotto), si sono imbarcati in tour a sud e nord del Sahara per assicurarsi forniture energetiche che compensino il taglio di quelle russe. Un’offensiva parallela, od opposta, a quella intentata dal ministro degli Esteri russo Lavrov con tre trasferte nell’arco di poco più di un semestre.

Il peso economico del blocco può crescere ancora con il debutto dell’African continental free trade area, l’area di libero scambio fra 54 paesi che dovrebbe sprigionare un potenziale di 2.500 miliardi di dollari e “servire” un bacino di 1,3 miliardi di persone, con prospettive di raddoppio demografico entro il 2050.

Tajani e l’interesse del governo per l’Africa

L’endorsement di Tajani si accoda a una lunga serie di interventi del governo sulla centralità dell’Africa dell’esecutivo, a partire dalla progettazione del cosiddetto «piano Mattei» per affinare l’intesa fra Roma e i governi a sud e nord del Sahara. Il piano, descritto dalla premier Giorgia Meloni nel suo discorso di insediamento, dovrebbe intensificare la collaborazione fra esecutivi e favorire una crescita sostenibile delle economie locali: una delle chiavi, secondo il governo in carica, per arginare i flussi migratori verso l’Europa. Al momento non stati forniti dettagli sul piano, anche se l’esecutivo ha siglato accordi bilaterali con governi del Continente per l’approvvigionamento energetico. La premier Meloni ha annunciato una visita nella capitale etiope Addis Abeba in tempi stretti, ricambiando quella a Roma del suo omologo Abiy Ahmed. L’obiettivo dichiarato è di intensificare i rapporti economici e commerciali con il paese, reduce da una guerra civile con i ribelli del nord del Tigray e impegnato in un processo di pacificazione.

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