di Giuseppe Chiellino
Ursula von der Leyen incontra a Roma Giorgia Meloni
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Ursula von der Leyen deve aver tirato un profondo sospiro di sollievo sull’aereo che da Roma lunedì pomeriggio la riportava a Bruxelles, dopo una fitta giornata di incontri romani che vedeva in cima all’agenda quello con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La presidente della Commissione si è trovata davanti «un’europeista convinta» e ciò, al secondo incontro dopo la vittoria elettorale del 25 settembre, non solo l’ha rassicurata, ma consolida un’intesa su cui nessuno era disposto a scommettere un centesimo.
Sul Pnrr, uno dei cavalli di battaglia elettorali della Meloni, l’impegno a rispettare le scadenze, a discutere le modifiche senza deragliare dai binari previsti dalle regole Ue e in dialogo costruttivo con la task force della Commissione Ue, ha spianato la strada alla discussione su temi più delicati, come la competitività delle imprese e la gestione delle migrazioni. Anche a Bruxelles c’è la consapevolezza non solo che il piano di ripresa e resilienza italiano - di gran lunga il più impegnativo per risorse assegnate - è molto complesso, ma anche delle complicazioni provocate dall’inflazione alle stelle. Il ministro Raffaele Fitto (presente all’incontro) sta negoziando gli aggiustamenti necessari. Si faranno, ma senza le “rivoluzioni” minacciate in estate.
A sorprendere «Ursula» è stato l’approccio europeista di «Giorgia» anche sugli altri grandi temi affrontati nell’incontro, competitività delle imprese per arginare le distorsioni dell’Inflation Reduction Act del governo Usa, e soprattutto le migrazioni. In entrambi i casi, la presidente della Commissione è rimasta colpita dalla lucidità con cui la premier italiana ha chiesto soluzioni che non possono che essere europee.
Sulla competitività, il governo Meloni come quello Draghi, chiede che la riforma degli aiuti di Stato (si veda l’intervista a Paolo Gentiloni) non penalizzi i Paesi con scarso o nullo spazio fiscale, privilegiando chi - come la Germania - ha invece ampie possibilità di sostenere le proprie imprese, col risultato di alterare la concorrenza nel mercato unico.
Mentre ha avviato i negoziati con Washington chiedendo per le imprese Ue le stesse condizioni concesse a Messico e Canada, la Commissione lavora al pacchetto di misure sulla competitività che vanno in questa direzione, in vista del Consiglio di febbraio. Sul tavolo, tra le altre cose, un fondo dedicato o il rifinaziamento di RepowerEu.
Grande comprensione da parte della presidente von der Leyen, infine, sulla questione più difficile, le migrazioni. Perché il porto sicuro per le Ong - si è lamentata - è sempre in Italia e non è mai in Tunisia o a Malta? e ha preannunciato una proposta agli altri leader prima del prossimo vertice Ue. Nella consapevolezza, che anche e soprattutto su questo tema, la soluzione deve essere comune.
Von der Leyen ha assicurato il proprio sostegno alla Meloni per rivedere gli accordi, ma entrambe sanno che la Commissione ha le mani legate e chi decide è il Consiglio, cioè gli altri 26 Stati membri. Un’impresa difficile, tanto più che il semestre è a guida svedese e Stoccolma non ha alcuna intenzione di discuterne.
Giuseppe Chiellino
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