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Mito e status symbol della ribellione secondo Dior Homme

di Angelo Flaccavento

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(Photo by Vianney Le Caer/Invision/AP)

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Per la collezione Fall 2022 di Dior Men, presentata con uno show in presenza a Londra, il direttore creativo Kim Jones guarda a “Sulla strada” di Jack Kerouac

10 dicembre 2021
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2' di lettura

Quando la moda mainstream ci mette gli occhi, e questo succede sistematicamente ogni volta, sottoculture e subculture perdono invariabilmente le asperità abrasive, lo spirito underground, la carica eversiva. Ciò che per definizione va contro, del resto, mal si concilia con status symbol e lussi, di qualsiasi natura essi siano, e la ribellione, se acquistabile in boutique, muta in posa - e non è detto che non lo sia comunque. Però caricare gli abiti, inani o splendidi, di significati altri, appunto controculturali, li rende assai desiderabili, per il semplice motivo che li fa giovani. È entro i venti che si vuol cambiare il mondo, e come dicevano gli hippie «non ti fidare di nessuno sopra i trenta».

La passerella è lo scritto di “Sulla Strada”

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Oggi più che mai, poi, la giovinezza è IL valore. Per la collezione Fall 2022 di Dior Men, presentata ieri sera con uno show in presenza a Londra, il direttore creativo Kim Jones, paladino di una imperitura gioventude, alfiere del cool a cinque stelle, guarda a Jack Kerouac e al suo Sulla strada, flusso di coscienza in forma di libro che ha convertito al beat svariate generazioni di lettori. La passerella stessa è un gigantesco dattiloscritto dell'opera, sul quale scorre una collezione totalmente Dior, ovvero priva delle collaborazioni nelle quali Jones eccelle, e con le quali ha creato una delle modalità di design-marketing oggi piú diffuse.

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Kim Jones al termine della sfilata (Photo by Vianney Le Caer/Invision/AP)

Lo spirito ribelle di Dior Homme

17 foto

(Photo by Vianney Le Caer/Invision/AP)
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Models wear creations as part of Dior Men's fashion collection presented in London Thursday, Dec. 9, 2021. (Photo by Vianney Le Caer/Invision/AP)

Una collezione come flusso di coscienza

Lo storytelling di prassi, a latere dello show, è tutto un cercar connessioni tra Kerouac e Monsieur Dior - il comune amore per la gioventù, Sulla strada pubblicato nel 1957, anno della scomparsa di Dior - ma è esercizio forzato, nemmeno tanto convincente. Convince invece la scelta del beatnik, che poi è una sottocultura americana molto en plein air, perché suggerisce uno stile di vita libero, senza regole, esperito a contatto, sovente, con la natura e gli elementi. La collezione è un flusso di coscienza, ossia un coacervo di disparati elementi, nel quale spiccano le giacche cardigan di lana double, i grossi maglioni aran, i jeans, gli shorts con gli scarponi da hiking, ma anche le cravatte sottili e i cappottini di papà. Molto prodotto, a conti fatti, di gran livello e servito in modo appetibile, se non proprio travolgente. La ribellione, però, è mero racconto, sempre che oggi la ribellione sia ancora possibile, nel modo di vestire e non solo.

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