di Filomena Greco
(ANSA)
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«Il tempo è finito». Così i rappresentanti sindacali e gli operai della Pernigotti si preparano all’assemblea permanente nello stabilimento di Novi Ligure, in provincia di Alessandria, proclamata a partire dal primo turno di lavoro del 9 marzo. «La tensione è alta e i dipendenti, la Rsu e le Organizzazioni sindacali pretendono dalla proprietà turca e anche dalle istituzioni, risposte concrete sul futuro della fabbrica di cioccolato novese» scrivono in un comunicato stampa. Quelle risposte, ribadiscono lavoratori e rappresentanti sindacali, che ad oggi non sono arrivate.
Pochi giorni fa c’è stato un Consiglio comunale aperto a Novi Ligure dedicato all’emergenza Pernigotti, seguito da una prima assemblea dei lavoratori che ora con le rappresentanze sindacali hanno deciso di alzare la posta. «Abbiamo le settimane contate – dice Raffaele Benedetto Flai Cgil – e la netta sensazione che nessuno ci voglia convocare a breve, nonostante la richiesta avanzata al ministero dello Sviluppo e al Prefetto».
L’impegno del Mise, ricorda Benedetto, era quello di convocare rappresentanti dei lavoratori e proprietà della Pernigotti – la famiglia turca Tokzov – entro il mese di gennaio. Ma nulla si è mosso e la cassa integrazione per i dipendenti scade a giugno. «Vogliamo incontrare la proprietà per capire se ci sono e a che punto sono le trattative di cui hanno parlato».
Una serie di indiscrezioni nei giorni scorsi parlavano di contatti con Jp Morgan – la società Asset Management – e Walcor, azienda cremonese del settore in fase di rilancio proprio grazie all'intervento dell'investitore americano. Dagli uffici del Gruppo finanziario non c’è stata alcuna conferma della notizia. Lavoratori e sindacati temono che la storia della ricerca di un partner industriale per Pernigotti, portata avanti da mesi dalla proprietà, sia un modo per prendere tempo. E che la volontà della proprietà sia quella di chiudere per sempre lo stabilimento e tenere il marchio.
Nel frattempo la fabbrica di cioccolato di Novi Ligure è quasi ferma. Negli ultimi due giorni erano al lavoro tra le 5 e le 10 persone sui 70 dipendenti dello stabilimento, L’unica produzione attiva è la linea dei cremini mentre tutte le forniture per Natale scorso e per la prossima Pasqua sono di fatto perse.
La cassa integrazione per gli addetti della Pernigotti era stata concessa dal ministero a fronte di impegni sul rilancio industriale del polo, investimenti che in realtà non ci sono mai stati. Il brand Pernigotti non è più presente nella Grande distribuzione e la realtà industriale si trova di fatto in una situazione ancora peggiore di quella dell'autunno del 2018, quando la proprietà aveva annunciato la volontà di chiudere la fabbrica in Italia e trasferire tutte le lavorazioni in Turchia. Ipotesi in quella fase abbandonata a fronte della scelta di cedere il ramo gelati e avviare investimenti per l'ammodernamento dei macchinari.
Filomena Greco
redattrice
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