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L’ultimo guizzo del “Dottore”. Rossi dice addio alle corse: «È dura, ma è giusto così»

di Dario Ceccarelli

Valentino Rossi si ritira

Il fuoriclasse ha annunciato il suo ritiro giusto un secondo prima che rimanesse intruppato, come già stava accadendo, in un lungo ed estenuante tramonto di inutili piazzamenti, di imbarazzanti ritiri a metà corsa, che nulla potevano aggiungere alla sua straordinaria carriera

5 agosto 2021
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4' di lettura

Ci mancava un altro guizzo, in questa scintillante estate dello sport italiano che non smette di regalarci nuove scariche di adrenalina. A getto continuo, senza un attimo di tregua. Con quella strana sensazione che domani ne arriverà un'altra e poi un'altra ancora. E che va bene così, come se questa cascata di buona elettricità fosse un benefico “Green pass” che ci copre da tante tristezze e malinconie che ben conosciamo.

Dopo l'Europeo di calcio e i formidabili ori nell'atletica e nel ciclismo su pista alle Olimpiadi, ecco la nuova sorpresa, scodellata fresca fresca in questo giovedì 5 agosto 2021 a poche ore dal Gran Premio di Stiria. E la sorpresa, anche se era nell’aria, viene direttamente da lui, da Valentino Rossi, “The Doctor”, il più carismatico pilota della storia del motomondiale.

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«Ho deciso di fermarmi alla fine della stagione» dice Valentino davanti ai giornalisti in trepidante attesa e a Carmelo Ezpeleta, numero 1 di Dorna. «È dura, lo so. È stata una stagione difficile, ma in tutti gli sport sono i risultati a fare la differenza. Mi sarebbe piaciuto correre nel mio team con mio fratello, ma va bene così. Questa è la strada giusta, è stata una carriera bellissima».

Nove volte campione del mondo

Eccolo qua, il guizzo del nove volte campione del mondo. Il decimo non è arrivato, ma pazienza. Valentino, fuoriclasse per natura, ha annunciato il suo ritiro dalle corse giusto un secondo prima che rimanesse intruppato, come già stava accadendo, in un lungo ed estenuante tramonto di inutili piazzamenti, di imbarazzanti ritiri a metà corsa, di logoranti precisazioni che nulla potevano aggiungere alla sua straordinaria carriera di pilota che è una specie di marchio nel mondo del Made in Italy.

Valentino Rossi è Valentino Rossi. Il simbolo della velocità. Dell'audacia. Della trasgressione agonistica e verbale. Della giovinezza che non rallenta mai davanti a una curva. Che non tocca il freno. Che sorride sempre anche quando c'è ben poco da sorridere. E non basta ricordare, tra i suoi “numeri” sportivi, che Rossi è l'unico pilota nella storia del motomondiale ad aver vinto il titolo in quattro classi differenti (125, 250, 500, MotoGP).

Numeri da record

Sono numeri importanti, certo, come è bene precisare che in 26 stagioni ha conquistato 115 vittorie e 235 podi e 65 pole position. Ma i numeri, quando si parla di Valentino Rossi, dicono e non dicono. Ci si perde e basta. Come ci si perde a rammentare i suoi avversari: ne ha avuti troppi, a partire da Max Biaggi per finire con Jorge Lorenzo. I numeri non dicono ad esempio quanto “il Dottore” abbia modificato e condizionato la storia del suo sport. Prima di lui, nonostante le prodezze di Giacomo Agostini, e prima ancora di Pasolini e Provini, il motociclismo era comunque sport di nicchia. Era seguitissimo in Emilia Romagna, nelle Marche, nelle terre dei motori, ma non aveva quella capacità aggregativa e mediatica che ha poi avuto con Valentino. Un po' come negli anni Ottanta con Alberto Tomba nello sci, e prima con Adriano Panatta nel tennis, Valentino Rossi è diventato lui stesso l'ambasciatore itinerante del motociclismo. Con lui tutti hanno imparato cos'è un “paddock”, cosa vuol dire “staccare”, “aprire”, “derapare”. Quello che era uno sport di settore, il fratello sfigato della Formula Uno, con Valentino è diventato lo spettacolo più incredibile del mondo. Divertimento puro, agonismo spietato, curve mozzafiato, sorpassi da infarto. Oggi c'è la MotoGp? Bene, tutti davanti al televisore. A seguire quelle straordinarie telecronache urlate e appassionate. Con buona pace della Formula Uno che quasi sempre, a parte quando vince(va) la Ferrari, è più noiosa di un film di un regista iraniano.

Valentino Rossi lascia le gare: 26 anni di successi e di emozioni in moto

24 foto

Valentino Rossi mostra trionfante un gigantesco numero 1 per il titolo mondiale delle 125 cc a Brno, in una immagine del 31 agosto 1997. (Ansa/Igor Zehl)
Il 25 ottobre 2009, Valentino Rossi regala ancora un titolo alla Yamaha (Ahmad Yusni)
Valentino Rossi festeggia la sua vittoria nella categoria 125 cc sventolando la bandiera italiana al termine della gara a Brno, in una immagine del 18 agosto 1996. (Ansa/Igor Zehl)
Valentino Rossi vince il Gp della Malesia (Sepang) nel 2018 (Epa(Fazry Ismail)
Assen (Olanda)Valentino Rossi e lo spagnolo Marc Marquez (Ansa/Catrinus Van Der Veen)
Valentino Rossi nel 1999 arriva all’Aprilia (Afp/Orsten Blackwood)
Valentino Rossi nel 1997 vince nella 125 al Gp di Francia (Afp/Georges Gobet)
Valentino Rossi al Gp della Repubblica Ceca a Masaryck circuito di Brno (Afp/Joe Klamar)
Valentino Rossi nel 2019 al Mugello (Afp/Filippo Monteforte)
(Epa/Fazry Ismail)
Valentino Rossi of (Ansa/Lorenzo Di Cola)
Valentino Rossi aol Gp di San Marino nel 2019 (Ansa/Alessio Marini)
Valentino Rossi al Gp di Assen (Olanda) ANSA/CATRINUS VAN DER VEEN
Valentino Rossi al Gp di Austin (Texas) (Epa/Larry W. Smith)
La foto postata da Jovanotti su Facebook. Una foto di qualche anno fa, con tre ragazzi scarmigliati dalla corsa in moto: sono Marco Simoncelli, Valentino Rossi e Jovanotti. (Ansa/Internet/Facebook)
Valentino Rossi nel 1996 in sella ad uno scooter (Ipp)
Tavullia - Pesaro - Agosto 1996 nella foto il pilota di motociclismo Valentino Rossi con il padre Graziano (Ipp/Paolo Bona)
Valentino Rossi con il padre Graziano (Ipp/Paolo Bona)
Valentino Rossi con il padre Graziano nella sua stanza con le coppe e i trofei vinti (Ipp/Paolo Bona)
Valentino Rossi in sella ad una mini moto da cross ( motocross ) all'eta' di 5 (Ipp/Paolo Bona)
Gp del Brasile nella foto Valentino Rossi (Ipp/Marco Guidetti)
Gp del Brasile nella foto Valentino Rossi (Honda) festeggia il suo quarto titolo mondiale piloti sollevando una finta coppa del mondo con i suoi amici del fans club (Ipp/Marco Guidetti)
Gp di Austin - nella foto Valentino Rossi (Ipp/Marco Guidetti)
Gp di Catalogna (Barcellona) nella foto Valentino Rossi (Ipp)

Una scelta giusta

Meno male che Valentino gli ha dato un taglio. Era insopportabile vederlo arrancare come un mediocre pilota del lunedì. Con questi ragazzini scatenati che si contendono il traguardo cadendo e rialzandosi come se fossero di gomma e lui, il Grande Valentino, costretto a tornare ai box. A 42 anni non si può più giocare a fare l'eterno Peter Pan dello sport. È stato bello, bellissimo, ma adesso faccia qualcos'altro. S'inventi qualcosa, fantasia ne ha da vendere. Dice che gli piacerebbe correre in Formula Uno, che è sempre stato uno dei desideri della sua vita. Mah, non sappiamo. Se ne può parlare. È bello poterlo pensare, immaginare, che sia unico anche nel gran salto dalle due alle quattro ruote. Però non sono più i tempi eroici, quelli di Tazio Nuvolari o di John Surtees. Quelli in cui bastava l'audacia e il colpo d'occhio. Anche qui prevale la specializzazione. Riciclarsi a 42 anni non sarà facile. Meglio che stia nel suo ambiente, che faccia bene quello che ha sempre saputo fare benissimo: il comunicatore.

Unico anche nell’immagine

Già perchè il pilota di Tavullia è anche un gran comunicatore. Uno che buca l'immagine. Un grande influencer prima ancora che ci fossero i social. Ha followers in tutto il mondo. Un suo clic o un suo “like” sposta le montagne. Non a caso nel 2005 ha ricevuto una laurea honoris causa in comunicazione e pubblicità dall'Università di Urbino. Quando gli hanno chiesto perchè lo chiamavano “Dottore”, lui ha risposto: «In Italia si dice che sei un “dottore” quando sei molto bravo a fare qualcosa. È un modo scherzoso per dire che sei qualcuno che conta».Una sintesi perfetta. In realtà Valentino è stato soprannominato “The Doctor” quando ha cominciato ad emergere nelle categorie giovanili. Aveva intuito, sensibilità, capiva subito qual era il problema di una moto. Ci vuole orecchio per essere un numero uno. Anzi un numero 46. E a Valentino l’orecchio non è mai mancato.


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