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Condomìni, regolamenti e Agcom: cosa fare quando la fibra non arriva a casa

di Alessandro Longo

Italia digitale - Il valore della connettività e l'impatto sul territorio<br/>13 ottobre 2021<br/>

Può capitare anche se vivi nel centro di Milano. Nuovi interventi normativi e regolatori lasciano buone speranze

6 novembre 2021
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3' di lettura

Quant’è triste Milano se vivi in centro e non ti arriva la fibra ottica. Sì, nell'Italia del 2021 può ancora succedere un caso anomalo come questo, come appurato dal Sole24Ore. Anche se nuovi interventi normativi e regolatori lasciano buone speranze per risolvere. Perché la fibra non arriva (persino) nel centro di Milano. Come sa bene chi vive nel quartiere di Paolo Sarpi dove non tutti i civici sono coperti.

Quando la fibra non arriva in città

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La causa del problema è connessa alle tante variabili che entrano in gioco quando un operatore vuole portare la fibra a un edificio. Se ci riesce, la velocità arriva a 1 o 2 Gigabit al secondo. Se scattano invece anomalie impedienti, si fa un salto sul versante opposto della tecnologia, nel passato dei primi anni 2000: l’utente è condannato all’Adsl, al rame. Una tecnologia non proprio adeguata agli attuali usi di internet, esaltati dal covid-19: dalle videoconferenze al calcio in streaming di buona qualità.Com’è possibile? La principale causa di anomalie come queste è un braccio di ferro con il condominio. Le norme consentono agli operatori di entrare nei condomìni e fare i lavori per installare la fibra. Ci sono però molti casi in cui i condomini si oppongono lo stesso e l’operatore non ha la forza di portarli tutti in tribunale. Succede in qualche punto percentuale delle installazioni fibra, a quanto risulta.

Come funziona?

Open Fiber, il principale operatore fibra ottica completa (ftth), con 12,7 milioni di unità immobiliari cablate, allora fa così, a quanto apprende il Sole24Ore. Se un condominio blocca i tecnici, Open Fiber ferma i lavori ma mette comunque in vendibilità quell'unità immobiliare. Sappiamo che Open Fiber non vende direttamente ai clienti finali, ma lo fa agli operatori (come Wind 3, Tiscali, Vodafone). L’unità risulterà quindi vendibile sui sistemi di quegli operatori; se un utente che vive lì cerca di abbonarsi alla fibra, risulterà coperto. A quel punto, se l’utente cerca di abbonarsi nel condomino “difficile”, Open Fiber può farsi forza di questa richiesta per superare le resistenze e cablare finalmente l’edificio.

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Ce la fa quasi sempre. Ci sono però anche casi in cui pure questo secondo tentativo fallisce. Il condominio è troppo battagliero contro i lavori, che pure aumenterebbero il valore dell’edificio e migliorerebbero la vita dei residenti. Allora Open Fiber è costretto a togliere dalla vendibilità il civico. Così si spiega il buco di copertura in pieno centro di Milano.

Non è finita: al danno si aggiunge il danno. Se sei in una zona il cui armadio stradale è interessato da fibra ottica completa (ftth) nemmeno sei coperto da fibra ottica parziale (fibra fino all'armadio e il resto in rame fino a casa). Ti tocca quindi la vecchia Adsl. Se si finisce nel limbo tecnologico, come si esce? Al solito grazie a una segnalazione diretta, dell’utente, a Open Fiber o all’operatore deputato ai lavori. In questo caso il terzo tentativo di copertura del condominio può andare a buon fine: così si è risolto, felicemente, il nostro caso di via Paolo Sarpi a Milano. Altrimenti, l’utente può provare a fare battaglia in assemblea condominiale e persino rivolgersi a un avvocato.

Un problema Paese

Sbrogliare queste matasse sarà importante soprattutto nei prossimi mesi, con la crescita delle coperture in fibra ottica. Open Fiber conta di raggiungere 20 milioni di civici al 2023. FiberCop – società analoga a Open Fiber, di Tim, Fastweb e fondo KKR - ha aumentato la copertura del 22% nei primi nove mesi dell'anno e toccherà i 13,6 milioni di unità al 2026. I piani del Governo con i fondi pubblici anche europei completeranno la copertura dei 30 milioni di civici al 2026. Se davvero il problema dei condomìni resistenti riguarda circa l’1-2 per cento delle installazioni (secondo l’esperienza di Open Fiber, a quanto risulta), stiamo parlando di centinaia di migliaia di persone interessate. Che sia un problema è stato denunciato di recente anche dal nuovo presidente Asstel, l’associazione dei principali operatori di tlc, Massimo Sarmi.

Le soluzioni

Le norme ci sono già, obbligando i condomìni a fare passare la fibra, ma è difficile applicarle. In particolare il decreto 33/16 obbliga il condominio a rispondere a “richieste ragionevoli di accesso” e assegna ad Agcom il compito di risolvere le controversie (gratis e facile, a differenza dello scontro in tribunale). Agcom non l’ha fatto finora poiché mancavano le linee guida attuative, arrivate a ottobre.Gli operatori o i condomini possono quindi chiedere di risolvere la controversia ad Agcom. I primi per ottenere l’accesso al palazzo. I secondi nel caso in cui ad esempio gli operatori non fanno corretti lavori di riparazione, a cui sono tenuti dopo l’intervento. Infine, nell’attuale bozza del Ddl Concorrenza si prevede che i condomini dovranno giustificare il rifiuto “allegando documenti fotografici, planimetrie e ogni documentazione tecnica che avvalori l’oggettiva inidoneità”.


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