di Angelo Flaccavento
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La moda ha bisogno di autori, non di comitati anonimi. Identificare gli autori giusti, però, richiede tempo, e allora meglio il comitato, ligio e dignitoso, magari con il marketing plan alla mano, che nulla, perchè nel mentre la moda non aspetta. È questo il sunto degli eventi della prima giornata di sfilate milanesi dedicate alla moda uomo. Il casus belli siede proprio in apertura di calendario: Gucci, la maison multimilionaria rimasta di recente e con gran fracasso orfana del direttore creativo Alessandro Michele.
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La rottura, per quanto diplomatica, fu uno strappo improvviso, sbigottito e subitaneo. In un simile contesto, come rimpiazzare un autore dal segno forte, influente e riconoscibile, seppur incline al manierismo? Sostituendo autorialità con improvvisazione, si direbbe, certo dopo un accurato studio del target di riferimento e dei marchi che già lo servono. Non parla nessuno. Le risposte sono affidate ad un testo scritto, e agli abiti in passerella. Si ripulisce e si semplifica - ma rimangono le ciabatte con il pelo che infiniti introiti addussero alle casse - puntando sulla sartorialità, in versione Gen Z. Sullo sfondo, permane l’idea di un maschio per nulla macho, anzi androgino ed esangue, che non disdegna la pelle metallizzata, le paillette e nemmeno le gonne lunghe.
Di originale c’è ben poco: da Céline a Y/Project, l’eco di altri marchi autoriali è evidente e palpabile. Ci sono però anche gusto e sensibilità. Sparare a zero sul drappello anonimo, sul team stilistico senza leader sarebbe facile, ma non va dimenticato che si tratta di una collezione di passaggio, concepita di certo in un clima non di massima libertà creativa, sotto enormi pressioni di performance. In questo senso va promossa: è certamente un blando esercizio sul prodotto, ma nel purificare quel che fu, funge da anello con quel che potrebbe essere. Certo, l’idea che il solo cliente possibile sia uno scheletrico sciamannato californiano è forse riduttiva in tempi come questi, ma la rinuncia alla decorazione ha qualcosa di tempestivo. L’originalità al prossimo giro: non è cosa da comitati.
I gemelli Caten, alias DSquared2, hanno da tempo trovato la loro sigla: un misto di sessualità esibita e deboscio vestimentario, di caos e metodo, sempre vitale e pieno di energia. Li si ama o li si odia, ma di certo non li si può accusare di seguire pedissequamente le tendenze del momento. Questa stagione inseguono una idea di follia adolescenziale che alza parecchio la temperatura, e rilasciano un messaggio liberatorio a colpi di jeans sbrindellati, minigonne inguinali - è uno show co-ed (maschile e femminile insieme, ndr) - e stratificazioni impazzite.
Da 1017 ALYX 9SM le stratificazioni sono un gioco eminentemente visivo: capi urbani e stampe sviluppate con l’artista Mark Flood, con retrospettiva annessa.
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