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Patto Cina-Usa tradito, nel 2021 surplus commerciale da record (+ 14,5%)

di Rita Fatiguso

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Cresce il divario tra Stati Uniti e Cina sul versante commerciale, i dati americani confermano il fallimento della Fase 1: Pechino ha importato il 30% in meno dei beni pattuiti

9 febbraio 2022
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2' di lettura

Il surplus Cina-Usa monitorato dalle statistiche del Mofcom cinese è confermato dai dati degli Stati Uniti che definiscono un fallimento storico l’accordo siglato all’epoca della presidenza Trump. Pechino ha acquistato il 30% in meno degli prodotti che si era impegnato a importare per riequilibrare i pesi. Nel 2021 il surplus è cresciuto del 14,5% a 355.3 miliardi il più alto dal record del 2018 di 418.2 milairdi. Pechino itnanto protesta per l’inserimento di altre 33 società cinese nella lista degli esportati sospetti.

Obiettivo acquisti mancato

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I dati del MofCom l’hanno annunciato ripetutamente, l’economia della Cina è trainata dall’import-export, ma a scapito del surplus conuella americana. Il report del Peterson Institute for International Economics (PIIE) arriva a definire l’accordo commerciale bilaterale un “fallimento storico” .

Con acquisti inferiori di oltre il 30% all’obiettivo nella Fase 1 la Cina ha importato solo il 57% delle esportazioni statunitensi che si era impegnata ad acquistare, mentre gli acquisti di prodotti agricoli nell’ambito dell’accordo hanno raggiunto l’83% dell’impegno totale.

Le tariffe sono ancora in vigore, e molti importatori americani fanno affidamento sugli acquisti promessi, che in gran parte sono rimasti sulla carta. Nel frattempo le frizioni aumentano, la Cina non ha digerito l’inclusione di altre 33 aziende nel novero di quelle messe sotto osservazione dagli Stati Uniti nell’import-export.

Un surplus dilagante

A nulla sono serviti i moniti della Trade rapresentative degli Stati Uniti, Katherine Tai. Nel 2021 il surplus è cresciuto del 14,5% a 355.3 miliardi il più alto dal record del 2018 di 418.2 miliardi. Gli Stati Uniti e la Cina hanno firmato il loro tanto atteso accordo nel gennaio 2020 e i termini delineati nell’accordo sono entrati in vigore un mese dopo, con la Cina impegnata ad acquistare ulteriori 200 miliardi di dollari di beni e servizi nel 2020-21, rispetto ai livelli del 2017. In base all’accordo, la Cina ha accettato di acquistare almeno 227,9 miliardi di dollari di esportazioni statunitensi nel 2020 e 274,5 miliardi di dollari nel 2021, per un totale di 502,4 miliardi di dollari nei due anni. La Cina ha finito per non acquistare nessuno di quei 200 miliardi di dollari in più di esportazioni statunitensi che aveva promesso di acquistare.

La variabile Covid-19

Oggi, l’unico aspetto “storico” indiscusso di quell’accordo è il suo fallimento”, è la tesi di Chad Bown, senior fellow dell’Istituto. Ma ci sono anche considerazioni per il futuro. l“Una lezione da trarre è quella di non fare accordi che non possono essere raggiunti quando si verificano inevitabilmente eventi imprevisti, in questo caso una pandemia e una recessione conseguente. Un altro aspetto è quello di non dimenticare le politiche complementari necessarie per dare a un accordo una possibilità di successo”.

Politiche che sono mancate, mentre nel 2021 l’emergere degli effetti della pandemia di Covid-19 in atto ha minato ogni possibilità di successo. I blocchi conseguenti sono stati accompagnati da un crollo temporaneo del commercio di merci a livello globale, anche se le importazioni cinesi sono state per lo più risparmiate. Hanno fatto il resto le restrizioni alla mobilità che hanno anche decimato le esportazioni di servizi statunitensi come il turismo e i viaggi d’affari.

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