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Stop alla digital tax, via i dazi Usa a 5 Paesi europei

di Michele Pignatelli

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(AP)

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Compromesso con Italia, Francia, Spagna, Regno Unito e Austria su un regime transitorio in attesa dell’entrata in vigore della nuova global tax per le multinazionali

21 ottobre 2021
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2' di lettura

Sull’onda dell’intesa Ocse su una global minimum tax per le multinazionali, gli Stati Uniti e cinque Paesi europei, tra cui l’Italia, hanno raggiunto un accordo per mettere fine alla disputa sulla digital tax imposta in diversi Paesi ai big dell’hi-tech Usa. Sulla base dell’intesa raggiunta, i Paesi europei si impegnano ad abolire le tasse sui servizi digitali e Washington ritira i dazi punitivi del 25% su alcune categorie di prodotti, annunciati ma comunque già sospesi dal presidente americano Joe Biden, confidando appunto in una soluzione in sede Ocse sulla tassazione globale.

Stop alle digital tax nel 2023

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La notizia della “pax fiscale” è stata data in contemporanea dall’Ustr, l’Ufficio del rappresentante per il commercio americano, e dai ministeri delle Finanze di Italia, Francia, Spagna, Regno Unito e Austria. Si tratta, più in dettaglio, di un accordo sulla «transizione dalle tasse esistenti sui servizi digitali alla nuova soluzione multilaterale». In pratica i Paesi europei bloccheranno le digital tax imposte ai colossi tecnologici non appena entrerà in vigore il nuovo regime su cui è stato raggiunto l’accordo in sede Ocse - la data prevista è il 2023 - impegnandosi a rifondere la parte di prelievo fiscale superiore a quanto le aziende hi-tech avrebbero pagato se l’intesa sulla global minimum tax fosse entrata in vigore prima.

L’accordo firmato da 136 Paesi Ocse su 140 - è utile ricordarlo - si fonda su due pilastri: il primo prevede che almeno una parte dei profitti debbano essere tassati nel Paese in cui la multinazionale effettivamente opera (è su questa cifra che le Big Tech Usa potranno guadagnare un credito d’imposta); il secondo che la corporate tax non possa essere inferiore al 15% degli utili. L’intesa globale, che ha incassato questo mese anche il via libera dell’Irlanda, attende ora il sigillo finale del leader mondiali al G20 del 30-31 ottobre a Roma.

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Una «soluzione pragmatica»

Il compromesso annunciato, secondo la nota diffusa dal Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano, «rappresenta una soluzione pragmatica che aiuta a garantire che i Paesi citati possano concentrare i loro sforzi collettivi sulla riuscita attuazione dello storico accordo del quadro inclusivo Ocse/G20 su un nuovo regime fiscale multilaterale e consente la cessazione delle misure commerciali adottate in risposta alle imposte sui servizi digitali». Il ministero delle Finanze britannico, da parte sua, ha puntualizzato che «l’accordo significa che la nostra tassa sui servizi digitali è salvaguardata fino al 2023 e le entrate che garantisce potranno continuare a finanziare servizi pubblici indispensabili». Quanto all’Ufficio del rappresentante per il Commercio Usa, ha salutato con favore l’accordo, dichiarando poi che gli Stati Uniti continueranno a opporsi all’imposizione unilaterale di imposte sui servizi digitali da parte di altri partner commerciali.

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