di Maurizio Maestrelli
Da Heineken a Peroni. Spingere sulle specialità e sull'innovazione sembra essere la tendenza condivisa da tutti i principali player del settore
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Se da un lato per il mercato della birra sembra proseguire il trend di ripresa certificato dai dati positivi dello scorso anno, dall’altro la situazione di incertezza e i costi crescenti complicano non poco le prospettive di consolidamento.
Soprattutto per i piccoli birrifici: i produttori artigiani, secondo il Consorzio Birra Italiana, lamentano infatti ancora un fatturato inferiore del 28% rispetto al 2019 (nel 2020 il crollo era del 40%). Meno strutturati e meno solidi finanziariamente, il rischio che il migliaio circa di piccoli produttori sparsi lungo tutta la penisola corrono è quello di veder comprimere ulteriormente la loro competitività su un mercato che, a detta di molti interlocutori, vedrà a partire dal prossimo autunno un ritocco verso l’alto dei prezzi al consumo della birra. Bevanda sempre più amata dagli italiani negli ultimi anni ma pur sempre alimento non di prima necessità.
Secondo l’Annual Report Assobirra, la produzione nel 2021 è comunque tornata ai livelli pre Covid quando il mercato valeva 9,5 miliardi (17,6 milioni di ettolitri, contro i 15,8 del 2020), il consumo annuale pro capite ha toccato un nuovo record (35,2 litri) e ha ripreso a correre l'export (3,8 milioni di ettolitri contro i 3,3 del 2020), con il Regno Unito a fare la parte del leone.
Tuttavia i rincari delle materie prime e dei costi energetici destano preoccupazione, come ha sottolineato lo stesso presidente di Assobirra, Alfredo Pratolongo: «Nel 2022, il mercato sembra in ripresa sul fronte dei volumi. La realtà effettiva, però, è più complessa. L’attuale tempesta dei costi non sembra essere episodica e può generare effetti inflattivi, perdite di competitività, compromettere la ripresa e fermare gli investimenti da parte dei birrifici, nella distribuzione e nei canali di vendita, cioè lungo tutta la filiera brassicola».
Il rischio, lasciano intendere i vertici dell’associazione degli industriali della birra e del malto, è quello di frenare una ripartenza attesa e programmata che poggia su due pilastri: il primo è quello della transizione ecologica, sulla quale tutti i principali player sono impegnati, il secondo è quello di aumentare il ricorso a materie prime italiane, nello specifico l’orzo (oggi al 40% del fabbisogno ma, negli obiettivi, destinato a salire al 60%).
Nonostante le preoccupazioni e stante le richieste a Governo e Parlamento di proseguire nel percorso di riduzione della pressione fiscale, Assobirra prova a guardare oltre le preoccupazioni contingenti con una campagna promozionale, “Birra, il gusto che sta bene con tutto”, che punta a rinforzare l’immagine della birra come bevanda per eccellenza da pasto.
Una tendenza, quella del food pairing , già evidente da tempo in Italia e negli ultimi anni rafforzatasi grazie al costante aumento delle specialità birrarie, da intendersi come tutte le birre non catalogabili quali le classiche lager, che stanno dimostrando le percentuali di crescita più rilevanti nell’offerta complessiva di tutti i birrifici (nel 2021 la quota di mercato delle “speciali” era del 17,3% contro il 7,4% del 2015 secondo l’ Annual Report). E spingere sulle specialità e sull’innovazione sembra essere la tendenza condivisa da tutti i principali player del settore.
«La visione di lungo periodo è quella di ampliare la scelta a disposizione del consumatore rendendo la categoria birra sempre più interessante – dichiara Wietse Mutters, managing director di Heineken Italia, azienda leader del mercato –. Abbiamo sviluppato negli anni il nostro portafoglio introducendo le cosiddette birre speciali. Di questa categoria fanno parte Birra Messina Cristalli di Sale e Birra Moretti Filtrata a Freddo: birre uniche, prodotte con ingredienti e processi nuovi che hanno riscosso un grande successo e aperto dei nuovi spazi sul mercato». E quest’anno è stata la volta di Heineken Silver, una birra dal profilo gustativo più leggero e di più facile approccio.
Birra Peroni, dopo un debutto in grande stile lo scorso anno, sta investendo molto sulla specialità ceca Kozel e, come sottolineato dall’ad Enrico Galasso prosegue nella «strategia connessa alla “premiumizzazione” del portfolio, che ha portato al rilancio e al riposizionamento dei marchi iconici del gruppo, prima Peroni nel 2021 e poi Nastro Azzurro che, dallo scorso aprile, è tornata a chiamarsi Peroni Nastro Azzurro, riacquisendo anche per il mercato italiano il naming e l’immagine con cui la lager italiana più bevuta al mondo è nota a livello internazionale».
Una strategia simile è stata messa in campo anche da AB InBev, che quest’anno ha fatto debuttare sul mercato l’innovativa Beck's Unfiltered, una pils non filtrata “dall’appeal artigianale”. «La birra piace sempre di più agli italiani – commenta Arnaud Hanset, country director Italia – . È un dato di fatto che osserviamo in ogni indagine di mercato. Noi continuiamo a puntare sui nostri marchi premium e superpremium, perché sappiamo che agli italiani piace il bere con gusto, che poi vuol dire anche bere responsabilmente. Non sorprende pertanto che nei primi mesi dell’anno brand come Corona e Leffe abbiano performato meglio del mercato». I big, insomma, confidano nel crescente appeal che la birra sta ottenendo tra i consumatori italiani.
Una visione questa condivisa anche da Cellina von Mannstein, quinta generazione della famiglia proprietaria di Birra Forst e membro del cda: «Gli aumenti costanti nei consumi hanno dimostrato il crescente interesse da parte degli italiani verso la birra, che si adatta ai nuovi stili di vita, ai periodi di vacanza e che ha anche una vasta possibilità di occasioni di consumo, anche grazie alla curiosità negli abbinamenti cibo birra». Anche Olivier Dubost, da poco ai vertici di Carlsberg Italia quale managing director è certo « che in questo momento i nostri prodotti siano cruciali per dare fiducia al consumatore, mostrando il coraggio di introdurre innovazioni sul mercato e rispondere alle sue necessità».
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