di Manuela Perrone
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«Il Vangelo deve essere fonte di genialità, di sorpresa, capace di scuotere nel profondo. Il peggio che possa accadere è tradurre la potenza del linguaggio evangelico in zucchero filato: attutire l’impatto delle parole, smussare gli angoli delle frasi, addomesticare il senso del discorso». A lanciare un appello agli artisti «capaci di gridare al mondo il messaggio evangelico, di farci vedere Gesù» è Papa Francesco in persona. Non nel suo Angelus della domenica, ma nella prefazione al libro “Una trama divina. Gesù in controcampo”, appena edito da Marsilio, che raccoglie i commenti domenicali ai brani evangelici pubblicati da Antonio Spadaro, direttore della rivista “La Civiltà cattolica” sul Fatto Quotidiano. Non succede per caso: padre Spadaro è un gesuita molto vicino a Bergoglio.
Il volume è stato presentato il 26 gennaio a Roma nella sede de “La Civilità Cattolica” con ospiti d’eccezione del mondo della letteratura e del cinema: assieme a Spadaro, la regista Liliana Cavani, gli scrittori Eraldo Affinati e Nadia Terranova, moderati da Andrea Monda, direttore de “L’Osservatore Romano”. Nella sala stracolma anche Marco Bellocchio e tanti volti noti del Vaticano, come monsignor Nunzio Galantino, della cultura e della politica, come le ex ministre Valeria Fedeli e Giovanna Melandri e l’ex deputato dem Filippo Sensi.
Papa Francesco e Antonio Spadaro. (Photo by Andreas SOLARO / AFP)
In copertina, il riquadro di Gesù ritratto nell’Ultima cena di Andy Warhol già rivela lo sforzo di Spadaro: offrire ai lettori il Gesù «che vive ai margini di qualunque tela lo rappresenti», proprio come il tentativo del re della pop art di spingere Dio fuori dalla rappresentazione artistica. Il Gesù «inadaptado», lo definisce Papa Francesco: persona disadattata, che non si adatta, che non si conforma a ciò che è ovvio. Il Gesù di Pasolini molto più del Gesù angelicato delle poesie dei bambini, il Gesù che getta per aria i tavoli dei mercanti al tempio, che risponde male ai discepoli, che viene descritto come «un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori».
Non c’è niente, nei commenti di Spadaro, che addomestichi Gesù, che lo renda amabile. Ci sono invece i chiaroscuri, le luci e le ombre, dei racconti evangelici. «Aprire i Vangeli - ricorda Bergoglio - è come guardare da una telecamera che ci fa vedere Gesù in azione. Lo sguardo con cui “Una trama divina” ci aiuta a leggerli sembra proprio quello del cinema». È il linguaggio usato dall’autore per far entrare la vita del Messia nella nostra, per «restituire il Gesù fisico, storico» coinvolgendo tutti i sensi, come ha sottolineato lui stesso. «”Sono venuto a portare il fuoco sulla terra”, diceva. Ho voluto raccontare questo fuoco».
Questa foto scattata il 9 febbraio 2017 e diffusa dalla sala stampa vaticana, l’Osservatore Romano mostra Papa Francesco (a destra) mentre riceve in Vaticano Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica. (Photo by OSSERVATORE ROMANO / OSSERVATORE ROMANO / AFP)
La missione di questo sacerdote di origini messinesi - teologo e critico letterario, studioso di grandi irregolari come Pier Vittorio Tondelli e Raymond Carver, animatore del progetto culturale Bombacarta, esperto di comunicazione - è riuscita. “Una trama divina” è «un film da leggere», ha sintetizzato Cavani, «un film-libro o un libro-film» che convince a stare dentro al racconto: «Lo fa per dirci: ’Cari spettatori, non si può stare solo a guardare. È tempo di partecipare. È ora di viverlo, il Vangelo». Soprattutto nel messaggio più sovversivo di Cristo, ben descritto da Bellocchio: «Non ho la vostra fede, ma se qualcuno mi convincesse a seguire l’insegnamento ’Ama il prossimo tuo come te stesso’, ’Ama il tuo nemico’, sarebbe la più grande rivoluzione».
Affinati, scrittore ed educatore che conosce bene la marginalità, ha colto nel segno: «È un libro per credenti e non credenti. Spadaro dice di voler postulare la ’fede poetica’ definita da Coleridge come un momento di volontaria sospensione dell’incredulità e sollecita l’immaginazione personale. E allora quale Gesù ci presenta? Un Gesù che ci sorprende e disorienta, un Gesù che riconosce che ’nessuno è buono’, un Gesù che insegna ad accettare l’insuccesso». Forse la lezione più utile, oggi: «Se si mette in conto il fallimento, si impara ad agire a fondo perduto, senza pensare al risultato, e ad accettare di essere in minoranza». Un agire di rottura in questo tempo di crisi, guerre e paradigmi rigidi, in cui risuona «un’eco di piombo», come nota il Papa ricorrendo a un’espressione del poeta Gerald Manley Hopkins.
È disorientante accostarsi a un Gesù «che non è soltanto un irregolare, un emarginato e un disubbidiente, ma è spesso antipatico», ha riconosciuto Terranova. «Siamo continuamente maltrattati dalla storia». Il perché è spiegato da Spadaro nel libro, quando scrive che la missione evangelica «non è propagare un’ideologia, o un contenuto intellettuale o politico-sociale»: è invece «una chiamata ruvida, scabrosa» che «richiede necessariamente il contatto con il male». Niente «peace&love». Piuttosto, la richiesta di disarmo e di semplicità assoluta per smascherare il male, «che è complicato orpello, maschera, macchina scenica, peso».
Attenzione, però: semplicità, non semplificazione. Perché “Una trama divina” apre invece alla complessità dei Vangeli, spiazza - ha fatto notare Terranova - chi si era finora accostato alle letture sacre come a testi chiusi, domandandosi: «Che altro c’è da aggiungere?». Ecco, Spadaro spalanca le aggiunte, perché «i brani non sono mai risolti, mai chiusi. Sembra che camminino gli occhi, perché il punto di vista è estremamente mobile». Un corpo a corpo, più che una lettura. Il cattolicesimo allo zucchero filato non funziona più, c’è bisogno «della genialità di un linguaggio nuovo» e non del «linguaggio dell’abitudine», per usare le parole di Bergoglio. Martin Scorsese, amico dell’autore, ha già raccolto l’appello del Papa e scritto una sceneggiatura inedita. Chi altri si aggiungerà alla sfida di rinarrare il protagonista della trama divina che ha cambiato la storia del mondo?
Manuela Perrone
inviata parlamentare
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