di Federica Micardi
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Stop dei ministeri vigilanti (Giustizia, Lavoro ed Economia) all’estensione dell’esonero dal pagamento del contributo integrativo minimo nell'anno 2023 per gli avvocati iscritti a Cassa forense che dichiarano un reddito inferiore a 17.800 euro. I Ministeri vigilanti hanno infatti negato l’approvazione della delibera adottata dal comitato dei delegati dell’ente di previdenza il 16 settembre 2022, che prevedeva l’estensione al 2023 dell’esonero dal contributo integrativo minimo già sospeso nel periodo 2018/2022. Una brutta batosta per gli avvocati con redditi bassi che con la rata del 30 settembre 2023 dovranno versare anche i 770 euro per la contribuzione minima integrativa.
Va ricordato che tutti gli iscritti alla Cassa sono tenuti anche al versamento del contributo soggettivo minimo (a prescindere dalle entrate dichiarate) che per quest’anno è pari a 3.185 euro (importo applicato in misura ridotta per i primi anni di iscrizione).
Cassa forense si riserva di impugnare il diniego, giunto assolutamente inaspettato, tenuto conto che la delibera era funzionale all’entrata in vigore, dal 2024, della riforma strutturale della previdenza forense, già all’esame degli stessi Ministeri.In un comunicato l’ente di previdenza degli avvocati evidenzia il costo contenuto dell’esonero, stimato in circa 25 milioni di euro, ritenuto assolutamente compatibile con gli equilibri finanziari di lungo periodo dell’ente; una valutazione che si scontra con il richiamo contenuto nella nota ministeriale agli «effetti negativi sui saldi di finanza pubblica» effetti considerati non rilevanti nel quinquennio 2018-2022 quando gli stessi Ministeri avevano approvato la delibera di sospensione. Secondo il presidente di Cassa forense Valter Militi «Il diniego ministeriale lede l’autonomia dell’ente, è inutilmente vessatorio nei confronti degli iscritti e appare fondato su motivazioni non condivisibili».
Molto preoccupato per la decisione di Ministeri l’Organismo congressuale forense (Oic). «La mancata sospensione - spiega il coordinatore dell’Ocf Mario Scialla - colpisce gli avvocati con i redditi più bassi in modo incomprensibile». Ma non è tutto. Ciò che indigna di più l’Oic , sono alcuni passaggi della decisione, che – afferma Scialla – «dimostrano la totale mancanza di conoscenza di quella che è la difficile situazione che da anni vive l’avvocatura». Nella decisione dei Ministeri vigilanti, infatti, va avanti la nota, si stigmatizza il fatto che circa un terzo degli iscritti dichiari un fatturato inferiore a 17.750 euro e, quindi, si invita Cassa forense ad effettuare un puntuale approfondimento su costoro «i quali – ipotizzano i Ministeri - probabilmente, esercitano altre professioni per le quali è richiesta l’iscrizione ad un albo o, ancor peggio, sono lavoratori dipendenti». Un’affermazione che, secondo Scialla «dimostra, chiaramente, che chi vigila su Cassa forense non ha la minima idea di cosa significhi, in questi anni, lavorare e produrre reddito, cercando di assicurare la difesa, nonostante le pesanti disfunzioni della giustizia». La causa, prosegue Scialla, va cercata nella penuria di redditi che verrà appesantita da una scelta politica precisa: non voler aiutare l’avvocatura, lasciandola sempre più sola, a combattere con le conseguenze sociali ed economiche di pandemia e guerra.
Dure critiche anche dall’associazione giovani avvocati che, attraverso un comunicato, chiede con forza ai ministeri vigilanti di rivedere la decisione sulla delibera tenuto conto non solo dell’autonomia dell’ente che verrebbe in tal modo lesa, ma anche delle esigenze della giovane avvocatura che, sottolinea il presidente dell’Aiga Francesco Paolo Perchinunno, «necessita di essere sostenuta nel particolare momento storico che stiamo attraversando», conclude Perchinunno.
Una nota di protesta ai ministeri di Giustizia, Lavoro ed Economi a è stata inviata dal presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma Paolo Nesta contro una misura che definisce «particolarmente vessatoria proprio nei confronti dei colleghi che guadagnano meno e versano nelle maggiori difficoltà economiche».
Federica Micardi
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