di Nicoletta Cottone
Papa, primo appello 2022: 'Basta violenza contro donne'
4' di lettura
L’indecisione della politica crea confusione e sfiducia. Lo ha sottolineato Papa Francesco nel discorso al Corpo diplomatico. Nella lotta al Covid, ha detto il Pontefice, «vi deve essere poi l’impegno della politica a perseguire il bene della popolazione attraverso decisioni di prevenzione e immunizzazione, che chiamino in causa anche i cittadini affinché possano sentirsi partecipi e responsabili, attraverso una comunicazione trasparente delle problematiche e delle misure idonee ad affrontarle». E ha sottolineato che la «carenza di fermezza decisionale e di chiarezza comunicativa genera confusione, crea sfiducia e mina la coesione sociale, alimentando nuove tensioni. Si instaura un ’relativismo sociale’ che ferisce l’armonia e l’unità».
«È importante che possa proseguire lo sforzo per immunizzare quanto più possibile la popolazione. Ciò richiede un molteplice impegno a livello personale, politico e dell’intera comunità internazionale. Anzitutto a livello personale. Tutti abbiamo la responsabilità di aver cura di noi stessi e della nostra salute, il che si traduce anche nel rispetto per la salute di chi ci è vicino. La cura della salute rappresenta un obbligo morale», ha detto il Papa. Ma «in un mondo dai forti contrasti ideologici», «tante volte ci si lascia determinare dall’ideologia del momento, spesso costruita su notizie infondate o fatti scarsamente documentati».
Contro il Covid occorre, per il Papa, «un impegno complessivo della comunità internazionale», perché «tutta la popolazione mondiale possa accedere in egual misura alle cure mediche essenziali e ai vaccini». E ha ricordato che purtroppo «per vaste aree del mondo l’accesso universale all’assistenza sanitaria rimane ancora un miraggio». In un momento così grave per tutta l’umanità, Papa Francesco ha ribadito il suo appello «affinché i Governi e gli enti privati interessati mostrino senso di responsabilità, elaborando una risposta coordinata a tutti i livelli (...), mediante nuovi modelli di solidarietà e strumenti atti a rafforzare le capacità dei Paesi più bisognosi».
Basta muri e fili spinati, ha sottolineato il Pontefice, ricordando nel discorso al Corpo diplomatico la sua recente visita a Cipro e in Grecia, i volti dei tanti bambini e adulti ospiti dei centri di accoglienza di Lesbo. «Nei loro occhi - ha osservato - c’è la fatica del viaggio, la paura di un futuro incerto, il dolore per i propri cari rimasti indietro e la nostalgia della patria che sono stati costretti ad abbandonare. Davanti a questi volti non possiamo rimanere indifferenti e non ci si può trincerare dietro muri e fili spinati con il pretesto di difendere la sicurezza o uno stile di vita». Ha ringraziato individui e governi che si adoperano per garantire accoglienza e protezione ai migranti, facendosi carico anche della loro promozione umana e della loro integrazione nei Paesi che li hanno accolti. Si è detto consapevole delle difficoltà che alcuni Stati incontrano di fronte a flussi ingenti di persone. «A nessuno può essere chiesto quanto è impossibilitato a fare, ma vi è una netta differenza fra accogliere, seppure limitatamente, e respingere totalmente».
Papa Francesco ha rinnovato la sua gratitudine alle Autorità italiane, «grazie alle quali alcune persone sono potute venire con me a Roma da Cipro e dalla Grecia. Si è trattato di un gesto semplice ma significativo». Al popolo italiano, «che ha sofferto molto all’inizio della pandemia, ma che ha anche mostrato segni incoraggianti di ripresa, rivolgo il mio augurio - ha sottolienato - perché mantenga sempre quello spirito di apertura generosa, di apertura solidale che lo contraddistingue».
Secondo il Papa «occorre vincere l’indifferenza e rigettare il pensiero che i migranti siano un problema di altri». E ha ricordato che un approccio così disumanizza i migranti «concentrati in hotspot, dove finiscono per essere facile preda della criminalità e dei trafficanti di esseri umani, o per tentare disperati tentativi di fuga che a volte si concludono con la morte». Purtroppo, ha sottolineato, «occorre anche rilevare che i migranti stessi sono spesso trasformati in arma di ricatto politico, in una sorta di “merce di contrattazione” che priva le persone della dignità».
Tra i molteplici incontri del 2021, nel discorso al Corpo diplomatico papa Francesco ha menzionato la giornata del 1° luglio scorso, dedicata alla riflessione e alla preghiera per il Libano. «Al caro popolo libanese, stretto dalla morsa di una crisi economica e politica che fatica a trovare soluzione - ha detto Papa Francesco -, desidero oggi rinnovare la mia vicinanza e la mia preghiera, mentre auspico che le riforme necessarie e il sostegno della comunità internazionale aiutino il Paese a rimanere saldo nella propria identità di modello di coesistenza pacifica e di fratellanza tra le varie religioni presenti». Nel corso dell’anno passato, ha anche ricordato, «ho potuto riprendere anche i viaggi apostolici. Nel mese di marzo ho avuto la gioia di recarmi in Iraq». Il popolo iracheno «ha diritto a ritrovare la dignità che gli appartiene e di vivere in pace. Le sue radici religiose e culturali sono millenarie: la Mesopotamia è culla di civiltà; è da lì che Dio ha chiamato Abramo per iniziare la storia della salvezza».
Nicoletta Cottone
Caporedattore
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy