Una risaia inaridita (Ansa)
3' di lettura
La scarsità di precipitazioni che dura ormai da mesi preoccupa non solo per gli effetti sul futuro del Pianeta, ma anche per i danni – concreti e contingenti – sulle attività economiche, in primis l’agricoltura. «Credo sia inevitabile dichiarare uno stato di crisi rispetto alla siccità – ha dichiarato il ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli –. Abbiamo intere aree del paese ed europee che non vedono pioggia da mesi».
I danni causati dalla siccità ammonterebbero, secondo una stima della Coldiretti, a 2 miliardi di euro: più di un quarto del territorio nazionale (il 28%) è a rischio desertificazione e «sta affrontando una situazione di grave siccità che riguarda le regioni del Sud ma anche quelle del Nord, dove la grande sete assedia città e campagne, con autobotti e razionamenti in case, orti e giardini, i fiumi in secca, i laghi svuotati e i campi arsi».
A preoccupare, precisa Coldiretti, è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo, come il grano, che fa segnare quest’anno un calo del 15% delle rese alla raccolta, ma in «gravissima difficoltà» ci sono anche girasole, mais, e gli altri cereali, i pascoli ormai secchi per l’alimentazione animale e ortaggi e frutta, come gli agrumi al sud che hanno bisogno di irrigazione.
A cambiare nelle campagne sono state anche le scelte di coltivazione – sottolinea la nota della Coldiretti – con un calo stimato di 10mila ettari delle semine di riso.
A preoccupare è anche la mancanza del foraggio per l’alimentazione degli animali, dato che l’assenza di precipitazioni ha ridotto le rese, in alcune zone, di circa un terzo. Inoltre il caldo delle ultime settimane sta mettendo in sofferenza gli animali nelle fattorie, dove le mucche, a causa delle elevate temperature, stanno producendo per lo stress fino al 10% di latte in meno.
«Una emergenza nazionale che – sottolinea la Coldiretti – riguarda coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003, che ha decimato le produzioni agricole nazionali». Oltre i 22-24 gradi, gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte. Per questo – rileva l’associazione – sono già scattate le contromisure anti afa nelle stalle dove gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi meno caldi.
Al calo delle produzioni di latte, per aiutare gli animali a resistere all’assedio del caldo, si aggiungono dunque i maggiori consumi di energia e acqua che in questo momento sono costosi e carenti.
La siccità preoccupa anche la Regione Emilia-Romagna, pronta a chiedere al governo lo stato di emergenza nazionale, come ha dichiarato Irene Priolo, assessore regionale all’Ambiente e Protezione civile, già all’inizio della prossima settimana. «È un passo necessario per fronteggiare una situazione complessa dal punto di vista ambientale, che ha preoccupanti ricadute sul fronte delle produzioni agricole, ma non solo – ha detto Priolo –. Gli habitat naturali sono messi a dura prova e registrano anche una forte risalita del cuneo salino. In queste ore stiamo già lavorando per istruire la pratica, completa e approfondita, affinché sia accolta da Palazzo Chigi».
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy