Moda
Pubblicità

Moda

Materiali, riciclo, riparazioni: così la moda insegue la circolarità

di Chiara Beghelli

Immagine non disponibile

Secondo il Circular Fashion Index di Kearney il sistema sta migliorando, ma deve puntare di più su tracciabilità, normative uniformi e diversi modelli di produzione, vendita e consumo

22 aprile 2022
Pubblicità

4' di lettura

Thomas Kuhn lo ha definito «cambio di paradigma»: una rivoluzione dello schema per collocare e leggere gli eventi, imposta da cruciali cambiamenti dello schema precedente. Accadde per esempio con il passaggio dalla fisica newtoniana alla teoria della relatività di Einstein, ed è quello che in un certo modo sta accadendo anche nell’industria della moda. A metterla in crisi, rendendo necessaria e inevitabile una rivoluzione delle sue logiche, è il suo noto e grave impatto sulle risorse e il benessere del pianeta. E il nuovo paradigma che sta prendendo forma è quello di una moda davvero circolare. Secondo i dati di Ellen MacArthur Foundation, che si occupa proprio di economia circolare, il giro d’affari generato dal resale, dal noleggio, dalle riparazioni e dal remaking arriverà a 700 miliardi di dollari entro il 2030, il 23% dei ricavi globali dell’industria della moda.

La moda festeggia la Giornata della Terra con creazioni e progetti speciali

11 foto

Woolrich Outdoor Foundation ha stretto una partnership con Humana People to People Italia, organizzazione di cooperazione internazionale impegnata nella gestione e prolungamento della vita dei capi e nella realizzazione di progetti di sviluppo sostenibile e solidarietà. Woolrich Outdoor Foundation contribuisce a sostenere il Progetto 3C – Coltiviamo il Clima e la Comunità di Humana Italia, avviato nel 2018 a Cornaredo, Milano: obiettivi ambientali e sociali si intrecciano dando vita all'orto di comunità che ha lo scopo di favorire l'inclusione sociale di persone in condizioni di vulnerabilità socioeconomica, migliorando così le proprie competenze professionali e trasversali. Allo stesso tempo, l'iniziativa mira a coinvolgere i cittadini e a sensibilizzarli sui temi del consumo responsabile e della riduzione dell'impatto ambientale, nonché a favorire uno stile di vita sano attraverso l'auto-produzione e il ricorso alla coltivazione biologica
Con la Giornata della Terra è stata presentata Armani Values, nuovo sito dedicato alla sostenibilità e alla responsabilità d'impresa del gruppo Giorgio Armani, che racconta la storia dell'impegno del marchio, i suoi progetti futuri, la valorizzazione delle persone e la difesa dell'ambiente, le opere di sostegno alle comunità e alla cultura
Il marchio milanese di abbigliamento e accessori urban d'ispirazione tecnica presenta la nuova giacca unisex “Eco B-Way”, reinterpretazione di una storica light jacket impermeabile di Brekka, ripensata in ottica green: fatta in poliestere 100% riciclato e compattabile all'interno del suo astuccio in dotazione, sarà disponibile in quattro varianti colore, rosso, nero, verde militare e royal blu. È inoltre resistente all'acqua e presenta cuciture termonastrate, oltre al nuovo logo riflettente
Ferragamo ha lanciato la nuova capsule eyewear in occasione della Giornata della Terra, con un'ampia gamma di colori e soprattutto montature realizzate con un materiale composito bio-based e lenti anch'esse realizzate con materiali bio-based derivanti dal legno e dai residui di scarto delle industrie agricole. Gli occhiali Multicolor Eyewear Capsule sono presentati in una speciale confezione, realizzata al 50% con materiali riciclati
Il marchio di sneaker lancia Yatay Model 1B, una sneaker interamente Made in Italy e realizzata con materiali animal-free di altissima qualità, realizzata in YatayTM B, un materiale bio-based derivato da fonti vegetali (non in concorrenza con la catena alimentare), e altri componenti a basso impatto come il poliestere riciclato e la gomma biodegradabile. L’utilizzo di YatayTM B in questa prima sneaker responsabile consente di ridurre del 90% le emissioni di CO2 e del 65% il consumo di acqua rispetto alla pelle. Inoltre, sul talloncino sinistro di ogni Yatay Model 1B è impresso un numero univoco, un codice con cui la Golden community può migliorare la propria carbon footprint piantando un albero: attraverso un QR code stampato sulla scatola riciclata e riciclabile – che funge sia da scatola da scarpe che da pacco di spedizione per ridurre gli sprechi – il cliente può accedere a un’area dedicata per piantare un albero, monitorarne la crescita e la quantità di CO2 assorbita
In occasione dell Giornata della terra The North Face ha presentato il nuovo processo Re-grind, che trasforma gli scarti di produzione in nuovi capi e utilizzato per alcuni elementi della nuova collezione realizzata in collaborazione con il brand losangelino Online Ceramics, e che verrà adottato anche per altre collezioni nel corso dell'anno, contribuendo all'impegno preso dal brand di convertire il 100% dei propri materiali di punta utilizzati per la creazione dei capi in materiali riciclati, rigenerati o riutilizzati entro il 2025. The North Face ha anche presentato la versione più sostenibile mai prodotta prima di alcuni tra i suoi prodotti più rappresentativi, come la giacca Nuptse, il pile Denali e il borsone Basecamp Duffel
Si chiama Organic Silk Souvenir la capsule collection di Pierre-Louis Mascia per la Giornata della Terra: dal suo archivio personale di illustrazioni ha selezionato e reinterpretato nove stampe botaniche ed entomologiche del XIX secolo con immagini di uccelli sinuosi o delicate libellule e api. Tra le stampe solo una si riferisce alla specie umana, un motivo di piccoli teschi grafici tratteggiati a matita, a simboleggiare il rischio che corre la nostra specie con il suo comportamento non sostenibile. Le camicie della collezione sono certificate Gots, che garantisce il contenuto di fibre naturali di origine biologica, la tracciabilità durante tutto il processo produttivo, le restrizioni all’uso di prodotti chimici e il rispetto dei criteri ambientali e sociali in tutte le fasi della catena produttiva
Dal 19 aprile i nove store della collezione Rinascente ospitano aree speciali dedicate alla sostenibilità allestiti con prodotti e marchi selezionati, accomunati dall'impegno etico nei confronti delle comunità e dell'artigianalità locale, dal rispetto del benessere del pianeta e degli animali e della tutela dell'ambiente. Fra i marchi presenti, Orticola, Satoshi, Crespi Bonsai, Cactusmania, Tillandsia, Plantophille. Nel negozio di Piazza Duomo a Milano per due settimane sarà allestito un progetto esperienziale a tema di recupero, con giovani designer e un punto di resell curato da Vestiaire Collective
Fra le novità del 2022 del marchio che ha sempre fatto della sostenibilità il suo fulcro ci sono la prima borsa al mondo in Mylo, un materiale derivato dai funghi, e la tintura Recycrom, derivata da scarti tessili
Il nuovo logo del levriero Trussardi, dalla forma circolare, appare sulle T-shirt in edizione limitata, segnando l'inizio dell'impegno della maison per la responsabilità sociale e ambientale: tutti i proventi della vendita delle T-shirt andranno a favore della Fundación Benjamín Mehnert, un'organizzazione impegnata nella salvaguardia dei levrieri spagnoli—galgos e podencos—tradizionalmente allevati per la caccia, e poi sottoposti a maltrattamenti e abbandonati. Le T-shirt sono state realizzate in cotone certificato Gots coltivato da agricoltura rigenerativa in diverse regioni dell'India
Un nuovo marchio di sneakers sostenibili e made in Italy (fatte da un'azienda del distretto di Fermo, nelle Marche) : Uneak nasce con la Giornata della Terra e si prepara per una campagna di lancio su Kickstarter di un modello di sneaker che si chiamerà Juarez. Il nome del prodotto vuole ricordare le origini del materiale che lo riveste e che, per l'appunto, arriva dal Messico: la tomaia è infatti composta da un materiale sintetico effetto pelle in parte costituita dagli scarti industriali del cactus, brevettato dalla messicana Desserto, che lo dichiara più resistente della vera pelle di origine animale
Pubblicità

L’industria migliora, ma in pochi riciclano

Ma il sistema si è accorto di questa necessità e insieme potenzialità? Una risposta è contenuta nel nuovo studio “Circular Fashion Index 2022” di Kearney, che misura l’attuazione della circolarità da parte di 150 marchi in 21 Paesi, divisi in sei categorie, dal lusso al fast fashion passando per il segmento premium e mass market. Su una scala di 10, il punteggio medio dell’industria – che misura l’impegno nella circolarità, appunto – è passato da 1,60 di due anni fa a 2,97: quasi un raddoppio netto, ma ancora un valore molto basso, affossato dal fatto che per esempio ben il 39% delle aziende non usa nessun tipo di materiale riciclato e il 44% non diffonde nessuna forma di comunicazione riguardante la circolarità.

«Questa crescita è sintomo di un impegno serio da parte dei marchi e della filiera – nota Dario Minutella, principal di Kearney Italia – , ma l’impegno deve coinvolgere tutti gli attori, dagli allevamenti o dalle coltivazioni, sul fronte delle materie prime, fino ai marchi e al consumatore, che deve essere sempre più consapevole. Devono partecipare anche gli enti regolatori, perché impongano best practice, diano incentivi, e soprattutto armonizzino il quadro normativo in tutto il mondo. E non ultimo il settore finanziario: con la crescita di importanza dei green bond, diretti a chi investe in sostenibilità, per un’azienda non è solo opportuno, ma anche conveniente essere sostenibile».

Immagine non disponibile

Worn Wear Patagonia

Ovs e Gucci primi marchi italiani in classifica

Nella classifica del Circular Fashion Index al primo posto resta saldamente Patagonia (con 8,5) , seguito da Levi’s e The North Face. Tuttavia, anche se i primi tre sono marchi statunitensi, i Paesi con il maggior numero di aziende virtuose sono la Francia (22) e l’Italia (14), dove Ovs sale dal 17esimo al quinto posto e Gucci dal 15esimo al sesto. «Ovs sta investendo molto in circolarità, per esempio fornendo più informazioni per aumentare la durabilità dei capi e usando già oggi il 65% di fibre riciclate, ma anche promuovendo la riparazione nei punti vendita», nota l’analista. Ed ecco che prende forma un altro cambio di paradigma: la riparazione, o il noleggio, sono pronti a far deflagrare l’industria della moda per come l’avevamo conosciuta finora, alimentata dall’incessante proposta di novità e consumo: «Si tratta solo di far diventare profittevoli anche il recupero di materiali inutilizzati o riciclati, tramite i servizi di noleggio o di riparazione, che saranno nuovi canali di entrate per i marchi – sottolinea Minutella –. Produrre con qualcosa che già esiste è meno dispendioso di farlo partendo dal nuovo. E i consumatori dovranno pensare a rinnovare il guardaroba rimettendo in circolo dei capi, abitudine che si sta diffondendo, come dimostra il crescente successo del second hand».

La filiera del lusso può fare da modello

Il caso di Gucci, primo brand in assoluto del lusso in classifica, offre spunti per una riflessione sulla filiera del made in Italy: «Il sistema manifatturiero italiano, così legato all’alta gamma, può in questo senso essere pioniere di virtuosità anche a livello internazionale. I marchi del lusso hanno avuto il punteggio di settore più alto (3,52 contro il 2,52 del fast fashion, ndr), e questo perché lavorano da sempre sulla qualità dei materiali - continua -. Sono più avanti rispetto ad altri segmenti, che però seguiranno, è solo questione di tempo. Anche perché è sui grandi volumi che si gioca la partita della sostenibilità. Credo che il fast fashion, come ha saputo proporre un nuovo, dirompente modello di business 20 anni fa, saprà essere altrettanto innovativo nell’affrontare il tema della circolarità».

Immagine non disponibile

Gucci punta alla totale circolarità anche dei suoi eventi, a partire dalle sfilate

L’urgenza della tracciabilità

Alla base di ogni sviluppo sul fronte della circolarità c’è il tema della tracciabilità, che dev’essere realizzata con strumenti condivisi e idealmente accessibili in modalità open source anche dalle aziende più piccole: «La tracciabilità è l’obiettivo più importante – nota nel report Marie Claire Daveu, Chief sustainability officer di Kering –; segue l’aumento dell’uso di materiali riciclati o eco-friendly che permettano di preservare l’alta qualità dei prodotti. In Kering preferiamo recuperare più che riciclare e stiamo lavorando su questo, per esempio collaborando con ong come La Réserve des Arts a Parigi e ora anche a Milano. Infine, ma non meno importante, occorre andare verso la produzione solo di ciò che sarà venduto, per cui stiamo usando sempre più l’intelligenza artificiale. Distruggere l’invenduto non è più un’opzione».

Riproduzione riservata ©
Pubblicità
Visualizza su ilsole24ore.com

P.I. 00777910159   Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie  Privacy policy