di Andrea Chimento
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Un weekend segnato da grandi interpretazioni: questa settimana le novità più attese in sala corrispondono a due importanti performance attoriali. Joaquin Phoenix in «C'mon C'mon» e Olivia Colman ne «La figlia oscura» sono il vero valore aggiunto delle rispettive pellicole e rappresentano la principale ragione per andare a vedere questi due film nei nostri cinema.
In «C'mon C'mon» Phoenix interpreta Johnny, un giornalista radiofonico che gira di città in città intervistando i bambini sulle loro speranze e i loro sogni. Un giorno viene chiamato da sua sorella, che non sentiva da tempo, per aiutarla con suo figlio mentre lei deve prendersi cura del marito affetto da un grave disturbo. Non abituato a gestire bambini, Johnny decide di portare il nipote in viaggio con sé per lavoro, attraversando gli Stati Uniti insieme a lui.
Arrivato al suo quarto lungometraggio, Mike Mills si conferma un regista sensibile e talentuoso, come dimostrato nei suoi tre lavori precedenti: «Thumbsucker – Il succhiapollice», «Beginners» e «Le donne della mia vita».
Tre buone pellicole a cui si aggiunge ora questo quarto tassello, che mantiene i numerosi pregi e alcuni dei difetti del film che l'hanno preceduto. Mills firma con «C'mon C'mon» un'opera, ambiziosa e minimalista allo stesso tempo, con cui torna a ragionare su una serie di difficoltà esistenziali: dalle malattie da superare alle assenze genitoriali, contrapponendo adulti poco cresciuti e bambini fin troppo maturi.
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La coppia protagonista – un adulto e un bambino che crescono insieme durante il viaggio – è frutto di una formula collaudata e un po' scolastica, ma il risultato è ugualmente efficace e incisivo grazie all'ottima alchimia tra i due attori (oltre a Phoenix da evidenziare anche la bravura del giovanissimo Woody Norman) e alla capacità della sceneggiatura di coinvolgere dall'inizio alla fine.La messinscena non lesina una certa furbizia, tanto nell'uso delle musiche quanto in una fotografia in bianco e nero un bel po' patinata, ma la confezione è comunque elegante al punto giusto e forte di alcune immagini capaci di rimanere impresse a lungo al termine della visione.
A restare nella mente degli spettatori, però, sono anche le considerazioni sul futuro che il personaggio di Phoenix chiede direttamente ai bambini: emergono le loro paure e le loro speranze, desideri grandi e piccoli, incertezze e inquietudini tanto realistiche da catturare la nostra attenzione e stimolarci a riflettere. Da evidenziare che questa è la prima prova di Joaquin Phoenix dopo il successo di «Joker» ma ritroveremo presto il grande attore in un film molto atteso come «Disappointment Blvd.» di Ari Aster.
Ne «La figlia oscura», invece, Olivia Colman interpreta Leda, una donna che è andata da sola in una località di mare. Osservando ossessivamente una giovane madre con la figlia, Leda è sopraffatta dai ricordi legati allo smarrimento e all'intensità della propria maternità. Per il suo esordio dietro la macchina da presa l'attrice Maggie Gyllenhaal ha scelto di adattare il romanzo omonimo di Elena Ferrante, cimentandosi con una complessa parabola sulla maternità e le sue ossessioni, costruita tutta intorno a un personaggio femminile in equilibrio spericolato tra fragilità, cinismo e inattesi lampi di dolcezza.Non è un copione semplice e non mancano passaggi sfaccettati e ricchi di stimoli importanti, ma il disegno complessivo fatica a reggere alla distanza, soprattutto quando eccede in un lato thriller con cui la neoregista fatica a tenere le redini del progetto.Il talento visivo non manca a Gyllenhaal, ma c'è ancora un po' da lavorare sulla tenuta narrativa e sui tempi di montaggio.Tutt'altro discorso è quello relativo a un cast notevole, in cui oltre a Olivia Colman si segnalano anche le ottime prove di Jessie Buckley (Leda da giovane) e Dakota Johnson (la giovane madre che la protagonista osserva sulla spiaggia).
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