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La città di Roma avrà un posto in prima fila nel Pnrr

di Giorgio Santilli

Recovery, dall'Ecofin approvazione finale per i primi 12 Pnrr

l lavori sulla governance del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Non mancano i contrasti, anche all’interno della maggioranza

20 luglio 2021
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3' di lettura

Chiunque sarà il sindaco di Roma, avrà un posto in prima fila al tavolo per il Piano nazionale di ripresa e resilienza che il governo costituirà con le forze economiche e sociali per rafforzare l’attuazione del Recovery. Entra a sorpresa, nel decreto legge 77 su governance Pnrr e semplificazioni, un emendamento dei due relatori, Annagrazia Calabria (Forza Italia) e Roberto Morassut (Pd), entrambi romani, che punta a rafforzare il ruolo della Capitale nell’attuazione del Pnrr e in vista degli altri appuntamenti di rilancio della città, a partire dal Giubileo. Sostegno di tutte le forze politiche e anche del governo: una sorta di «patto per Roma» che segna una tregua istituzionale in vista dell’elezione del sindaco.

È la sorpresa forse più rilevante in una giornata di votazione degli emendamenti al decreto legge 77 nelle commissioni Affari costituzionali e Ambiente, ancora segnata da confusione e tensione nella maggioranza e fra maggioranza e governo. In una sarabanda di rinvii, accantonamenti, riformulazioni, pareri governativi promessi e poi rinviati, cambi di posizione a più riprese, l’esame delle proposte, che doveva essere concluso nel pomeriggio, è andato avanti fino a notte fonda.

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Le altre proposte in dirittura d’arrivo

Fra le altre proposte approvate o comunque in dirittura d’arrivo in nottata l’emendamento dei due relatori sul dissesto idrogeologico (riformulato d’intesa con il Mef per tener conto delle competenze della Protezione civile), la proposta di Alessia Rotta (Pd) sulla parità di genere nelle posizioni di governance del Pnrr e la riformulazione del Ministero delle infrastrutture sull’appalto integrato, materia quanto mai delicata su cui il Pd si era messo molto di traverso con due emendamenti illustri di Graziano Delrio e Paola De Micheli.

Alla fine la mediazione di Giovannini - che non è detto soddisfi i due presentatori - prevede che siano le linee guida ministeriali a rafforzare i contenuti del Progetto tecnico di fattibilità tecnico-economica, in modo da imporre qualche vincolo e indirizzo a un appaltatore che si troverà nelle mani progettazione definitiva, progettazione esecutiva e lavori. Soluzione certamente ardita che in molti casi copre però i ritardi delle stazioni appaltanti sui progetti del Pnrr e consente - anche agli occhi della Ue - di appaltare intanto l’opera in assenza di un progetto definitivo.

I punti di contrasto

l Le tensioni non sono mancate su numerosi emendamenti. A partire, ancora, ovviamente, dal Superbonus su cui la disponibilità mostrata dal Mef ad accogliere alcuni emendamenti ordinamentali di semplificazione ulteriore si è scontrata con altre opposizioni dentro il governo e con le tensioni nella maggioranza. Tutto molto strisciante.

Altro motivo di tensione, stavolta nella maggioranza, è la proposta sulla perequazione infrastrutturale arrivata dalla ministra del Mezzogiorno, Mara Carfagna, che già venerdì aveva incassato una vittoria gigantesca con il vincolo del 40% degli investimenti al Sud. Sulla perequazione infrastrutturale ieri non c’era compattezza nella maggioranza.

In serata si attendeva ancora il parere del Mef sul commissariamento della Tirrenica (proposta di Andrea Romano del Pd), perché non è semplice sbrogliare il nodo tecnico di un commissario che potrebbe lavorare sull’appalto Anas ma non sulla competenza della concessionaria Sat. Passano invece il commissario per la Roma-Latina e l’accelerazione della Venezia-Trieste.

Grandi opere

È passato anche l’emendamento del leghista Edoardo Rixi all’articolo 44 - è la corsia ultraveloce per l’approvazione dei progetti di grandi opere tassativamente elencati - che rafforza la procedura straordinaria e la allarga per ricomprendere anche la diga di Genova.

Passato definitivamente infine l’emendamento che sposta al 31 dicembre 2022 la possibilità per i vecchi concessionari di svolgere i lavori in house senza doverli appaltare all’esterno e metterli in gara. Per vecchi concessionari si intendono tutti quelli che avevano già la concessione alla data di entrata in vigore del codice degli appalti (aprile 2016) e che l’avevano ottenuta senza una gara. Ci sono dentro tutti i grandi concessionari nazionali e locali nei principali settori dei servizi pubblici. Viene così rinviato l’obbligo di appaltare l’80% dei lavori, una battaglia storica dei costruttori dell’Ance.

Ambiente

Non sono mancate ulteriori tensioni sulle materie ambientali, dopo lo smacco dell’emendamento votato venerdì contro il parere del governo e del Ministero della Transizione Ecologica in particolare. Ancora tensioni della tarda serata su proposte tecniche, come quelle sul biodigestato e sul combustibile solido secondario, dove il parere negativo del governo era contro emendamenti del Pd e del M5s. Dopo l’episodio di venerdì, però–, soprattutto nel Pd si raccomandava prudenza per evitare nuovi incidenti.

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