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Cashback, niente fondi Recovery: cosa può succedere dal primo luglio

di Andrea Carli

Dl Natale, Conte:"Cashback amico dei cittadini e nemico degli assembramenti"

Il fatto che non sia rientrato tra le soluzioni finanziabili con i 221 miliardi Ue non implica necessariamente che il destino del cashback sia segnato

23 aprile 2021
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5' di lettura

Il “Cashback”, ovvero il programma che consente il rimborso del 10% sull'importo degli acquisti effettuati con carte di credito, carte di debito e prepagate, bancomat e app di pagamento in negozi, bar e ristoranti, supermercati e grande distribuzione o per artigiani e professionisti, stando alle ultime bozze circolate avrebbe perso l’appuntamento con il treno del piano italiano per il Next Generation Eu da 221 miliardi, che entro il 30 aprile sarà inviato alla Commissione europea (domani, 24 aprile, ci sarà sul tema un primo Consiglio dei ministri). Il finanziamento del cashback rientrava invece nelle bozze del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) del Conte 2. Con lo stop a fine anno dei pensionamenti anticipati con almeno 62 anni d'età e 38 di contributi (sistema quota 100), la “scomparsa” del cashback è una delle principali novità delle versioni del documento.

A questo punto si tratta di capire quale potrebbe essere il futuro di questo programma anti evasione, fortemente voluto dall’esecutivo precedente, fino a diventarne una bandiera (per questo motivo nella maggioranza attuale sono solo i Cinque Stelle a difenderlo con convinzione).

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Il fatto che non sia rientrato tra le soluzioni finanziabili con i miliardi Ue non implica necessariamente che il destino del cashback sia “segnato”. Il Governo potrebbe infatti decidere di recuperare comunque i quasi cinque miliardi necessari per la copertura della misura, ricorrendo a fondi nazionali. Allo stesso modo, l’esecutivo potrebbe giungere alla conclusione che, senza poter contare sulle risorse europee, risulti più conveniente far cadere l’operazione già alla prima scadenza, a luglio. Nel caso decidesse di mantenere in vita il programma, la prossima legge di Bilancio potrebbe fare da cornice a un eventuale restyling.

Per ora il programma non si ferma (scadrà a fine giugno 2022)

Intanto il programma resta comunque attivo e al momento, secondo quanto si apprende, si stanno solo valutando dei correttivi per evitare un utilizzo improprio, in particolare dei micropagamenti, per “scalare” le classifiche e entrare nella fascia dei primi 100mila che utilizzano di più le carte e che beneficeranno del “Super Cashback” da 1.500 euro ogni sei mesi. Il Cashback si articola in quattro periodi. Il primo periodo sperimentale, detto “Extra Cashback di Natale”, è iniziato l'8 dicembre e si è concluso il 31 dicembre 2020. A febbraio, i partecipanti al programma hanno ricevuto i rimborsi.

A partire dal 1° gennaio, sono previsti tre periodi della durata di sei mesi ciascuno, ovvero: dal 1 gennaio al 30 giugno (primo semestre), dal 1 luglio al 31 dicembre 2021 (secondo) e dal primo gennaio 2022 al 30 giugno dell'anno prossimo (terzo semestre).

Da gennaio di quest’anno ha esordito anche il Super Cashback (i periodi, con l’eccezione della fase sperimentale, sono gli stessi del Cashback). Allo stato attuale dunque questo programma anti evasione dovrebbe continuare fino al 30 giugno 2022. Il condizionale è d’obbligo in quanto l’esecutivo potrebbe anche decidere di tracciare una linea rossa alla prima scadenza, ovvero dal 1 luglio.

A differenza del suo predecessore a Palazzo Chigi, Draghi non è mai stato del tutto convinto del nesso tra l’adozione di questa soluzione e il contenimento delle operazioni a rischio sommerso.

Corte Conti: migliore articolazione cashback e lotteria scontrini, no dispersione

La necessità di un restyling è stata messa in evidenza anche dalla Corte dei conti. Nella memoria sul Documento di economia e finanza 2021, presentata alle Commissioni congiunte Bilancio di Senato e Camera, viene messo in evidenza che servirebbe una «migliore finalizzazione e articolazione» di misure come il cashback e la lotteria degli scontrini.

«Si rileva l'esigenza di una loro migliore finalizzazione e articolazione - si legge nel documento -, essendo necessario comunque evitare la dispersione di risorse con l'incentivazione di operazioni in settori ove non si registrano significativi fenomeni di omessa contabilizzazione dei corrispettivi o nei quali il pagamento mediante carte di debito o di credito è da tempo invalso nell'uso». Al contrario, continua la Corte dei conti, «le incentivazioni dei pagamenti elettronici andrebbero concentrate relativamente agli acquisti di beni e servizi di modico valore o per i quali sono più probabili fenomeni di occultamento».

Il cashback perde il treno del Next Generation Eu

Per ora è chiaro che lo schema del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) - nelle prossime ore arriverà sul tavolo dei Consiglio dei ministri, prima tappa nella direzione di un via libera definitivo la settimana prossima, dopo il passaggio parlamentare lunedì e martedì - registra una diminuzione delle risorse Ue destinate a finanziare programmi già esistenti (sono passate da 65,7 a 53 miliardi).

Degli oltre 12 miliardi persi - 8,7 sono andati alla missione istruzione e ricerca, che è passata da 23,2 a 31,9 miliardi di budget - quasi cinque sono quelli che avrebbero dovuto finanziare il cashback. Il programma è dunque uscito dal Recovery Plan: il programma di incentivazione dei pagamenti elettronici è scomparso dalle voci del piano mentre nella vecchia bozza del Pnrr figurava tra le misure già in essere per le quali si sostituivano i fondi nazionali con fondi europei.

Le perplessità di Bruxelles

Il fatto che il programma fortemente voluto dal governo Conte per accentuare l’uso di bancomat e carte di credito e ridurre i pagamenti in contante, con una finalità anti sommerso, sia uscito dalla lente dei fondi europei ha confermato una sensazione diffusa già alla vigilia della presentazione del piano italiano: Bruxelles non ha mai visto di buon occhio l’idea di utilizzare le risorse del Next generation Eu per finanziare un incentivo, peraltro generalizzato, alle transazioni elettroniche (si veda anche Il Sole 24 Ore del 23 aprile).

Bce: sul programma «inottemperanza all'obbligo di consultazione»

Basta ricordare che nei cinque casi di inottemperanza all'obbligo di consultazione della Bce su progetti legislativi registrati nel 2020 c’è anche quello, per dirla con le parole del bilancio presentato da Francoforte all’Europarlamento, che «ha riguardato un progetto di legge italiano su un meccanismo di rimborso per acquisti effettuati tramite strumenti di pagamento elettronici, considerato chiaro e rilevante per via degli effetti sugli strumenti di pagamento, in particolare sul contante».

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La mozione di Fdi bocciata dal Senato e la divisione nella maggioranza

Di certo il programma nell’ultimo periodo è stato al centro di un braccio di ferro politico, con Fratelli d’Italia dall’opposizione in pressing sul Governo affinché abbandonasse la misura già da luglio, così da recuperare risorse da destinare alle attività travolte dalle misure restrittive adottate per contenere i contagi coronavirus,a cominciare dalle aziende in crisi.

A inizio aprile il Senato ha respinto la mozione promossa da FdI, e in origine sostenuta dalla Lega e da Forza Italia, che chiedeva lo stop al cashback. Lega, Fi e Iv - forze che sostengono l’esecutivo Draghi - in quell’occasione si sono astenuti, chiedendo al contempo un restyling del programma. «Ci sono più costi che benefici, è giusto fare un tagliando», sottolineava la capogruppo azzurra a Palazzo Madama, Anna Maria Bernini.

Mentre il presidente dei senatori del Carroccio, Massimiliano Romeo, interveniva in maniera ancora più diretta: «Draghi saprà farsi valere rispettando le indicazioni dell'Europa, proponendo misure di contrasto all'evasione fiscale che siano più serie». Le indicazioni dall’Europa sono probabilmente arrivate. Il cashback è scomparso dai radar del piano italiano per il Next Generation Eu. Ora il governo è a un bivio: trovare le coperture, magari apportando alcune modifiche per sciogliere i nodi emersi in questi mesi, o mettere la parola fine all’operazione.

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