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Entrate, tasse non riscosse oltre quota 1.100 miliardi di euro

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Per il direttore dell’agenzia Enrico Maria Ruffini il magazzino così è «ingestibile» data la sua ampiezza

7 aprile 2022
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2' di lettura

Il magazzino dei crediti non riscossi attualmente ha sfondato il tetto dei 1.100 miliardi di euro. È quanto riferito dal direttore dell’agenzia delle Entrate Enrico Maria Ruffini rispondendo alle domande dei parlamentari della commissione sul federalismo fiscale. All’aumento ha contribuito l’assorbimento del «magazzino riscossione Sicilia». Si tratta di «un magazzino unico al mondo. Nessuno tiene un magazzino di 22 anni di crediti non riscossi. Si fanno delle scelte».

L’aumento del magazzino dei crediti fiscali non riscossi è dovuto anche alla sospensione della pandemia che ha determinato una sospensione delle attività dell’invio di cartelle e di riscossione negli anni 2020 e 2021.

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Inadeguato il numero di personale

L’ampio spread fra il crediti da riscuotere e la riscossione ottenuta ogni anno, è dovuta - secondo Ruffini - al fatto che il numero del personale preposto non è adeguato a gestire un simile magazzino monstre. L’ente preposto «è un ente di 8.000 funzionari, strutturato dalla legge per gestire un magazzino di tre anni. La disciplina è comune in qualunque Paese occidentale, un magazzino non può essere seriamente maggiore di un periodo di tre anni. La scelta del Parlamento di non rendicontare ha determinato un magazzino di 21 anni e 4 mesi, e questo causa di fatto una ingestibilità del magazzino. Abbiamo 130-140 milioni di cartelle, 240 milioni di crediti da riscuotere circa 16 milioni di cittadini iscritti a ruolo».

Oggi effetti immediati da modifiche rendite

«Oggi l’aggiornamento del catasto è costante attraverso l’interlocuzione con i Comuni e un’eventuale aggiornamento di una rendita, modificata, aggiornata e attribuita a un immobile, ha effetto immediato sul contribuente e sul territorio». Così Ruffini parlando in commissione sul federalismo fiscale. «Se invece - prosegue il direttore dell’agenzia, facendo riferimento alla delega fiscale - si prevede che tutti questi aggiornamenti siano congelati per far valutare in un secondo momento, nel 2026, al Parlamento l’opportunità o meno di avere una vigenza di queste modifiche con effetti nei confronti del territorio, in questo caso, le modifiche, non avrebbero effetto su territorio e sui contribuenti».

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