di Valentina Melis
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Diventare un’azienda più attrattiva per la flessibilità del lavoro offerta ai dipendenti. Consentire un più facile bilanciamento tra vita professionale e vita privata. Approfittare – perché no – di risparmi legati all’uso degli spazi aziendali in determinati periodi, chiudendo ad esempio gli uffici nei mesi estivi, se si può combinare lo smart working con la settimana corta.
Sono alcune finalità con le quali alcune aziende, anche in Italia, stanno cominciando a sperimentare la settimana lavorativa di quattro giorni. Si tratta di grandi imprese, talvolta multinazionali, spinte a questa innovazione dal confronto con modelli esteri. In Belgio, Spagna, Islanda e Regno unito, la settimana corta è già usata e talvolta anche agevolata dalla normativa. In Italia si tratta di sperimentazioni per lo più legate a contratti aziendali o a iniziative unilaterali delle imprese.
Dai casi analizzati dal Sole 24 Ore del Lunedì, emerge che una possibilità per rimodulare l’orario rispetto alla settimana lavorativa di cinque giorni e 40 ore totali, è offerta dalla contrattazione aziendale.
Tria Spa, azienda di Cologno Monzese che produce macchine per il riciclo della plastica, in base a un accordo interno, sta sperimentando da gennaio a luglio di quest’anno la chiusura degli uffici il venerdì alle 12. «A differenza dello smart working, che non tutti i lavoratori possono fare – spiega l’amministratore delegato Stefano Venturelli –volevamo introdurre una misura valida per tutti, per essere più moderni e più attrattivi, anche se siamo un’azienda nata nel 1954».
In Toyota Material Handling, che occupa 700 lavoratori nel bolognese, un accordo di secondo livello ha previsto di retribuire turni di sette ore come turni di otto ore, per coniugare l’aumento di produzione con l’uso dello stesso stabilimento aziendale.
Banca Intesa invece propone da gennaio ai lavoratori, su base volontaria, di lavorare per quattro giorni a parità di retribuzione. L’opzione può essere fatta di settimana in settimana, in accordo con il proprio responsabile.
Awin Italia, che fa parte di un network multinazionale del marketing, ha adottato la flexy week, con una giornata libera o due mezze giornate libere a settimana, in base a una policy aziendale che si applica dal 1° gennaio 2021 a tutti i 1.200 dipendenti nel mondo. E la divisione italiana (40 dipendenti) ha chiuso gli uffici a luglio e agosto, pur continuando a lavorare, combinando la settimana flessibile con il lavoro agile.
La casa di moda spagnola Desigual ha adottato la settimana corta per 500 lavoratori degli uffici centrali di Barcellona, con una decurtazione della retribuzione del 6,5% per i lavoratori.
In Italia le aziende stanno sperimentando la settimana corta a parità di retribuzione. Restano alcuni aspetti organizzativi, dalla necessità di non far crescere a dismisura il monte ferie (che rischia di essere usato meno se c’è già un giorno libero a settimana), e la formazione dei manager.
«Nelle settimane che hanno giorni festivi o se il lavoratore si assenta per periodi di cinque giorni, deve usare le ferie», spiega Daiana Iacono, client services director di Awin Italia.
Sulla cultura manageriale necessaria a gestire le rimodulazioni dell’orario, William Griffini, ceo della società di consulenza e di head hunting Carter & Benson spiega: «Incontriamo tanti amministratori delegati e imprenditori che hanno voglia di innovare i modelli organizzativi.
Bisogna passare dalla cultura del controllo a quella della fiducia nei propri collaboratori. Per noi che adottiamo la settimana corta dal 2019 – aggiunge – i risultati sul fatturato sono assolutamente positivi: chi è più felice vende un prodotto migliore».
Valentina Melis
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