di P.Sol.
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Da secoli siamo abituati a vivere in un'economia in cui più si consumano le risorse, meno ce ne saranno per il futuro. Oggi invece la nuova economia cambia il paradigma: più si utilizza la risorsa primaria, quella del sapere, e più se ne produce, sulla base dell'adagio per cui la conoscenza crea più conoscenza. Per questo il circolo virtuoso tra le fonti della conoscenza – università e centri di ricerca – e le aziende diventa cruciale per lo sviluppo dei territori e delle economie locali.
In questa logica i parchi tecnologici e scientifici, cui è stata dedicata una sessione nell'ambito del programma del Festival dell'economia di Trento, sono uno degli strumenti alla portata dei territori per innescare sviluppo, competenze e crescita economica: «Si tratta di trasformare l'innovazione in impatto», sottolinea Marco Baccanti, membro del Comitato scientifico di Trentino Sviluppo, l'istituzione che gestisce il progetto del Parco tecnologico trentino.
Finora declinato attorno ai due poli della meccatronica e di Progetto manifattura, focalizzato sulla sostenibilità, il Parco che si snoda tra Trento e Rovereto ha deciso di ampliare il proprio ambito d'azione, pur rimanendo concentrato su settori relativamente omogenei.
«Dovendo fare i conti con una realtà con una struttura industriale relativamente limitata rispetto ad altri territori, siamo partiti dal confronto con i centri di ricerca per poter concentrare le risorse su attività che potessero attrarre insediamenti produttivi», spiega Achille Spinelli, assessore allo Sviluppo economico, ricerca e lavoro della Provincia autonoma di Trento.
L'obiettivo è far fruttare al meglio i poco più di 300 milioni, di cui 280 milioni dall'ente pubblico, messi sul piatto della ricerca.
In questa logica sono stati aggiunti altri due settori a quelli già attivi legati a meccatronica e sostenibilità: «Vogliamo investire di più nelle scienze della vita – prosegue Spinelli - con un polo a Rovereto in connessione con la facoltà di medicina aperta da poco, con un focus sulla robotica medica che, come abbiamo visto anche in questo periodo di emergenza, diventa fondamentale per la gestione della sanità in territori con popolazione molto distribuita come il nostro».
A questo si aggiunge un focus sull'informatica, in connessione con il polo universitario di Trento: «Questo periodo ci ha insegnato che la tecnologia digitale è cruciale per lo sviluppo e in questa logica è la tecnologia che attrae anche i capitali, non può essere la finanza a comandare», conclude l'assessore.
Di fondo, come sottolinea Salvatore Majorana, direttore del Kilometro Rosso di Bergamo, ci deve essere una visione di condivisione di idee e di progetti tra imprese e ricerca: il parco tecnologico bergamasco, nato su impulso di una realtà imprenditoriale privata come Brembo, oggi mette insieme 75 tra aziende e centri di ricerca con oltre duemila persone.
«Oltre a tenacia, perseveranza e comunicazione, a fare la differenza è la capacità di lettura delle esigenze del territorio, che porta come ricaduta la formazione di competenze e l'attrazione di risorse», sostiene Majorana.
Tra gli oltre duemila parchi a livello mondiale c'è una grande differenza di modelli. E non tutti hanno prodotto risultati positivi: «Spesso c'è una confusione sui termini e sulla focalizzazione, ma la base è la costruzione di una sana partnership tra pubblico e privato, che porta a soluzioni “customizzate” sulle esigenze del territorio. L'importante è che si svolga in un clima di condivisione, di “cross fertilisation”, come si indica in gergo tecnico», conclude Luis Sanz, artefice dell'Associazione internazionale dei parchi tecnologici.
Pierangelo Soldavini
Vicecaporedattore
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