Norme e Tributi
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L’Aula del Senato approva all’unanimità il Ddl sull’equo compenso

di Federica Micardi

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(Blue Planet Studio - stock.adobe.com)

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Ora il testo torna alla Camera per una terza lettura. Soddisfatta la maggioranza, l’opposizione chiede modifiche su sanzioni e platea interessata

22 marzo 2023
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3' di lettura

Il disegno di legge sull'equo compenso è stato approvato ieri all'unanimità, e per alzata di mano, dall'Aula del Senato.
Il disegno di legge, nato su due proposte normative di Fratelli d'Italia e Lega, introduce l'obbligo di una giusta remunerazione per i servizi svolti dai liberi professionisti, e dispone che i cosiddetti contraenti forti, e cioè pubblica amministrazione, imprese bancarie e assicurative (e loro controllate e mandatarie), nonché le aziende con più di 50 dipendenti, o con un fatturato di oltre 10 milioni di euro debbano corrispondere compensi equi. Gli accordi al di sotto di una soglia predeterminata, patti che vietano al professionista di chiedere acconti in corso d’opera o che gli impongano l’anticipazione delle spese verranno considerati nulli, stessa sorte per clausole o pattuizioni che riconoscano al committente vantaggi sproporzionati.

I commenti

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La capogruppo della Lega in commissione Giustizia e relatrice del provvedimento Erika Stefani parla di «una grande conquista».

Il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto sottolinea come «L’approvazione all’unanimità al Senato della legge sull’equo compenso ci porta, finalmente, a un passo dalla meta: il riconoscimento della piena dignità economica alle prestazioni professionali. Basta patti leonini ai danni dei professionisti, soprattutto giovani, e basta contratti capestro». Sisto auspica di giungere quanto prima all’approvazione definitiva del testo alla Camera, affinché la politica si dimostri in grado di assicurare ad un comparto importantissimo per il nostro Paese una risposta normativa attesa da troppo tempo.

Secondo iI deputato di Fratelli d’Italia, Marta Schifone, questa norma porrà un freno alle trattative al ribasso: «finalmente milioni di professionisti potranno godere di una tutela rispetto ai clienti forti».

Questa norma non pone un limite al libero mercato ma, spiega la senatrice di Azione Mariastella Gelmini «quando uno dei due contraenti ha una forza economica più grande del professionista, è evidente che occorre un presidio che garantisca l'equità».

La liberalizzazione delle tariffe delle prestazioni ha reso debolissimi i professionisti - ha dichiarato il senatore di Fratelli d’Italia Gianni Berrino - che definisce il voto dell’Aula un importante passo avanti: «Come tutte le cose anche questa legge può essere migliorata - ammette Berrino - ma l’importante oggi era approvare celermente modifiche che questa categoria di lavoratori attendeva da troppo tempo».

Soddisfatto Jacopo Morrone (Lega), firmatario del provvedimento, che parla una riforma attesa da tempo per superare quello scoglio che sta penalizzando una parte significativa della nostra società e che valorizza merito e talento.

Le richieste di modifica

Nonostante l’unanimità il testo approvato solleva qualche perplessità.

Sia il Movimento 5 Stelle che il Pd stigmatizzano il fatto che il testo non sia stato corretto nelle parti relative al sistema sanzionatorio, alla fase transitoria e alla platea interessata che si vorrebbe estendere anche alle Pmi.

La senatrice del M5s, Ada Lopreiato, capogruppo nella commissione Giustizia sul Ddl equo nel ricordare che con un emendamento del M5s «l’errore nel testo sull’equo compenso è stato corretto» ha aggiunto: «Si dovevano eliminare le sanzioni ai professionisti che accettano compensi inferiori rispetto a quelli previsti dai decreti e stabilire un’adeguata normativa transitoria».

La vicepresidente del Senato ed esponente del Pd nella commissione Giustizia, Anna Rossomando, parla di un’inspiegabile chiusura della maggioranza, nonostante l’approvazione di ordini del giorno che vanno nella stessa identica direzione, ad alcuni emendamenti che noi avevamo proposto. «Parliamo in particolare della questione delle sanzioni e dell’allargamento della portata della norma a tutti i professionisti, miglioramenti richiesti proprio dal mondo delle professioni». Misure che saranno riproposte in un prossimo provvedimento.

Il senatore Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in Commissione Giustizia, parla di un'occasione mancata il non aver apportato piccole modifiche «sulle quali - sottolinea - anche la maggioranza è d'accordo, visto che ha presentato ordini del giorno su cui il governo si è espresso in modo favorevole».

Il prossimo step

Ora il testo torna alla Camera in terza lettura per la modifica all'articolo 7 che rimandava a un articolo del Codice di procedura civile abrogato con l'entrata in vigore della riforma Cartabia.

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