di Alberto Annicchiarico
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Ma quale ripresa, non c’è pace per il gruppo Volkswagen. La crisi dei microchip rischia di colpire più duramente del previsto il primo costruttore europeo di automobili nel pieno dei costosi programmi di elettrificazione di prodotti e fabbriche. Lo stabilimento di Wolfsburg, come era emerso durante il dibattito pubblico in fabbrica che aveva visto le tesi contrapposte dell’amministratore delegato del gruppo, Herbert Diess, e della presidente del consiglio di fabbrica (il sindacato interno) Daniela Cavallo, non costruirà 400.000 auto nel 2021. Il totale del gruppo non dovrebbe andare oltre i 9 milioni. Contro i quasi 11 milioni del 2019 (nel 2020 pandemico 9,3 milioni, pari al -15% sull’anno precedente). Cavallo aveva accusato il management di non avere saputo gestire la crisi alla pari con i concorrenti. In effetti Bmw e Toyota, ma anche Daimler, hanno fatto meglio, reagendo tempestivamente e collaborando strettamente con i fornitori.
Nel piano varato dal consiglio di sorveglianza una settimana fa, con investimenti per 89 miliardi destinati a elettrificazione e digitalizzazione, oltre alla conferma del ceo, pur alleggerito da alcune deleghe (la più importante di tutte quella inerente la responsabilità del mercato cinese) si era detto che gli obiettivi per il 2022 erano 10 milioni di auto vendute, con il ritorno a 11 milioni nel 2023. Sulla stampa tedesca però sono trapelate indiscrezioni secondo le quali uno dei principali fornitori del gruppo VW, ovvero il colosso tedesco Bosch, non sarebbe in grado di soddisfare la domanda e questo potrebbe danneggiare pesantemente Volkswagen.
A Wolfsburg non l’hanno presa molto bene. Uno dei partecipanti alla riunione tra i vertici dei due giganti dell’automotive, avvenuta il 10 dicembre, avrebbe rivelato a Manager Magazine che nella migliore delle ipotesi la realtà sarà ben diversa nel 2022, ovvero 9 milioni di vetture vendute. Ma se la crisi dei chip dovesse infierire (e le premesse ci sono, visto che Boston Consulting Group ha stimato che il delta tra domanda e offerta possa addirittura aumentare con il passare dei mesi, sino a toccare il 20% in autunno) i milioni diventerebbero 8.
Sul versante finanziario i conti dovrebbero essere salvati ancora dai marchi premium, soprattutto Porsche e anche Audi, visto che si tratta vendute con prezzi elevati e alti margini. Dopo un buon primo semestre, il margine operativo atteso nel 2021 è del 7-7,5%. Il brand Vw, dopo un risultato negativo nel terzo trimestre, probabilmente rialzerà la testa nel quarto. Proprio il marchio principale e Skoda sono quelli che hanno maggiormente risentito dell’evoluzione negativa della crisi.
Alberto Annicchiarico
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