di Sara Deganello
(Afp)
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Continua il calo dei consumi di gas in Italia rispetto alle performance degli anni scorsi. A gennaio i volumi si sono fermati a 7,5 miliardi di metri cubi: il 22% in meno rispetto allo stesso mese del 2022. Una contrazione in linea con una tendenza che continua da settembre. Dopo lo scoppio della crisi energetica in estate, il rallentamento dei consumi è diventato evidente. Mentre nella prima parte del 2022 l’andamento della domanda è stato simile all’anno precedente, in seguito la differenza si è fatta più netta: rispetto allo stesso periodo del 2021, a settembre 2022 infatti il calo è stato del 17%, a ottobre del 24%, a novembre del 27%, a dicembre del 24%. In generale, nel 2022 l’Italia ha consumato meno gas naturale rispetto al 2021: 68,5 miliardi di metri cubi contro i 76 dell’anno precedente, con un calo del 10%.
«Dai numeri di gennaio, che dovrebbero essere confermati anche dal bilancio di febbraio, l’aspetto più evidente è il crollo della domanda di gas», spiega Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, che continua: «Una tale contrazione non può essere spiegata solamente con il clima più mite. E neppure è ipotizzabile un repentino efficientamento degli impianti, sia domestici che industriali. L’ipotesi più probabile è che la gente abbia tagliato i consumi. Insieme a un calo dell’attività economica al momento nascosto dall’aumento dei prezzi. Quando la tendenza a ridurre i consumi è così pronunciata potrebbe portare a una recessione».
Per quanto riguarda la produzione nazionale di gas, gennaio ha visto una risalita del 7%, con 279 milioni di metri cubi estratti contro i 262 dell’anno precedente, anche se un solo mese non può essere sufficiente per ragionare sul lungo periodo. Il 2022 si è comunque chiuso con 3,3 miliardi di metri cubi di gas prodotti, in leggero calo (- 0,8%) rispetto al 2021. «È dalla fine del 2021 che stiamo lavorando per implementare la produzione nazionale, e non è ancora successo niente. Speriamo che questa crescita sia un inizio. In prospettiva, arriveremmo a fine anno a 3,5 miliardi di metri cubi: è sempre un minimo storico», puntualizza ancora Tabarelli.
Il presidente di Nomisma Energia sottolinea anche un aspetto inedito per il bilancio del gas italiano: le scorte rimangono altissime. A gennaio sono state intaccate per 1,9 miliardi di metri cubi, contro i 3,2 del gennaio 2022. È un crollo del 38%, anche questo in linea con le contrazioni dei mesi scorsi: -34% a dicembre, -54% a novembre. «Quasi sicuramente arriveremo alla fine della stagione invernale intorno al 50%: è un evento eccezionale che testimonia come il mercato sia lungo. E porta a un problema tecnico, legato alla geologia: per riempire gli stoccaggi è necessario prima svuotarli. Un fatto che sta preoccupando i trader che guardano al futuro: ci potrebbe essere un problema di eccesso di offerta che farà scendere ancora di più il prezzo del gas (ieri ad Amsterdam ha chiuso a 41,9 euro al MWh, ndr). Ricordiamo che l’Italia ha lo stoccaggio più importante d’Europa. Siamo passati da una situazione di mercato corto all’eccesso. Rimane una grande incertezza», continua Tabarelli.
Il bilancio di gennaio mostra infine come la quantità di gas importato dalla Russia sia in ripresa con 794 milioni di metri cubi, mentre a dicembre erano stati 732 (-75% rispetto allo stesso mese del 2021), a novembre 472 (-78%) e a ottobre 322 (-86%). La flessione rispetto a gennaio 2022 è del 53,7%. Se nel 2022 abbiamo importato 14 miliardi di metri cubi contro i 29 del 2021 (-52%), nonostante tutto, «la Russia rimane fondamentalmente il secondo fornitore dell’Italia, dopo l’Algeria», conclude il presidente di Nomisma Energia.
Sara Deganello
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