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La religione batte l’industria: in India concerie chiuse per tre mesi per tener pulito il Gange

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(Afp)

25 maggio 2018

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A partire dal prossimo 15 dicembre le concerie di Kanpur chiuderanno per tre mesi: la città nell’Uttar Pradesh indiano è il cuore del locale distretto produttivo della pelle, e la chiusura delle sue aziende, imposta per un periodo che non ha precedenti in termini di durata, è stata decisa dal presidente della regione, Yogi Adityanath.

L’obiettivo è preservare il Gange dagli sversamenti estremamente inquinanti delle concerie stesse, nel periodo dell’Ardh Kumbh Mela, il pellegrinaggio che si tiene ogni 12 anni e che porta sulle rive del fiume sacro milioni di fedeli che vi si immergono. Anche se nasce dalle montagne dell'Himalaya, ed è considerato una divinità, il Gange è infatti uno dei fiumi più inquinati al mondo.

Questa vittoria della religione sull’industria, favorita dal fatto che Adityanath è anche un sacerdote hindu oltre che un politico, avrà pertanto anche risvolti ecologisti, in un Paese dove la produzione aumenta ma a costi ambientali ancora enormi. Nel 2015 il National Green Tribunal, ente fondato nel 2010 con l’obaittivo di tutelare l’ambiente del Paese, affermò che le 700 concerie collocate lungo tutto il corso del Gange, pari a oltre 2.500 km, ne erano fra le prime cause di inquinamento. Le immagini di un progetto fotografico del Pulitzer Centre raccontano proprio come l’industria della pelle stia minacciando la sopravvivenza del fiume, con sversamenti di metalli pesanti come cromo, cadmio, arsenico, che hanno gravi conseguenze per la salute umana.

La scelta potrebbe avere pesanti ripercussioni sull’occupazione e sull’export del settore, come ha dichiarato il presidente dell’Uttar Pradesh Leather Industry Association, Taj Alam. L’industria della concia di Kanpur comprende circa 400 aziende e produce circa un terzo dell’export dell’intera produzione conciaria indiana. Il distretto esporta merci per 6 miliardi di rupie, pari a circa 75 milioni di euro. L’industria delle pelle in India copre circa il 13% della produzione globale. (Ch.B.)