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Hpe Group corre con il motore elettrico

di Ilaria Vesentini

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 Andrea Bozzoli, amministratore delegato e socio di HPE Group

 Andrea Bozzoli, amministratore delegato e socio di HPE Group

Per l’azienda di ingegneria la svolta passa per due acquisizioni: la Pure Power Control (P2C), softwarehouse di Pisa, e la AT Motors di Soliera

13 febbraio 2023
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4' di lettura

«F accio la Cassandra, ma nella motor valley si sta vivendo sugli allori, senza rendersi conto che, a parte Ferrari e Lamborghini, di multinazionali che investono sul territorio non ce ne sono più. Con la F1 destinata a diventare sempre più spettacolo e meno guerra tecnologica, per i vincoli imposti dai budget cap, e con la corsa un po’ irresponsabile all’elettrificazione, la super specializzazione di questo distretto nel motore endotermico sta diventando condanna: qui non ci sono né competenze né filiere sul motore elettrico». Potrebbe sembrare un epitaffio quello espresso da Andrea Bozzoli, amministratore delegato e socio di HPE Group, nuovo nome del gioiellino di ingegneria creato dal figlio del Drake, Piero Ferrari, a cavallo del Millennio, abituato da vent’anni a fare da apripista delle innovazioni e delle collaborazioni trasversali diventate poi prassi consolidate nella valle dei motori.

Invece Bozzoli sta lavorando intensamente a un nuovo capitolo della storia del gruppo che – dato il suo track record di visionario - potrebbe diventare presto il futuro di tutto l’ecosistema emiliano finora noto nel mondo per il rombo delle due e quattro ruote.

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Con lo spumante di fine anno Hpe Group ha festeggiato infatti due acquisizioni che segnano un cambio radicale di passo, seguendo una visione precisa: «Da sviluppatori di motori vogliamo diventare azienda di sviluppo & produzione di componenti non solo per l’automotive, continuando a presidiare l’altissimo di gamma del motore endodermico ma investendo pesantemente nell’elettrificazione e nel digitale, attraverso acquisizioni», afferma Bozzoli. Che si è dato il traguardo ambizioso di portare l’attuale consolidato di 40 milioni di euro al raddoppio in cinque anni, i 300 dipendenti (80% under 30 e per tre quarti ingegneri) a 400 unità e iniettando nel progetto 20 milioni di euro di risorse fresche, che portano così a 49 milioni di euro gli investimenti complessivi dell’ultimo decennio della ex Hpe Coxa.

Le prime due tessere di questo nuovo puzzle sono state già incastrate: si tratta dell’acquisizione di due aziende, la Pure Power Control (P2C), softwarehouse di Pisa fondata nel 2008 che ha sede operativa e metà degli organici a Modena, attiva nel campo della progettazione di sistemi di controllo; e la AT Motors di Soliera (sempre nel Modenese), 40 anni di know-how nella produzione di motori elettrici.

«Due realtà piccole ma robuste e con una consolidata esperienza in settori simili e complementari a quelli di HPE, su tutti automotive e motorsport, ma con importanti collaborazioni anche in altri settori industriali. Il nostro obiettivo è diversificare, perché i motori con sensori e algoritmi di intelligenza artificiale sono applicabili a tutto, dalle imbarcazioni alle macchine automatiche fino alla difesa», spiega l’ad. HPE group sta già lavorando sulla transizione elettrica con Luna Rossa per le parti meccatroniche e sul powertrain della barca di appoggio, così come ha già pronto il primo prototipo di motore elettrico agricolo per CNH. Ma non intende per questo abbandonare la Formula 1, con cui è nato e cresciuto e da cui ancora oggi ricava un 30% del fatturato: «Non sono affatto ottimista sul futuro della F1 – ammette Bozzoli - perché si sta spendendo sempre meno in innovazione ingegneristica, che è il nostro core business e ciò che ci ha messo sempre al riparo dalla concorrenza agguerritissima dei competitor. Ma non credo neppure nella fine del motore endotermico e il fatto che tutti ci stiano disinvestendo e siano sempre meno i costruttori di motori ad alta potenza apre buone opportunità per noi».

Con l’ingresso di P2C e At Motor entrano nella holding modenese nuove competenze nell’ambito dell’elettrificazione e del digitale e altri 50 dipendenti di cui 35 ingegneri. Ora, per portare a regime la nuova versione di HPE, che non sarà più solo R&S e prototipazione ma anche fabbrica d’avanguardia per tutti i progetti di automazione fondati sul connubio tra motori (tradizionali e green) e intelligenza artificiale, manca il terzo tassello, su cui Bozzoli sta lavorando: l’elettronica di potenza. «Stiamo valutando diverse imprese – racconta - e un paio di interessanti le abbiamo identificate, ma i tempi non solo ancora maturi».

Nel frattempo nello stabilimento-laboratorio della zona industriale Torrazzi di Modena si continuano a sperimentare nuove partnership in logica di contaminazione e open innovation, alleandosi con università (fin qui UniMore, Alma Mater, Politecnico di Milano) e leader mondiali nei rispettivi ambiti di specializzazione. È la ricetta grazie alla quale HPE è da un decennio pioniere e propulsore del cambiamento nella motor valley: nel 2015 con il centro di sperimentazione motori; l’anno dopo con il Mil-Machining innovation Lab dove testare nuovi hardware e software per le lavorazioni meccaniche ad asportazione; nel 2017 con l’inaugurazione del Centro di ricerca Metal Additive (assieme a DMG Mori e Accenture) che ha dato il via alla prima smart factory 4.0 per sperimentare l’IoT e la manifattura additiva; poi con Mekanè, la scuola di alta formazione in High performance engineering; e, in pieno Covid, con e-Lab e AI-Lab, altri due laboratori sempre installati dentro lo stabilimento e aperti ai clienti della filiera per cavalcare i megatrend dell’e-mobility e dell’intelligenza artificiale.

«A breve ufficializzeremo un nuovo accordo con STMicroelectronics con cui lanceremo un joint lab qui da noi sull’AI, l’elettronica di potenza e il digitale, è ora che la motor valley cambi pelle», annuncia Bozzoli, apostolo di una transizione graduale, condivisa e intelligente dai motori alla mobilità.

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