di Carmine Fotina
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Il governo fissa obiettivi e principi della gara per il 5G che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) finanzia con 2 miliardi e 20 milioni. Il documento che il ministero per l’Innovazione tecnologica ha messo per un mese in consultazione pubblica punta a garantire la velocità ad almeno 150 megabit al secondo in downlink e 50 Mbit/s in uplink, in aree in cui non è presente, né lo sarà entro il 2026, alcuna rete idonea a fornire connettività a 30 Mbit/s in condizioni di punta del traffico.
La società pubblica Infratel, su mandato del governo, ha concluso la mappatura delle reti 4G e 5G realizzate o programmate dagli operatori entro il 2026, data di chiusura del Pnrr. Dall’indagine - raccolti i dati forniti da Tim, Vodafone, WindTre e Iliad - è emersa la mappa dell’Italia “a fallimento di mercato”, dove appunto non sono previsti i 30 Mbit/secondo ed è ammesso l’intervento pubblico: il 15% del territorio nazionale, che interessa circa l’1,6% della popolazione (con punte del 3,3% in Molise e del 3,1% in Calabria). Un’ulteriore porzione riguarda gallerie autostradali e ferroviarie, rispettivamente per 230 km e 870 km.
Lo Stato interverrà con il meccanismo a incentivo cioè finanziando una quota degli investimenti, che sarà decisa all’esito della consultazione, ma lasciando la proprietà delle reti ai privati. Una parte minoritaria del piano, tuttavia, potrà essere eseguita con intervento diretto da parte di Infratel. Il finanziamento coprirà il rilegamento in fibra ottica di 13.200 siti radiomobili cui corrispondono 18.600 stazioni radio base. Ma non basterà per raggiungere gli obiettivi e si dovrà dunque sussidiare la realizzazione ex novo di ulteriori siti radiomobili che tuttavia, precisa il ministero di Colao, non saranno presi in considerazione per soddisfare gli obblighi di copertura già previsti dall’asta 2018 per le licenze.
Il piano si spinge comunque ancora oltre e, per specifiche aree, ipotizza di sussidiare anche le componenti attive delle nuove infrastrutture, quindi parte degli apparati tecnologici. Sono previsti l’obbligo di accesso all’ingrosso, che sarà regolato dall’Authority tlc, e la clausola claw back in base alla quale vengono monitorati eventuali sovraprofitti e viene recuperata la parte di contributo pubblico concessa in esubero.
Se all’esito della gara ci saranno risorse residue, potranno essere impiegate a sostegno della domanda. Si pensa a supportare i settori verticali nell’uso del 5G, migliorando ad esempio le coperture interne di edifici scolastici, strutture sanitarie e spazi interni di ferrovie e aeroporti.
Il governo ora però è chiamato a stringere i tempi per rispettare il cronoprogramma pubblicato a maggio nella Strategia per la banda ultralarga. La consultazione pubblica si chiuderà il 15 dicembre ma già entro l’anno il piano dovrebbe essere notificato alla Commissione Ue. Va poi ottenuta l’autorizzazione in tempo utile per bandire la gara entro il primo trimestre del 2022.
Carmine Fotina
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