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A Cibus mille marchi esposti, ma non c’è posto per le farine di insetti

di Micaela Cappellini

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Dal 29 al 30 di marzo a Parma torna l’edizione Connecting, con 1.300 buyer attesi, un quarto dei quali dall’estero

2 marzo 2023
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2' di lettura

Ci saranno 500 aziende espositrici e mille marchi, 1.300 top buyer e 20.000 i visitatori attesi, ma niente grilli o farina di insetti: «A Cibus Connecting Italy - ha detto l’ad di Fiere di Parma, Antonio Cellie - gli unici novel food saranno quelli fatti con la farina di piselli o di lupini made in Italy». L’edizione “light” 2023 del salone internazionale dell’alimentazione si terrà a Parma dal 29 al 30 di marzo e si concentrerà sul tema dell’innovazione come motore della crescita del made in Italy agroalimentare sui mercati esteri. Quattro le nuove aree dell'edizione 2023: ortofrutta (con l'esordio assoluto tra gli espositori della fiera di produttori italiani di frutta e verdura fresca), semilavorati per gelateria e pasticceria, prodotti “rich in” e plant-based.

«L’export di food & beverage italiano - ha detto il neo-presidente di Agenzia Ice, Matteo Zoppas - deve puntare a traguardi ancora più ambiziosi nel 2023, dopo che nel 2022 ha toccato la soglia dei 60 miliardi di euro». Per la promozione all’estero dell’agroalimentare l’Ice spende ogni anno oltre 40 milioni di euro all'anno, quasi un terzo della spesa totale dell'agenzia per questo genere di attività. «Il made in Italy all'estero è ormai sinonimo di gusto e di qualità - ha detto il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino - le nostre esportazioni dal 2000 al 2022 hanno segnato una crescita del 300%».

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Gli spazi di crescita per le nostre imprese all’estero sono ampi. «In un anno - ha ricordato Cellie - un cittadino svizzero spende 177 euro per mettere in tavola cibo italiano, mentre negli Usa la spesa pr capite è equivalente a 14 euro e in Cina 0,2 euro. Il potenziale nei Paesi culturalmente affini al nostro è enorme». L’ad di Fiere di Parma è ha anche confermato che l’alleanza tra Cibus e la fiera milanese Tuttofood sta andando avanti secondo i piani: «Ne discuteranno i nostri organi delegati, il consiglio comunale di Parma, la nostra assemblea, i soci nuovi come Fiera di Milano, i soci pubblici e privati. Noi manager abbiamo fatto il nostro compito, abbiamo messo a punto il dossier, abbiamo costruito un piano industriale condiviso, sta adesso ai soci esprimersi sulla opportunità o meno di dar seguito a questa proposta». I fari sono ora puntati su lunedì 6 marzo, quando a pronunciarsi sarà il consiglio comunale della città di Parma.

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