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I contratti collettivi nazionali puntano su sanità e fondi negoziali

di Cristina Casadei

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(Adobe Stock)

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Secondo il rapporto Intesa Sanpaolo e Adapt il 76% degli accordi analizzati prevede l’iscrizione obbligatoria e automatica dei lavoratori ai fondi negoziali di settore

12 dicembre 2022
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4' di lettura

Covid, inflazione, flessibilità. Ma anche sanità e previdenza complementare. La contrattazione collettiva diventa uno strumento che segue l’onda lunga di quanto accade nel paese e si apre sempre più nella ricerca di misure che portino benessere nella vita dei lavoratori. Il rapporto Intesa Sanpaolo Adapt, analizzando i contratti aziendali sottoscritti tra il 2015 e il 2021, oltre a 58 contratti collettivi nazionali di lavoro ha rilevato che il welfare rappresenta uno strumento fondamentale per interpretare le nuove dinamiche del mercato del lavoro e per fronteggiare le contingenze, dall’impatto del Covid alla crescita dell’inflazione. Così, nei contratti aziendali sottoscritti tra il 2015 e il 2021 in ambito di welfare aziendale la contrattazione collettiva regolamenta prevalentemente soluzioni diflessibilità organizzativa e di conciliazione vita-lavoro. Se invece prendiamo i contratti collettivi nazionali di lavoro, allora il 76% di quelli analizzati prevede l’iscrizione obbligatoria e automatica dei lavoratori ai fondi negoziali di settore. «Il Rapporto conferma la vivacità nell’utilizzo dello strumento all’interno del variegato sistema di relazioni industriali italiane - interpreta il professor Michele Tiraboschi,coordinatore scientifico di ADAPT -. Leggere il welfare da questo punto di vista aiuta a comprendere come questo possa declinarsi in modo differente a seconda delle specificità non solo settoriali ma anche della popolazione aziendale e dei territori nei quali viene implementato e utilizzato. Sono ancora molti i passi da compiere e non dobbiamo retrocedere verso una visione del welfare distante dalle esigenze di accompagnamento a imprese e lavoratori nelle complesse sfide che ci attendono e che già caratterizzano il mondo del lavoro. Sfide che richiedono la creatività e l’azione delle parti sociali proprio a partire dall’insieme variegato di strumenti che il welfare aziendale mette a disposizione».

Il ruolo della Sanità integrativa

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Il rapporto ha approfondito il sistema dei fondi di assistenza sanitaria integrativa, istituiti e regolamentati dalla contrattazione collettiva nei diversi settori.La maggior parte dei contratti analizzati (44 su 58, pari al 76% del totale) prevede l’iscrizione obbligatoria e automatica dei lavoratori impiegati nelle aziende che applicano il contratto ai fondi negoziali di settore. Non mancano tuttavia sistemi contrattuali (ad esempio nell’ambito del macro-settore dei chimici e nel campo delle aziende di servizi) in cui le parti hanno optato per l’introduzione di meccanismi di adesione volontaria. Casi virtuosi si registrano in particolare nei settori chimico-farmaceutico ed energia e petrolio, in cui i processi di adesione ai fondi sono stati favoriti da un’incisiva azione della contrattazione aziendale sulla materia. Guardando poi alle prestazioni garantite dai fondi, emerge una sempre più ampia capacità di copertura sia degli oneri a carico dell’utente per le prestazioni sanitarie del Sistema Sanitario Nazionale sia di prestazioni integrative rispetto ai livelli essenziali di assistenza (LEA) che il servizio sanitario nazionale fornisce ai cittadini. Due temi sembrano assumere particolare rilievo e cioè la copertura del rischio di non autosufficienza e il modo in cui i fondi sanitari si sono mossi per fronteggiare la pandemia. Partendo dalla copertura del rischio di non autosufficienza le misure si caratterizzano essenzialmente per l’erogazione diretta di prestazioni socio-sanitarie attraverso strutture convenzionate oppure, in alternativa, di rimborsi per le spese sostenute per sé o, in alcuni casi, anche per i propri famigliari, per usufruire di misure che vanno dai servizi fisioterapici all’assistenza domiciliare attraverso figure quali colf e badanti. Da notare, durante l’emergenza pandemico, la rapida risposta degli stessi fondi, a fronte di circostanze inedite e non programmabili con anticipo, che ha contribuito a supportare imprese e lavoratori nella fase più complessa dell’emergenza Covid-19.

Il focus sul terziario

Nella cornice definita dal livello nazionale, quest’anno il rapporto Intesa-Adapt ha analizzato gli interventi sul welfare che le parti sociali hanno sviluppato attraverso gli enti bilaterali territoriali. Emerge che il settore terziario, distribuzione e servizi è uno dei macrosettori in cui il tessuto produttivo è maggiormente polverizzato e ciò rende difficile la contrattazione aziendale. Per questo motivo il ruolo degli enti bilaterali, sia a livello nazionale che, soprattutto, a livello territoriale, è determinante per riconoscere misure di welfare ulteriori rispetto a quelle riconosciute dal contratto collettivo nazionale di lavoro a un numero sempre maggiore di dipendenti. Dal monitoraggio dei contratti aziendali sottoscritti tra il 2015 e il 2021, invece, emerge che in ambito di welfare aziendale la contrattazione collettiva regolamenta prevalentemente soluzioni di flessibilità organizzativa e di conciliazione vita-lavoro. «Il rapporto testimonia l’impegno che il Gruppo Intesa Sanpaolo rivolge al welfare aziendale e occupazionale e può contribuire a stimolare il dibattito collettivo sul tema», dice Tiziana Lamberti, direttore Sales & Marketing Wealth Management & Protection di Intesa Sanpaolo. «Il nostro obiettivo è costituire un punto di riferimento per le esigenze delle aziende e dei dipendenti, grazie ad una offerta specifica. Welfare Hub è la nostra piattaforma di relazione digitale e multicanale che consente la gestione dei programmi di welfare aziendale, adottato da oltre 4.800 aziende clienti, a cui fanno riferimento oltre 206mila dipendenti. Inoltre, tramite la Divisione Insurance, proponiamo soluzioni di previdenza complementare così come coperture collettive per rischio infortuni e salute dedicate al mondo business per le aziende interessate ad assicurare intere categorie omogenee di lavoratori».

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