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Guerra in Ucraina, Pentagono: i russi non avanzano da giorni. Colloqui finiti, verso quarto round

Ucraina, oggi il terzo round dei negoziati. Cina pronta a mediare

Finiti i colloqui fra le parti. Kiev chiede sanzioni più severe, ma il cancelliere tedesco Scholz e il premier olandese Rutte frenano sul bando all’import energetico

7 marzo 2022
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5' di lettura

Si è concluso il round di colloqui fra Ucraina e Russia del 7 marzo, il terzo dall’inizio dell’offensiva militare giunta al suo dodicesimo giorno. A quanto riporta l’agenzia Reuters non si sono registrati «miglioramenti significativi» della situazione, anche se un negoziatore ucraino ha evidenziato «qualche piccolo progresso» sui corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili. La Russia, secondo l’agenzia Interfax, dovrebbe ripristinare corridoi umanitari da «diverse città ucraine» a partire dalle 10 di mattina dell’8 marzo.Un quarto round di trattative dovrebbe iniziare a breve, sempre nella sede scelta finora: la Bielorussia.

La tensione fra le due parti resta ai massimi, con Kiev che accusa Mosca di aver violato gli accordi e invoca sanzioni più severe. Le sirene sono tornate a suonare su Kiev, con la municipalità che invita i cittadini a nascondersi nei rifugi.

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La situazione sul terreno resta sostanzialmente in stallo. «Crediamo che i russi non abbiamo compiuto nessun progresso significativo da giorni», ha detto il portavoce del Pentagono John Kirby. «Continuano la loro avanzata nel sud, con il controllo di piccolo centri, mentre nel nord non hanno conquistato nè Kiev nè Kharkiv». Quanto a Mariupol, «è circondata dalle forze di Mosca ma non ancora presa», ha sottolineato. Parlando del grande convoglio avvistato fuori da Kiev Kirby ha spiegato che si trattava probabilmente di rifornimenti e non di veicoli armati.

Cresce il pressing anche sul fronte internazionale. La Ue sta pianificando un nuovo pacchetto di misure punitive contro Mosca, ma sembra vacillare l’ipotesi di un embargo su gas e petrolio. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ribadito che l’import dalla Russia è «essenziale», incassando l’appoggio del premier olandese Mark Rutte:  anche se «dobbiamo far in modo di ridurre la nostra dipendenza energetica dalla Russia», ha detto Rutte, le sanzioni energetiche produrrebbero rischi «ingestibili». La commissione Ue ha aperto nel frattempo a un tetto ai prezzi del gas, dicendosi «pronta a sostenere gli Stati membri nella progettazione» di misure di «regolazione dei prezzi del mercato del gas».

La Casa Bianca non ha invece ancora preso «alcuna decisione in questo momento» sull’embargo del petrolio russo, ha detto la portavoce Jen Psaki, mentre il Congresso procede verso l’approvazione di un disegno di legge per «bandire le importazioni di prodotti energetici dalla Russia e per sospendere normali relazioni commerciali sia con la Russia che con la Bielorussia».

Sul fronte dell’allargamento della Ue a Est, i vertici comunitari hanno avviato la procedura per l’esame delle domande di adesione dell’Ucraina, Georgia e Moldavia.

Disputa sui corridoi umanitari. Borrell: 1,6 mln di rifugiati

Nel corso del 7 marzo, l’esercito russo ha cessato il fuoco per consentire un totale di sei corridoi umanitari: uno da Kiev a Gomel (Bielorussia), due da Mariupol a Zaporizhzhya (sud-est Ucraina) e Rostov sul Don (Russia meridionale), uno da Kharkiv a Belgorod (Russia occidentale) e due da Sumy a Belgorod e Poltava (Ucraina centrale). I corridoi si sono aperti dalle 10 ora di Mosca, le 8 in Italia, su richiesta del presidente francese Emmanuel Macron, spiega il ministero della Difesa russo. Secondo una stima dell’Onu sono 406 i civili ad aver perso la vita in Ucraina dall’inizio dell’aggressione militare russa, mentre l’Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell parla di un totale di 1,6 milioni di rifugiati dall’inizio dell’invasione. «Temiamo che la stima possa arrivare a 5 milione persone» ha detto Borrell. All’emergenza umanitaria si aggiunge quella economica: secondo il ministro ucraino Oleksander Kubrakov, i danni provocati dalla Russia alle infrastrutture nazionali ammontano ad almeno 10 miliardi di dollari Usa.

L’Ucraina si oppone agli attuali corridoi umanitari perché conducono verso Russia e Bielorussia, anche se Macron smentisce di aver autorizzato lo spostamento dei civili in Russia e Bielorussia. Gli Usa intanto hanno consegnato nuovamente armi anti carro alle forze di liberazione. Al momento sarebbero 11mila i soldati russi uccisi dall’inizio del conflitto, secondo il ministero della Difesa di Kiev. Mosca, inoltre, avrebbe perso fra le altre cose 117 sistemi di artiglieria, 68 elicotteri, 290 carri armati e 50 batterie missilistiche mobili. Sul fronte interno alla Ue, intanto, il rifornimento di armi a Kiev viene osteggiato dall’Ungheria di Viktor Orban: Budapest ha emanato un decreto che vieta il trasferimento all’Ucraina attraverso il suo territorio.

L’Armata Rossa prepara l’offensiva a Kiev

Il cessate il fuoco non ha interrotto, comunque, le ostilità in varie zone del Paese. Il consigliere della presidenza ucraina, Oleksiy Arestovich, definisce «catastrofica» la situazione che si è venuta a creare alla periferia di Kiev. Lì e in altre città, tra cui Mariupol, decine di migliaia di persone attendono di poter evacuare. L’Armata Rossa ammassa truppe per attaccare la Capitale che si prepara a resistere. Intanto arriva la notizia di almeno 13 persone che sono rimaste uccise in un raid aereo russo sulla città di Makariv, nella regione di Kiev, riferiscono i servizi di emergenza ucraini. Un’altra vittima e diversi feriti sono stati registrati a Kharkiv, colpita da un bombardamento russo. Cresce la tensione anche a Mosca: dopo un attacco di Anonymous senza precedenti, le autorità russe starebbero valutando di disconnettere la Russia dal World Wide Web.

Ripartono i colloqui. Lavrov incontrerà Kuleba

Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov incontrerà per consultazioni il collega ucraino Dmytro Kuleba il 10 marzo in Turchia ad Antalya, secondo quanto annuncia il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.

Il portavoce del Cremlino fa sapere quali sono le condizioni di Mosca perché si fermi la guerra: l’Ucraina deve cambiare la propria costituzione e rifiutare di entrare in qualsiasi blocco, riconoscere la Crimea come Russa e le repubbliche di Donetsk e Lugansk come indipendenti.

A proseguire strenuamente nel tentativo di lasciare aperto un canale di dialogo, il premier israeliano Naftali Bennet, a cui domenica si è aggiunto il presidente turco Tayyip Erdogan. Ma le posizioni restano lontane: Mosca «non cede su niente», registra l’Eliseo, mentre il capo negoziatore ucraino pur dicendosi pronto a discutere «alcuni modelli non Nato», riafferma: «Non cederemo su Crimea e Donbass». Papa Francesco sottolinea come la Santa Sede sia «disposta a fare di tutto per mettersi al servizio della pace». Putin intanto incassa parole affettuose dell’alleato cinese: l’amicizia della Cina con la Russia è «solida come la roccia», secono il ministro degli Esteri della Repubblica Popolare Wang Yi. I due Paesi, ha detto in dichiarazioni a margine dei lavori dell’Assemblea del popolo, «manterranno il focus strategico e continueranno a rafforzare la partnership strategica globale di coordinamento per una nuova era». Pechino, in ogni caso, conferma la propria disponibilità a mediare per la pace.

Non rasserena il clima dei colloqui il tweet del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel che scrive: «La solidarietà, l’amicizia e l’assistenza senza precedenti all’Ucraina sono incrollabili. Discuteremo nei prossimi giorni della richiesta di adesione all’Ue dell’Ucraina».

Zelensky: «Non perdoneremo chi ha commesso atrocità»

Torna a farsi sentire il presidente presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un discorso alla nazione in occasione della Domenica del Perdono. «Non perdoneremo. Non dimenticheremo. Puniremo tutti coloro che hanno commesso atrocità in questa guerra sulla nostra terra. Troveremo ogni bastardo che ha sparato alle nostre città, alla nostra gente, che ha bombardato la nostra terra, che ha lanciato razzi. Non ci sarà posto tranquillo su questa terra per voi. Eccetto la tomba».

Draghi incontra la von der Leyen per energia e profughi

Differenziare la fonti approvvigionamento energetico, rendere l’Italia sempre meno dipendente dalla Russia, perorare la causa di un tetto comune ai prezzi del gas: con questo triplice obiettivo il premier Mario Draghi e il ministro Roberto Cingolani in giornata hanno incontrato a Bruxelles la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen. A Bruxelles si è parlato anche dei rifugiati in arrivo dall’Ucraina.

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