di Enrico Miele e Paolo Paronetto
La Borsa gli indici del 16 febbraio 2022
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - I listini europei chiudono sulla parità una seduta, quella del 16 febbraio, in cui l'incertezza sulla crisi Ucraina e l'attesa di indicazioni più chiare sui tempi della prevista stretta di politica monetaria da parte della Federal Reserve hanno consigliato prudenza agli investitori. A Piazza Affari il FTSE MIB ha terminato la giornata sulla parità, mentre il mercato aspetta la pubblicazione dei verbali dell'ultimo vertice Fed per capire l'entita del primo rialzo dei tassi previsto per marzo e il ritmo con cui l'istituto centrale Usa prevede poi di procedere sulla via dell'aumento del costo del denaro.
A raffreddare gli entusiasmi dei listini sono anche arrivate le parole del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, secondo cui l'Alleanza atlantica non ha notato nessun segno chiaro di de-escalation sul terreno, anzi le truppe russe «sono aumentate non diminuite», anche se, ha aggiunto, che «registriamo le aperture di Mosca al dialogo diplomatico e siamo pronti in questo senso».
Wall Street chiude contrastata (DJ -0,15%; Nasdaq -0,11%; S&P 500 +0,09%), con gli investitori che continuano a monitorare gli sviluppi della crisi ucraina e attendono i verbali (alle 20 italiane) dell'ultima riunione del Federal Open Market Committee (Fomc), il braccio di politica monetaria della Federal Reserve. Nelle minute, il mercato spera di trovare maggiori indicazioni per capire l'entità del primo rialzo dei tassi previsto a marzo e sul ritmo che la banca centrale Usa vuole seguire per alzare i tassi nel corso del 2022.
Sul fronte macro, l'attenzione resta alta sull'inflazione, dopo il dato sui prezzi alla produzione. I numeri sui prezzi import mostrano un aumento del 2% su base mensile a gennaio, un dato superiore alle attese. Oltre le stime anche il dato sulle vendite al dettaglio, sempre a gennaio, aumentate del 3,8% a 649,8 miliardi di dollari, dopo il -2,5% di dicembre (rivisto dall'iniziale -1,9%). Le attese erano per un rialzo del 2,1%. Rispetto al gennaio 2021, si registra per le vendite al dettaglio un +13%.
A Piazza Affari ha chiuso la seduta in rosso Banco Bpm che paga i realizzi dopo il balzo registrato sulla scia dell'attesa che la banca possa essere protagonista del risiko bancario. Indiscrezioni di stampa, inoltre, ipotizzano che il progetto di offerta da parte di Unicredit per il momento sarebbe stato accantonato. Segno opposto per Prysmian ben comprata sul FTSE MIB, il titolo approfitta dei risultati sopra le attese della concorrente francese Nexans. In rialzo al termine della giornata gli energetici: il recupero del greggio ha sostenuto il comparto con Saipem, Tenaris ed Eni in evidenza. Fuori dal segmento principale, tra i bancari in evidenza il "rosso" finale di Banca Mps, dopo la smentita che la società avrebbe bisogno di un aumento di capitale da 3,5 miliardi di euro, più elevato di quello previsto per il 2022 da 2,5 miliardi.
Chiusura in ribasso per lo spread tra BTp e Bund. A fine seduta, il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark e il pari scadenza tedesco è indicato a quota 163 punti base, in calo rispetto all'apertura a 169 punti base e rispetto ai 166 punti del closing del 15 febbraio. Scende visibilmente anche il rendimento del BTp decennale banchmark che ha segnato un'ultima posizione all'1,91%, rispetto al 2,02% di stamattina quando è stata oltrepassata la soglia del 2% per la prima volta dal maggio del 2020. Alla vigilia, il BTp decennale benhcmark aveva chiuso con un rendimento all'1,98 per cento.
I prezzi del greggio sono tornati a salire, dopo le perdite della seduta precedente a seguito di un allentamento delle tensioni tra Russia e Occidente con il parziale ritiro delle truppe di Mosca dal confine ucraino. «Il calo delle tensioni geopolitiche ha spinto gli investitori a chiudere alcune delle loro posizioni per realizzare profitti ieri, generando un declino dei prezzi del petrolio - dicono gli analisti di ActivTrades - tuttavia, rimangono saldi i fondamentali alla base dei recenti aumenti del prezzo del greggio, vale a dire un'offerta insufficiente a far fronte alla crescente domanda globale». Secondo gli analisti, anche se crescono le possibilità di una risoluzione pacifica della controversia nell'Europa orientale, l'aumento della domanda e la scarsa offerta manterranno i prezzi sostenuti, sulla soglia dei 100 dollari al barile.
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Paolo Paronetto
Redattore Radiocor
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