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Animali domestici, la pet economy supera i due miliardi

di Guido Minciotti

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(AP)

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17 maggio 2018
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3' di lettura

Nutrire un esercito costa. Esattamente 2 miliardi e 51 milioni di euro, se la gavetta è una ciotola e i soldati sono cani e gatti. Tanto vale il mercato del pet food fotografato dal Rapporto Assalco-Zoomark 2018, compendio annuale sul mondo dei pets diffuso dall’Associazione nazionale tra le imprese per l’alimentazione e la cura degli animali da compagnia e da Zoomark International (salone annuale dei prodotti e delle attrezzature per pets a Bologna). Sono 60 milioni gli animali che abitano le nostre case, di cui metà vive sotto la superficie dell’acqua (30 milioni di pesci), un quarto vola (o volerebbe: 13 milioni di uccelli) e l’altro quarto si divide ancora a metà tra gatti (7,5 milioni) e cani (7). Un mercato che ci vede al primo posto tra i Paesi europei per numero di pets in rapporto alla popolazione: in totale sono 50,3 pets ogni 100 abitanti, davanti a Francia (46,5), Polonia (41), Spagna (40,2), Germania (39,8) e Regno Unito (30,3).

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Il cibo industriale, segmento principale della categoria, ha messo in moto un giro d’affari di 2.051 milioni di euro nel 2017, con un tasso di crescita del +3.8% e superiore a quello del largo consumo confezionato (+2,3% nel 2017). In crescita del +2,4% anche i volumi, con 573.940 tonnellate commercializzate: gli alimenti per gatti da soli valgono più di un miliardo mentre quelli per cani pesano 969 milioni. Tutti i principali segmenti (umido, secco, snack & treat) hanno registrato una crescita a valore. In evidenza gli snack funzionali e fuoripasto (per l’igiene orale o i “premietti”) in crescita del +7% a valore. Si conferma il trend in salita degli ultimi anni, con un mercato 2014-17 che si è sviluppato con un tasso di crescita annuo composto pari a +3,6% a valore e +1,6% a volume. Malino gli alimenti per altri animali da compagnia, che nella grande distribuzione valgono 15 milioni di euro (-6,1%) confermando il trend di flessione già registrato lo scorso anno.
Per quanto riguarda il mercato degli accessori (prodotti per l’igiene, giochi, guinzagli, cucce, ciotole, gabbie, voliere, acquari, tartarughiere e utensileria varia) nel 2017 le vendite sono stabili in termini di volumi nei supermarket con una leggera flessione del fatturato del -2%, per un totale di circa 72 milioni di euro. Il segmento dei prodotti per l’igiene (shampoo, spazzole, deodoranti) è in crescita anche quest’anno, +15% a valore rispetto al 2016.

Per quanto riguarda i canali di vendita il “grocery” la fa da padrone e canalizza il 55,9% del fatturato complessivo del mercato pet food per cani e gatti (1,14 miliardi) e il 74,4% dei volumi mentre le “catene petshop” (261 milioni di euro) hanno continuato a crescere a due cifre con dinamiche del +17,8% a valore e +17,1% a volume. I “petshop” tradizionali (circa 5mila punti vendita) rappresentano il principale canale del trade–non grocery in cui sono distribuiti i prodotti per animali da compagnia in Italia. Coprono solo il 17,3% dei volumi ma generano il 31,3% a valore (642 milioni di euro). Per il terzo anno consecutivo il canale continua a mostrare una crescita del fatturato (+2,1%); in ripresa i volumi che mostrano un incremento di +0,5 per cento.

Gianmarco Ferrari, presidente di Assalco, è ovviamente soddisfatto: «In termini complessivi, il mercato del pet care conferma i trend positivi registrati negli ultimi anni. Un andamento che va di pari passo con la sempre maggiore cura e attenzione che gli italiani riservano ai propri pets. In particolare, gli acquirenti riconoscono nel pet food industriale la soluzione più pratica e conveniente per nutrire i propri amici animali in modo equilibrato, bilanciato e completo, come raccomandano i veterinari. I prodotti sono sicuri, formulati da nutrizionisti esperti e differenziati in base a età, razza e stile di vita e contribuiscono al benessere degli animali d’affezione».

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