Norme e Tributi
Pubblicità

Norme e Tributi

Aiuti fiscali, boom dei tax credit tra edilizia e caro bollette

di Dario Aquaro e Cristiano Dell'Oste

Immagine non disponibile
(Wolfilser - stock.adobe.com)

(Wolfilser - stock.adobe.com)

Nel 2022 sono stati introdotti 17 nuovi crediti d’imposta, che portano a 56 il totale dal 2019. Alcune misure contrastano le emergenze, altre sono di nicchia. L’Upb lancia l’allarme sulle cessioni

8 marzo 2023
Pubblicità

4' di lettura

Altro che bonus economy. Per fotografare l’ultima tendenza delle agevolazioni fiscali in Italia, forse è meglio parlare di tax credit economy. Solo nel 2022 – contando fino alla legge di Bilancio – sono stati introdotti 17 nuovi crediti d’imposta. E il totale delle misure lanciate dal 2019 arriva a 56, secondo la rilevazione del Sole 24 Ore del Lunedì basata sui Rapporti annuali del Mef.

L’anno record, con 20 nuovi tax credit, è stato il 2020, quando – all’uscita dai primi lockdown – il decreto Rilancio ha dato la possibilità di convertire le detrazioni in bonus spendibili in F24 e cedibili a banche, assicurazioni e altri soggetti privati. Anche il picco dell’anno scorso è legato a una situazione d’emergenza: il caro bollette aggravato dall’invasione russa dell’Ucraina.

Pubblicità

L’effetto valanga

Il forte incremento delle agevolazioni erogate come crediti d’imposta fa sì che questo tipo di incentivi rappresenti il 12% delle 626 tax expenditures monitorate dalla commissione ministeriale guidata da Mauro Marè.

Il trend comincia a pesare sulle casse pubbliche, anche perché l’effetto delle diverse misure si somma nel tempo. Come ha ricordato giovedì scorso in audizione al Senato la presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), Lilia Cavallari, ammonta a 30 miliardi il totale dei crediti d’imposta compensati nel 2022 da cittadini e imprese. Una cifra poco inferiore ai 32,4 miliardi del triennio 2019-21.

L’aspetto impressionante è che – su questi 30 miliardi – il superbonus e gli altri bonus casa incidono solo per 6,5 miliardi; il resto se ne va tra bonus investimenti, tax credit energia e altre agevolazioni alle imprese. È il segno che il grosso dell’ondata dei crediti edilizi deve ancora scaricarsi nei modelli di pagamento F24, anche perché i bonus casa sono a recupero pluriennale. In più – secondo l’audizione di giovedì scorso del direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini – altri 50,6 miliardi di euro di bonus edilizi, relativi a spese di riqualificazione del 2022, sono stati ceduti e sono perciò compensabili dallo scorso 1° gennaio.

È anche per fermare questo continuo accumulo di tax credit – destinato prima o poi a scaricarsi come una valanga sull’Erario – che il Governo è intervenuto con il decreto legge 11/2023. Bloccando così le cessioni dei bonus casa dal 17 febbraio.

Pro e contro dei tax credit

Il boom dei crediti d’imposta negli ultimi anni ha ragioni precise. Nei periodi di crisi come quella pandemica o energetica – ha osservato l’Upb – i tax credit permettono di «fornire al sistema produttivo la liquidità necessaria in modo rapido superando gli ostacoli amministrativi dell’erogazione diretta di sussidi». Non servono istanze o istruttorie, chi ne ha diritto li usa, e l’amministrazione farà i controlli in un secondo tempo (i problemi cominciano quando le regole cambiano in corsa e spiazzano le imprese, come capitato con il bonus ricerca).

Inoltre, come ha spiegato in audizione al Senato il 2 febbraio il direttore generale delle Finanze, Giovanni Spalletta, «i crediti d’imposta consentono di determinare ex ante l’ammontare del beneficio e di monitorare nel tempo la spesa in termini di risorse stanziate». Senza peraltro alterare la base imponibile, né l’ammontare dell’imposta dovuta.

La possibilità di cedere i crediti ne accelera la monetizzazione, anche da parte di cittadini e imprese incapienti. Ma può creare degli inconvenienti. Oltre a prestare il fianco alle frodi (se la cessione è priva di controlli come accaduto con il bonus facciate al 90%), la cedibilità – afferma l’Upb – aumenta lo stock dei crediti e la loro concentrazione nel settore finanziario, che a un certo punto esaurisce il proprio potenziale di acquisto.

Non solo. Aver trasformato le detrazioni edilizie in tax credit ha imposto al Governo di adeguarsi ai criteri di contabilità pubblica definiti da Eurostat. Conteggiando i crediti per intero nell’anno di generazione, anziché nelle annualità in cui si spalma la detrazione. Ciò ha fatto schizzare il deficit 2021 dal 7,2 al 9%, e quello del 2022 dal 5,6 all’8 per cento. Il peggioramento è notevole; ma dal punto di vista del Governo i conti 2023 risultano più leggeri e c’è spazio per la prossima manovra.

Oltre le emergenze

Sbarrata la strada alla cessione dei bonus casa, resta comunque il grande appeal dei crediti d’imposta. Tra i 17 nuovi tax credit del 2022, ben 11 riguardano il contrasto al caro energia. Si tratta dei contributi per i consumi delle aziende energivore, gasivore e no. E di quelli per l’acquisto dei carburanti in agricoltura, logistica e trasporto merci.

Non mancano, però, misure settoriali o di nicchia, come il bonus per i registratori di cassa o l’housing universitario. Questa dispersione si era resa evidente già nel 2020, quando erano nati ad esempio i bonus chef e acqua potabile. Tra i 20 tax credit introdotti quell’anno, però, c’erano anche misure di forte impatto – oggi rimpiante dalle imprese – come il restyling dei bonus investimenti e Industria 4.0, trasformati da super e iper ammortamenti in credito d’imposta.

Riproduzione riservata ©
Pubblicità
Visualizza su ilsole24ore.com

P.I. 00777910159   Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie  Privacy policy