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Klimt guida il mercato della Secessione di Vienna

di Laura Traversi

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La mostra a Palazzo Braschi presenta dai dipinti al design della Werkstatte/Manifattura viennese: il successo tra restituzioni, in gallerie e in aste

19 dicembre 2021
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7' di lettura

Gustav Klimt (Baumgarten 1862-Vienna 1918) è in Italia fino al 7 marzo con la monografica “Klimt. La Secessione e l' Italia” nel Museo di Roma di Palazzo Braschi con 200 opere originali. La mostra co-prodotta da Arthemisia in collaborazione con il Belvedere Museum e in cooperazione con Klimt Foundation. Sono arrivati in Italia straordinari prestiti dal Museo del Belvedere di Vienna, dalla Neue Galerie di Graz e dal Padiglione della Secessione viennese, progettato da J.M. Olbrich da un disegno di Klimt da cui proviene il «Fregio di Beethoven» (Fig. 3), concepito per la mostra sul compositore del 1902, una delle 23 ideate sotto la direzione del pittore, tra 1897 e 1903.

La storia

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Klimt, figlio di un artigiano orafo, fu amico dei suoi mercanti, agiva in modo consapevole e da protagonista nella promozione della sua opera sin da giovanissimo, immerso nel mercato dell’arte mitteleuropeo tra fine Ottocento e inizio Novecento: sia nella giovanile Künstler-Compagnie – col fratello Ernst ed altri – che nei cantieri pubblici e privati, capitanando la Secessione e nella ritrattistica dell'alta società industriale viennese (Fig. 4) prima della Grande Guerra. Ebbe un ruolo fondamentale in molte esposizioni, personali e collettive contro l' accademismo e lo storicismo, ma anche nelle Biennali di Venezia – presente nel 1899 e nel 1910 –, nell' Esposizione Internazionale del 1911 e della Secessione di Roma del 1914, esercitando una grande influenza sul Modernismo europeo ed italiano (es. G. Prini, Fig. 15), unitamente a strette relazioni sia con il prorompente Design della Wiener Werkstatte che sui mercanti d'arte del suo tempo.

Klimt e l'Italia

13 foto

Gustav Klimt, Giuditta, (1901), Olio/ tela, 84x42 cm ©Museo Belvedere, Vienna. Ph. J. Stoll
G.Klimt, Ritratto di Adele Bloch-Bauer II (1912), ol/tela 190 x 120 cm. Asta Christie’s New York 8.11.2006, Lotto 54 € 68.915.443
G.Klimt, Fregio di Beethoven. L'anelito alla felicità (1901). © Museo Belvedere, Vienna e Modello del Palazzo della Secessione Viennese. (Ph.LTraversi)
G. Klimt, particolare di Johanna Staude (1917-1918) ol./tela, 96x68,5 cm. Museo Belvedere, Vienna (Ph.LTraversi).
G.Klimt, Manifesto per la I Secessione (1898) Litografia a colori su carta, 63,8x46,1 cm © Klimt Foundation, Vienna
G.Klimt, Hygieia, particolare del quadro della facoltà La Medicina, Collotipia a colori dal portfolio del 1931 (G.Klimt 1900-1907) © Klimt Foundation, Vienna
Carl Moll, Il Naschmarkt a Vienna, 1894.Olio su tela, 86x119 cm.© Belvedere, Vienna. Ph.J.Stoll
G.Klimt, Rosiers sous les arbres, 19
Porfolio in foglia d'oro. Siglato GK. Manifattura Wiener Werkstätte-Vienna (62 x 42.5 x 5.2 cm). Asta Phillips, 9.12.2020 a € 50.095
Max Klinger, Beethoven, 1885. Bronzo. Ph.LTraversi
G. Klimt, La Sposa, 1917-18 ol./tela, 165x191 cm © Klimt Foundation, Vienna (part. Ph LTraversi)
Dagobert, Peche (1887-1923), Scatola con coperchio 12x11 cm. € 2.000
G.Klimt, Busto femminile (1897/98). Tecnica mista, 45 x 32 cm. Asta Kinsky Vienna, 17 giugno 2019, Lotto 426. Agg. € 560.000

Klimt e l'Italia

13 foto

Gustav Klimt, Giuditta, (1901), Olio/ tela, 84x42 cm ©Museo Belvedere, Vienna. Ph. J. Stoll
G.Klimt, Ritratto di Adele Bloch-Bauer II (1912), ol/tela 190 x 120 cm. Asta Christie’s New York 8.11.2006, Lotto 54 € 68.915.443
G.Klimt, Fregio di Beethoven. L'anelito alla felicità (1901). © Museo Belvedere, Vienna e Modello del Palazzo della Secessione Viennese. (Ph.LTraversi)
G. Klimt, particolare di Johanna Staude (1917-1918) ol./tela, 96x68,5 cm. Museo Belvedere, Vienna (Ph.LTraversi).
G.Klimt, Manifesto per la I Secessione (1898) Litografia a colori su carta, 63,8x46,1 cm © Klimt Foundation, Vienna
G.Klimt, Hygieia, particolare del quadro della facoltà La Medicina, Collotipia a colori dal portfolio del 1931 (G.Klimt 1900-1907) © Klimt Foundation, Vienna
Carl Moll, Il Naschmarkt a Vienna, 1894.Olio su tela, 86x119 cm.© Belvedere, Vienna. Ph.J.Stoll
G.Klimt, Rosiers sous les arbres, 19
Porfolio in foglia d'oro. Siglato GK. Manifattura Wiener Werkstätte-Vienna (62 x 42.5 x 5.2 cm). Asta Phillips, 9.12.2020 a € 50.095
Max Klinger, Beethoven, 1885. Bronzo. Ph.LTraversi
G. Klimt, La Sposa, 1917-18 ol./tela, 165x191 cm © Klimt Foundation, Vienna (part. Ph LTraversi)
Dagobert, Peche (1887-1923), Scatola con coperchio 12x11 cm. € 2.000
G.Klimt, Busto femminile (1897/98). Tecnica mista, 45 x 32 cm. Asta Kinsky Vienna, 17 giugno 2019, Lotto 426. Agg. € 560.000

Il mercato e le restituzioni

Negli ultimi 20 anni – secondo i dati di Artprice – il fatturato in asta di Klimt ha totalizzato circa 375 milioni di € (il 96% è passato tra Usa e Regno Unito). A Londra è transitato, negli ultimi 10 anni, il 68 % dei lotti. Vendute 1.118 opere, di cui il 46% nella fascia 10.000/50.000 €, con un tasso medio ventennale di invenduti stabile, intorno al 30%. Rari i suoi dipinti ad olio. Dal 1987 ne sono stati battuti solo 18 sopra 5 milioni di euro (diritti inclusi), di cui 13 dopo il 2000, col record del “Ritratto di Adele Bloch-Bauer II” del 1912 (Fig.2), comprato a quasi 70 milioni di euro (Christie's, 8 novembre 2006) e poi rivenduto dalla conduttrice televisiva Oprah Winfrey nel 2017 per 150 milioni di dollari ad un ignoto cinese. Adele è sempre la “Woman in Gold” del film, immortalata con questo nome dagli stessi nazisti (prima del film del 2015, così intitolato), per nascondere l'origine ebraica della modella e della committenza del «Ritratto di A. Bloch Bauer I» del 1907, suo periodo aureo (Fig.2bis), dal 2006 a New York nella Neue Galerie di Ronald Lauder comprato direttamente dalla nipote dell’artista Maria Altmann a 135 milioni di dollari.

L' imprevedibile successo del recupero di quattro su cinque dei dipinti già Bloch-Bauer, perduti con la spoliazione nazista dopo l' Anschluss dell'Austria alla Germania di Hitler (1938), divenuti identitari per il Belvedere di Vienna, resta di attualità visto che i collezionisti e i mercanti di Klimt (ed altri artisti come Egon Schiele) sono storicamente in larga parte ebrei. Tra i musei prestatori c'è chi cerca attivamente i proprietari di opere acquisite negli anni “critici”. Di recente, il Musée d'Orsay ha deciso di restituire agli eredi dell'antica proprietaria, deportata da Vienna e morta in Polonia, “Rosiers sous les arbres” del 1905c. un olio su tela di 110,2 x 110,2 cm, (Fig. 8, ). Ancora più incerte e difficili le restituzioni nel caso di eventuali disegni.

Le quotazioni prima del periodo aureo

Tra le opere in mostra, il bellissimo “Ragazza nel verde” della Klimt Foundation, datata 1896 c., prima del periodo aureo, comprato da Sotheby's a Londra l’1 marzo 2017 a 5.034.256 € (lotto 13). Per il periodo giovanile con la Compagnia degli artisti, da citare il passaggio in asta da Christie's a Londra il 5 febbraio 2015 di un “Bozzetto per un sipario teatrale” (1883-85c.) a 79.577 € (lotto 486), delle stesse misure di quello in mostra (1884-5) anche se meno compiuto. Il sottotitolo “La Secessione e l' Italia” sintetizza la complessità dei reciproci influssi tra Klimt e l’Italia, in particolare nei preziosi dipinti dorati, i “pitto-mosaici” di Klimt (Marini Clarelli) universalmente noti, influenzati dai viaggi a Venezia e Ravenna (rispettivamente: 1889,1899,1910, e 1903). Viceversa - come ricordava Umberto Boccioni - Klimt e la Secessione viennese influenzarono per decenni, fino alla rottura del Futurismo, molti artisti italiani, presenti in mostra.
Purtroppo le quotazioni dei nostri Vittorio Zecchin, Galileo Chini, Felice Casorati, Giovanni Prini (Fig.15) e di molti altri, fino alla Secessione Romana del 1914, non riflettono la loro caratura. Di consolatorio forse c'è che questo accade di frequente anche per artisti austriaci e tedeschi quali Carl Moll (Fig. 7), Max Klinger (Fig. 11) e Franz Jaschke (Fig.16).

I disegni, tra gallerie e aste

La produzione di disegni di Klimt, insieme a quella di Schiele, ha conquistato l'attenzione del collezionismo internazionale solo “a partire dagli anni Settanta del XX secolo. Prima di allora era trascurata e, pertanto, è assai difficile ricostruirne la provenienza antecedente, così come quella ante-guerra”. Lo testimonia Jane Kallir, curatrice di significative mostre su Klimt e Schiele in Italia (2001-2) e all' estero (es. Belvedere, 2015), autrice del «Catalogo di E. Schiele» e di quello «Ragionato dei disegni», nonché fondatrice del KRI-Kallir Research Institute nel2017. Virando di rotta verso la vocazione di ricerca l' ex co-direttrice della Galerie St.Etienne di New York è due volte erede del fondatore e nonno Otto, transfuga ebreo viennese che portò Klimt e Schiele negli Usa (da laureato in arte medievale) e ne traghettò la fama ai collezionisti americani del dopoguerra. Altre gallerie che lo hanno storicamente intermediato sono Richard Nagy Ltd. Londra e Wienerroither-Kohlbacher di Vienna (quattro suoi disegni sono in prestito presso la galleria romana Alessandra Di Castro.

In asta, il 71 % dei lotti venduti tra 2000 e 2021, è costituito da disegni e acquerelli (846 opere), il 18 % di multipli (216 su 321, ad es. litografie come i manifesti Secessione). Nel restante 11 % sono inclusi i passaggi di dipinti (69) ma anche alcuni oggetti unici come un suo portfolio per disegni siglato G.K., rivestito di foglia oro (Fig. 10) da Phillips, 9 dicembre 2020 a 50.095 €. Nei disegni il record è per un grande carboncino delle «Tre età della donna» (c.1905, 182,5 x 90 cm) passato da Sotheby's, New York il 27 giugno 1990 (lotto 314) a 788.720 €. Il record più recente è per uno splendido «Busto femminile» del 1897/98 (Fig. 14, tecnica mista, 45 x 32 cm) venduto su accordo di eredi e Klimt Foundation da Kinsky a Vienna (17 giugno 2019, lotto 426) e aggiudicato a 560.000 €. Gli invenduti ammontano ad un modesto 32% circa dei 1.240 disegni transitati, che si riducono, nei multipli, fino al 6,5% sul volume totale del 2020. L' invenduto può toccare esempi meno affascinanti o meno ben conservati, se il prezzo non è calibrato con prudenza. Nel complesso, nel ventennio passato, i valori dell' artista hanno avuto un ottimo incremento, generando un mark-up del 118% per i suoi raffinati collezionisti (dati Artprice).

I multipli, il design e Klimt online

Tra i suoi multipli, le collotipie prodotte in serie limitate (3-500 pezzi) hanno il loro record in un album del 1918, con 10 grandi “fotografie” rialzate in argento e oro ( 47 x 45,3 cm), passato alle Swann Galleries di New York a 56.460 € il 1° dicembre 2016. Il loro prezzo medio è di 800-1500 € (vendute 132 su 137, in 20 anni). In mostra c'è quella della “Medicina” (Fig.6), uno degli “scandalosi” quadri rifiutati dall'Università di Vienna nel 1900, perduti nel 1945 per un incendio. Ricostruiti a Palazzo Braschi in versione digitale, grazie anche alla collotipia del 1931, con una ricomposizione di Machine Learning finanziata da Google Arts and Culture. Quest'ultima è parte di «Klimt vs. Klimt-L'uomo delle contraddizioni», un hub online (30 partners ed istituzioni da 12 paesi) con 700 tra dipinti, disegni e documenti klimtiani, ad opera di Frank Smola, specialista del Belvedere, e coautore della mostra.
Delle litografie a colori, c'è a Roma una selezione accurata, insieme ad un buon gruppo di oggetti di design e documenti autografi dei ripetuti viaggi di Klimt in Italia, per vedere i mosaici di Ravenna e Venezia, i vetri di Murano e i grandi veneti del Cinquecento. Il record d'asta per la litografia della Secessione «Theseus und Minotaurus» (Fig.5, versione censurata) è di 82.055 € da Christie's ( Londra 2 ottobre 2013, lotto 7), mentre per il manifesto della Secessione (Fig. 5, cm 96 x 68,5) è di 24.000 €, da Dorotheum di Vienna (29.11.2005). In mostra, c'è anche la versione senza le sagome dei tronchi a nascondere gli attributi dell'eroe ellenico.

La manifattura Wiener Werkstätte fu fondata nel 1903 da Koloman Moser (1868-1918) e Joseph Hofmann, compagni di strada di Klimt nella Secessione fin dal 1897. Attiva per 30 anni, ebbe un enorme successo, tanto che le fu affidato, dal concepimento alla realizzazione, uno dei capolavori del Modernismo europeo, il Palazzo Stoclet di Bruxelles, per cui Klimt realizzò il grande fregio della Sala da pranzo. Da lì e dalla ditta/vetreria di Johann Lötz-Witwe, provengono molti tra i pezzi di design più rilevanti per bellezza (Coll. Ernst Ploil) di Koloman Moser e altri, per le cui quotazioni in asta la forbice dei valori non esclude i portafogli di “normali” e colti appassionati (es. bicchieri da liquore a poche decine di euro) come i record a cinque zeri (per un orologio da tavolo del 1907/8 a 369.780 € da Christie's, New York il 13 dicembre 2019 (lotto 71). Alla fascia “media” appartengono molti vasi da collezione di Moser con aggiudicazioni e quotazioni diversificate (da 200 a 46.000 €). In mostra anche oggetti di Dagobert Peche che hanno riscontri in asta, come la bella ceramica con coperchio passata a 2.000 €, o il centrotavola a 8.500 €, ambedue da Kinsky, Vienna rispettivamente il 24 giugno 2020 ( lotto 1039) e il 30 novembre 2018 (lotto 130). Del bel vaso con erme femminili di Michael Powolny (1902-6, Fig. 9) un esemplare è transitato a 4.250 € da Dorotheum il 21 maggio 2012 (lotto 438).

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