di Maria Adelaide Marchesoni e Marilena Pirrelli
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Il fascino della “Nuvola” di Massimiliano Fuksas sede della prima edizione di Roma Arte in Nuvola, la fiera di arte moderna e contemporanea che nei quattro giorni di apertura (dal 18 al 21 novembre) ha attirato oltre 24 mila visitatori.
L’evento ideato e diretto da Alessandro Nicosia con la direzione artistica di Adriana Polveroni e la collaborazione di Valentina Ciarallo ha sicuramente vinto in termini di affluenza attirando molti curiosi, soprattutto, durante il fine settimana. Ma non solo curiosi hanno visitato gli stand, tra i visitatori anche i 400 collezionisti italiani ed esteri che la fiera ha generosamente invitato organizzando una serie di incontri e visite anche alle collezioni private in città, alcune dei veri e propri “musei di arte contemporanea”.
Affermare che l'appuntamento sarà inserito nel calendario dell'arte internazionale è ancora presto per dirlo in quanto troppi fattori, che non toccano solo Roma Arte in Nuvola, stanno minando il modello di business della fiera ma, tuttavia, da questa prima edizione è possibile per il futuro prendere dei suggerimenti interessanti e sicuramente tra i suggerimenti da dare per la prossima edizione già in calendario dal 16 al 20 novembre 2022 è arricchire il sito anche con gli artisti presenti in fiera.
Una riflessione va fatta sul numero di gallerie che sono state invitate a partecipare non tanto per la dimensione dello spazio, che nei suoi 7mila metri quadrati distribuiti sui vari livelli ha ospitato in modo ottimale i 159 espositori tra gallerie, progetti speciali, editori, con l'arte moderna al piano terra, mentre il contemporaneo al Forum (primo livello), ma per il fatto che sarebbe stato meglio lavorare maggiormente sulla qualità. Passeggiando, tra gli stand del contemporaneo, si notava alcune cadute di stile come hanno fatto notare alcuni galleristi. Tra gli operatori c'è chi come Studio Sales (Roma), dopo aver riflettuto sulla partecipazione o meno, ha deciso di aderire all'iniziativa per il semplice motivo che “moralmente dovevo dare un segnale alla mia città”. Allo stesso tempo il gallerista lamentava la mancanza di solidarietà mostrata da altre gallerie che portano avanti un interessante lavoro di ricerca e avrebbero potuto partecipare ma hanno preferito non aderire. La motivazione? Senza dubbio una caratteristica che contraddistingue la categoria è la poca coesione tra colleghi, seppur piccolo il comparto è ad elevata competizione pur in questi momenti di difficile ripresa e i rari momenti aggregativi, come l’appuntamento espositivo a Procida organizzato da Italics, sono degni di plauso.
Flavio Favelli «Silver Plated », 2021 - assemblaggio di vassoi pressati, cm 244 x 53 x 43 (Studio Sales, Roma)
Del resto questa prima edizione, dopo più di un anno senza fiere, ha incentivato la partecipazione di diverse gallerie anche per le tariffe molto contenute. Studio Sales, dal canto suo, ha poi beneficiato di alcune vendite, tra queste un'opera storica di Flavio Favelli esposta al Guggenheim di Venezia e al Castello di Rivoli (22mila euro) e un disegno di Stefano Arienti (12.000 euro). Non potevamo non esserci è stata la motivazione che ha portato la galleria Schiavo Zoppelli, di base a Roma e a Milano. Nello stand spiccavano le ceramiche di Salvatore Arancio, un lavoro del 2017 realizzato per la pa partecipazione alla Biennale di Venezia (il prezzo dell'installazione in base alla dimensione oscilla da 25.000 a 60.000 euro) e due lavori di Patrick Tuttofuoco (stampe serigrafiche su base specchiante, da 8.000 a 18.000 euro) che aveva anche un'opera neon «Space Time», 2019, tra i progetti speciali. Meno soddisfatti sul fronte commerciale Prometeo Gallery presente tra i progetti speciali con l'installazione di Jannis Kounellis, «Senza titolo (Labirinto) Nabucco», 2013, mentre nello stand aveva diversi dipinti dell'artista albanese Iva Lulashi (da 3mila a 13mila) e un lavoro realizzato per la fiera di Fabrizio Cotognini. A caccia di qualità, ma poco la trasparenza sui prezzi: la galleria Alibi di Atene ha venduto tutto, nello stand presentava l’estetica queer glitch di Sofia Rozaki. Mauro Nicoletti di Magazzino di Roma ha venduto tre opere di Elisabetta Benassi e Alessandro Piangiamore. Anche Davide Paludetto da Torino ha venduto quasi tutto lo stand con le opere del bulgaro Kyril Hadzhien. Anche Francesco Pistoi di Lunetta 11 che ha portato le opere del giovane street artist milanese Solomostry si è detto soddisfatto delle vendite.
Mario Giacomelli «Presa di coscienza sulla natura», 1976-80 (Courtesy Archivio Mario Giacomelli - Gilda Lavia, Roma)
Dedicato al fotografo Mario Giacomelli, lo stand di Gilda Lavia che portava in fiera una selezione di opere presenti nella mostra realizzata presso la spazio a Roma in collaborazione con Katiuscia Biondi Giacomelli, nipote e direttrice dell'Archivio Mario Giacomelli. L'esposizione presenta 66 fotografie d'epoca che coprono l'intera carriera dell'artista presentando alcune sue opere più iconiche datate accanto a lavori inediti realizzati negli anni '90. Tra i progetti speciali la gallerista presentava un lavoro dell'artista Pamela Diamante, «Generare corpi celesti-esercizi di stile», 2020 presentata al PAC – Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano in occasione della mostra «Made of Sound», parte di PERFORMING PAC. Tra i progetti che la fiera presentava vi era il lavoro di 49 artisti che hanno reinterpretato le copertine di Vogue Italia, progetto ideato e curato da Valentina Ciarallo, a testimonianza della resilienza creativa durante il primo lockdown.
Claudio Costa «Il nido dell’ambra», 1981 - tecnica mista - 90 x 60 cm (Galleria Michela Rizzo, Venezia)
Al piano terra erano presentati in dialogo artisti del presente e storicizzati come nello stand di Mazzoleni che ha venduto tutti i pezzi di Marinella Senatore (i neon rotondi con le scritte della loro mostra aperta ora a Torino) e una scultura di Bonalumi, ma erano esposti anche de Chirico e cinque Capogrossi.
Mario Schifano «Esterno - senza scultura uno », 1984, smalto e acrilico su tela, cornice dipinta - cm 110 x 210 (Galleria Bergamini e Minuti - Arese)
Tanti i Casorati, da Tornabuoni ce n’erano cinque. Michela Rizzo da Venezia ha venduto il primo giorno di fiera un pezzo storico di Claudio Costa “Il gioco dell'oca”, 1994 a collezionisti lombardi e tre opere di una giovane artista Camilla Alberto (ora in una collettiva alla Strozzina). Verolino di Modena ha avviato trattative in per David Tremlett e i romani Cucchi e Paladino. Da Bergamini-Minuti è andata opzionata un'opera di Salvo. Da M77 diverse cancellature di Emilio Isgrò da25mila fino a 100mila e tante bellissime carte e libri di Maria Lai da 25mila fino a 150mila euro, la galleria lavora con l’archivio è ha in corso una sua mostra fino al 26 febbraio.
Achille Perilli «De Armonia Immundi», 1968, cm.300x200 (Volos, Roma)
Il Futurismo era presente almeno in due stand, da Futurism & Co. e da Galleria Russo, tante carte da Boccioni a Balla da 70mila a 100mila e, naturalmente, tornando al dopoguerra c’era tanto Boetti (AL&V Studios ha venduto due piccoli arazzi di piccolo formato a 40mila euro ciascuno) così come tanta Scuola romana da Festa ad Angeli e Schifano (da Antonacci Lapicirella venduta un’opera del 1970) e l'appena scomparso Achille Perilli e registriamo poi il ritorno, come sempre in grande formato, di Julian Schnabel da Robilant+Voena.
Marilena Pirrelli
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