di Andrea Marini
Libia al voto 10 dicembre, accordo senza firma
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Il blitz a Tripoli del ministro dell’Interno Matteo Salvini di due giorni fa. Oggi l’annuncio che l’Italia invierà 12 motovedette in Libia. I rapporti tra Roma e l’altra sponda del Mediterraneo stanno diventando sempre più stretti: l’obiettivo è evitare che i 662mila migranti presenti nel paese nordafricano non si riversino sui barconi nel Mediterraneo per tentare di arrivare in Europa attraverso l’Italia. Ma tra Roma e Libia corrono anche importanti rapporti economici che nel 2017 si sono rafforzati: l’interscambio è quasi arrivato a 4 miliardi, con una crescita del 34% rispetto al 2016, dovuto soprattutto alla ripresa dei flussi di greggio.
Riparte il flusso di oro nero
L’interscambio tra Italia e Libia è schizzato in alto nell’ultimo anno soprattutto grazie alla riprese del flusso di petrolio tra Tripoli e Roma: si è passati da 1,6 miliardi nel 2016 a 2,6 miliardi nel 2017. Se poi a ciò si aggiungono anche i prodotti petroliferi raffinati in loco e portati in Italia, l’import legato al greggio costituisce la quasi totalità degli acquisti italiani dalla Libia.
Export ancora al palo
Per quel che riguarda le vendite italiane in Libia, il mercato risente ancora dell’instabilità politica: l’export è rimasto nel 2017 stazionario, di poco superiore al miliardo. E la fetta più consistente (600milioni, +10% nel 2017) è rappresentato dai prodotti petroliferi raffinati in Italia e che poi riprendono la strada per Tripoli. E se i prodotti alimentari sono crollati del 24%, si difendono solo i macchinari, i metalli e i prodotti tessili (tutti e tre i settori non superano comunque i 200 milioni).
Andrea Marini
redattore
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