di Rita Fatiguso
Cina, crescita dell'industria nel 2021 a +9,6%
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Bilancia dei pagamenti cinese da record, con un surplus in valuta estera nel 2021 che sostiene la corsa dello yuan. Un enorme flusso di capitali stranieri è finito nelle casse di Pechino, a causa degli alti rendimenti dei titoli in valuta locale e del perdurante boom dell’export di prodotti made in China. La finanza globale punta sui titoli cinesi grazie anche alla stabilità del cambio della divisa, un copione che nel 2022 potrebbe ripetersi. Bisognerà però attendere gli effetti dell’aumento dei tassi Usa sul differenziale dei rendimenti dei titoli onshore.
L’avanzo delle partite correnti che misura il commercio di beni e servizi nel 2021 è salito a 224,2 miliardi l’anno scorso, il più alto dal 2013. L’avanzo in conto capitale ha raggiunto i 83,2 miliardi di dollari, il massimo dal 2010.
Lo rivelano i dati diffusi da Safe, l’amministrazione statale che per conto della Banca centrale monitora i flussi di capitale. Le cifre riflettono il forte surplus commerciale realizzato dalla Cina durante la pandemia e gli afflussi di capitale straniero a fronte di obbligazioni denominate in yuan.
L’avanzo commerciale, com’è noto, ha raggiunto il record di 676 miliardi di dollari, trainato dalla forte domanda estera di beni made in China e anche dall calo dei viaggi in uscita dal Paese che ha limitato il deficit nel commercio di servizi.
Surplus che ha messo le ali alla quotazione dello yuan che nel 2021 si è rafforzato del 2,7% rispetto al dollaro USA, estendendo il guadagno del 6,7% registrato nel 2020. Lo yuan offshore sfiora i 6,33 per dollaro, un livello registrato a dicembre quando la Banca centrale ha aumentato il coefficiente di riserva bancaria in valuta estera.
Il copione potrebbe ripetersi nel 2022, soprattutto per quanto riguarda il surplus delle partite correnti. La crescita economica globale può rallentare ulterirmente, ma la pandemìa fa bene alla bilancia commerciale cinese e anche alla sua bilancia dei pagamenti.
Se è ipotizzabile che l’export continui la sua marcia, più difficile è comprendere perchè gli investitori esteri abbiano aumentato le loro partecipazioni in obbligazioni sovrane cinesi di 575,6 miliardi di yuan (pari a 90,9 miliardi di dollari) nel 2021, il ritmo più veloce mai registrato sugli anni precedenti. Il crack immobiliare e i default miliardari, i focolai di nuovi contagi e i lockdown dovrebbero mettere in guardia, ma così non è stato.
L’investimento in azioni e obbligazioni denominati in yuan da parte di investitori offshore, al contrario, è salito a 23 miliardi a dicembre, il valore più alto dall’inizio dei record iniziato oltredieci anni fa.
Ci si aspetta che i surplus continuino anche nel 2022, anche se gli afflussi di obbligazioni potrebbero iniziare a rallentare quando il differenziale di rendimento tra Cina e Stati Uniti si restringerà con l’aumento dei tassi di itneresse deciso dalla Federal Reserve.
Gli alti rendimenti delle attività denominate in yuan e la stabilità del tasso di cambio della divisa di Pechino che ancora attraggono capitali stranieri potrebbero invertire la rotta a causa del restringimento del differenziale di rendimento USA-Cina.
Il che porterà a afflussi più lenti nel mercato obbligazionario onshore con la conseguenza che gli investimenti diretti il prossimo anno potrebbero allentarsi, a causa di una serie di fattori, tra cui le normative cinesi più severe, le difficili relazioni sino-americane e il rallentamento dell’economia cinese.
Rita Fatiguso
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