di Angelo Argento, Marilena Camarda, Patrizia Cappellaro e Daniela Pagliaro
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È indubbio che la Cultura sia uno dei più importanti driver della crescita economica del nostro Paese.
Ma, nei processi di trasformazione in senso rigenerativo e sostenibile del nostro modello di sviluppo - ai quali ci siamo impegnati, a livello internazionale con la sottoscrizione dell’Agenda ONU 2030 e, a livello europeo, con l’adesione alla Strategia UE “Green deal” e al Programma Next Generation EU (da cui scaturiscono i Piani nazionali di ripresa e resilienza - PNRR) - la leva culturale sta progressivamente assumendo valore non solo rispetto alle dimensioni più direttamente correlabili (economiche e di valorizzazione turistica), ma anche con riferimento ad elementi essenziali della sostenibilità, quali la coesione, l’integrazione e l’inclusione sociale, l’innovazione e il benessere (individuale e collettivo).
Questa funzione così importante della Cultura trova le condizioni necessarie per esplicarsi nei finanziamenti e investimenti senza precedenti che il Governo ha messo in campo nell’ultimo anno, soprattutto attraverso il PNRR. Il Piano, nella Missione 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” destina 6,68 miliardi di euro alla Componente “Turismo e Cultura”, che all’interno del sistema produttivo gioca un ruolo particolare, sia perché comprende attività che contribuiscono a formare e diffondere il “brand” del Paese e la sua immagine, sia - in generale - per il peso che tali attività hanno nell’economia nazionale (il solo turismo rappresenta circa il 12 per cento del Pil).
Peraltro, gli obiettivi di questa Componente non sono avulsi da altre priorità strategiche incluse nel Piano, anzi, si legano strettamente a molte di queste. Ne sono esempio le politiche di limitazione al consumo di suolo, nelle quali si ritrova la correlazione tra sostenibilità ambientale e tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale; da considerare, inoltre, che i settori del turismo e della cultura sono tra quelli che registrano una maggiore incidenza del lavoro giovanile e femminile, quindi risultano estremamente importanti per il raggiungimento dei target generazionali e di genere del PNRR.
È da evidenziare che gli investimenti in Cultura identificati nel PNRR toccheranno tutte le “anime” del territorio: riguarderanno i siti culturali delle grandi aree metropolitane, facendo della partecipazione culturale una importante veicolo di inclusione e “rigenerazione” sociale, ma al tempo stesso anche i borghi e le aree rurali, per favorire la nascita di nuove esperienze turistico-culturali, bilanciare i flussi turistici in modo sostenibile (evitando quindi l’indesiderabile “overtourism” o sovraffolamento turistico), sostenere la ripresa dello sviluppo e delle attività turistico-culturali nelle isole minori, in quanto aree particolarmente fragili e distribuite in ampia parte del territorio nazionale.
I settori “Cultura, turismo, informazione e innovazione“ sono collocati in una posizione centrale anche nella legge di bilancio 2022, che prevede – solo per limitarsi a qualche esempio - il potenziamento dei fondi per il cinema e l'audiovisivo, nuove risorse per contrastare lo spopolamento dei borghi, norme per biblioteche, archivi e librerie; fondi per la tutela del patrimonio culturale e, naturalmente, ulteriori sostegni al reddito dei lavoratori dello spettacolo, particolarmente danneggiati dalle chiusure e dai rallentamenti delle loro attività dovuti alla pandemia.
Anche la politica di coesione europea nel periodo 2021-2027 dimostra una particolare attenzione ai temi della “Cultura”, inserendo nell’obiettivo di policy denominato “Un’Europa più sociale” un nuovo obiettivo specifico per il rafforzamento del ruolo della cultura e del turismo sostenibile nello sviluppo economico, nell'inclusione sociale e nell'innovazione sociale.
Dinanzi alla grande portata dei finanziamenti previsti per la Cultura e le modalità di erogazione delle risorse del PNRR - legate all’avanzamento e alla realizzazione dei progetti nei tempi stabiliti – sta crescendo la consapevolezza del ruolo della misurazione e valutazione degli investimenti in Cultura, sia con riguardo ai tradizionali parametri economici (es. valorizzazione turistica, produzione, occupazione, valore aggiunto) che rispetto al contributo alla sostenibilità dello sviluppo.
È questo il tema centrale di un lavoro “Cultura e Sostenibilità: verso modelli Omogenei di misurazione e valutazione degli investimenti” (https://www.programmazioneeconomica.gov.it/per-farsi-unidea/) svolto dal Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che in modo accurato documenta le principali destinazioni di risorse per gli ambiti culturali, messe a disposizione dal PNRR e dalla manovra finanziaria per il 2022, e analizza le necessità valutative connesse al settore Cultura, soprattutto con riguardo al suo contributo al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda ONU 2030.
Il lavoro - che si sviluppa nell’ambito di un progetto più generale del Nucleo dedicato ai temi della misurazione statistica della sostenibilità - prende le mosse dall’analisi del Progetto “Capitale italiana della Cultura” attraverso il caso della Città di Parma, capitale italiana della cultura 2020 e 2021.
È, infatti, proprio l’analisi del “caso Parma” ad aver fornito l’occasione di avviare riflessioni sulle nuove esigenze di misurazione e valutazione di sostenibilità degli investimenti in Cultura. Il progetto Parma può essere considerato un esempio di sostenibilità e di resilienza e non solo per i tempi di piena pandemia nei quali è stato messo in opera, ma perché i tempi hanno ispirato la scelta compiuta dalla Città di Parma, dall’intero territorio della provincia e dalle comunità coinvolte di incentrarlo sulla rinascita culturale e la rigenerazione sociale che da essa deriva.
Il Progetto - interpretato fin dall’inizio come un vero e proprio Programma territoriale - ha posto nelle politiche culturali innovative le fondamenta per uno sviluppo trasformativo, non solo economico, ma soprattutto sociale dell’area. Accogliendo una visione ampia e sistemica, gli investimenti culturali sono stati finalizzati non tanto ad aumentare l’attrattività turistica, quanto a formare uno stabile e duraturo capitale relazionale, nella consapevolezza che il connubio “Cultura e Sociale” sia leva imprescindibile per impostare un rinnovato futuro dei territori, che integrano, includono, e producono benessere e qualità di vita.
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