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«Nel Lazio serve un sistema di monitoraggio dei bandi»

di Andrea Marini

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(IMAGOECONOMICA)

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Il presidente di Unindustria Lazio

13 febbraio 2023
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4' di lettura

«Il ceto politico e istituzionale deve aumentare la consapevolezza che il Lazio è una regione industriale, con settori di qualità e dimensioni importanti. Solo partendo da qui si può impostare una politica industriale per far crescere il tessuto imprenditoriale». Angelo Camilli, presidente di Unindustria Lazio, tira le somme a pochi giorni dalle elezioni regionali che decideranno il nuovo presidente del Lazio. Nei giorni scorsi l’associazione ha incontrato i candidati ed espresso le sue priorità.

Quali priorità dovrà affrontare il nuovo presidente?

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Un tema che abbiamo sottoposto a tutti i candidati è l’efficienza amministrativa. Ci sono i programmi comunitari da mettere a terra, che vedranno raddoppiare a 3,4 miliardi le risorse rispetto ai fondi europei del settennato precedente.

Che deve fare la Regione per evitare di sprecare questa opportunità?

Serve un sistema di monitoraggio dei bandi, semplificare le procedure, lavorare sulla digitalizzazione, sul rafforzamento delle competenze della pubblica amministrazione.

Ancora brucia il caso Catalent, la multinazionale che l’anno scorso ha ritirato il suo investimento da 100 milioni in provincia di Frosinone per le lungaggini burocratiche...

La semplificazione è un tema decisivo. Non bastano buoni progetti, bisogna anche permettere alle aziende di realizzarli.

Per non parlare delle infrastrutture: sono 20 anni che si parla della autostrada Roma-Latina...

Per la Roma-Latina sembrano finalmente esserci notizie positive, con la nomina del nuovo commissario. Come pure per la Cisterna-Valmontone, con la firma del protocollo che dà il nulla osta. Sono tante le infrastrutture necessarie. Cito per esempio la Civitavecchia-Orte, la Formia-Cassino, la ferrovia Roma-Pescara, la riqualificazione della Salaria, l’anello ferroviario e la Metro C di Roma. Nei prossimi sette anni sulla regione saranno investiti 9 miliardi, a partire dai fondi Pnrr e quelli europei. La questione decisiva non sono quindi le risorse, ma gli iter autorizzativi.

Soprattutto in uno scenario in cui Roma si avvia ad ospitare il Giubileo 2025, il bimillenario della morte di Gesù nel 2033. E in mezzo potrebbe esserci anche l’Expo 2030....

Il nuovo governatore dovrà sostenere le progettualità legate a questi eventi, soprattutto intervenire sulla gestione dei rifiuti.

Le imprese hanno sostenuto da subito il nuovo termovalorizzatore di Roma, eppure il piano rifiuti della Regione Lazio non prevede questo tipo di impianti. È preoccupato?

Con i poteri speciali conferiti al sindaco di Roma Roberto Gualtieri, ormai il tema del termovalorizzatore è una questione della capitale. Ci auguriamo che il progetto sia realizzato il prima possibile. Ora andranno però associati altri nuovi impianti, come i biodigestori. L’iter autorizzativo regionale sarà fondamentale.

Il Lazio è tra le regioni con il fisco locale più pesante. Ci sono i margini per intervenire?

Sono anni che chiediamo l’abrogazione della maggiorazione Irap, inserita per le difficoltà di bilancio, e la semplificazione della aliquota ordinaria. Adesso le risorse non mancano e un intervento darebbe un impulso al sistema delle imprese. Come pure servirebbe potenziare le garanzie a favore delle banche che concedono credito per il rafforzamento patrimoniale delle imprese. E c’è poi il tema della formazione: oltre il 50% delle imprese ha difficoltà a trovare figure qualificate.

Su questo fronte voi siete stati tra gli ideatori e i fondatori del Rome Technopole, il progetto pubblico-privato per dotare anche Roma di una sorta di politecnico. Cosa chiedete alla nuova giunta?

L’amministrazione uscente si era impegnata a finanziare il progetto con 200 milioni in sette anni. Chiediamo continuità nell’impegno.

Uno degli ultimi atti della giunta uscente è stato quello di devolvere poteri a Roma. Come si può evitare che i maggiori poteri alla capitale vadano a danno delle altre quattro province?

Il tema ci sta molto a cuore, abbiamo fatto proposte definite e concrete già alcuni anni fa, anzitutto ragionando sulla dimensione di Roma che richiede una sostanziale autonomia dei Municipi, grandi come vere città, trasformandoli in Comuni se necessario, dotati comunque di risorse e poteri. Per Roma è necessaria una riforma complessiva.

In che senso?

Serve una riforma che garantisca il governo di tutta la città metropolitana. Non abbiamo bisogno ad esempio di una 21esima Regione, come si è letto, ma di una capitale con trasferimenti adeguati e che abbia potere almeno sui temi del turismo, dei beni culturali, della sicurezza, dei rifiuti, per citarne solo alcuni. Abbiamo visto di recente che trasferire poteri a Roma (è avvenuto per l’urbanistica) è una operazione complicata, che va accompagnata con investimenti in risorse e persone. Ma questo non può essere un alibi per rimanere fermi. Ci attendono eventi di caratura mondiale e Roma deve affrontarli da vera grande capitale.

Quali sono le vostre stime per l’economia del Lazio nel 2023?

Nel 2022 c’è stata una crescita significativa. Ad oggi le proiezioni del nostro Paese per il 2023 non sono positive ma, se utilizzeremo bene le risorse e le opportunità che abbiamo a disposizione, accompagnate da una riduzione dei costi dell’energia e quindi dell’inflazione nel secondo semestre, potrebbe esserci una ripresa economica e il Lazio potrebbe andare anche meglio della media nazionale.

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