di Giulia Crivelli
L’installazione e la capsule create da Willie Cole per Tod's.
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Il gruppo Tod’s fu tra i primi protagonisti della moda e del lusso italiani a scegliere la Borsa per crescere e dare una svolta alla governance. La quotazione risale alla fine del 2000 e in questi oltre venti anni Diego Della Valle, fondatore e ancora oggi presidente e amministratore delegato del gruppo, si è abituato agli umori – non sempre razionali e decifrabili – dei mercati finanziari. Non ha mai nascosto, ad esempio, la sua contrarietà alla “tirannia” dei dati trimestrali, che rischiano di costringere manager e stakeholder a una logica di breve periodo. Fatto salvo questo sano distacco, Della Valle deve aver accolto con soddisfazione la reazione della Borsa alla semestrale del gruppo Tod’s: il 9 settembre, giorno successivo alla pubblicazione dei dati, il titolo ha fatto un balzo del 12%. Dopo quasi due anni di difficoltà legate al Covid e a un processo di cambiamento del gruppo iniziato prima dello scoppio della pandemia, i risultati del periodo gennaio-giugno sono stati, come per altre aziende del settore, il vero segnale della svolta.
Il fatturato del gruppo, che controlla, oltre a Tod’s e Roger Vivier, Hogan e Fay, nel primo semestre è salito del 55,1% a 398,4 milioni a cambi correnti e del 57,8% a 405,5 milioni a tassi costanti. Il confronto è ovviamente con il 2020, ma il terreno è quasi recuperato anche sul 2019 e Roger Vivier, in particolare, il marchio con il posizionamento più alto e da sempre radicato in Asia, ha chiuso il semestre con un aumento dell’83,6% a tassi correnti: passando da 61,4 a 112,7 milioni è il primo brand del gruppo dopo Tod’s. Permane cautela in tutti i settori per quello che resta di questo secondo anno di pandemia, ma Della Valle ha sottolineato l’accelerazione del secondo trimestre, che prelude – per il gruppo Tod’s e tutta l’alta gamma, benché le aziende quotate non possano dirlo chiaramente – alla conferma del trend del primo semestre per il terzo e quarto trimestre del 2021.
Il fondatore di Tod’s aveva ribadito anche durante il periodo più buio della pandemia e in particolare nei mesi di lockdown e chiusura del negozi (quasi 300 nel mondo quelli a gestione diretta) la sua convinzione che i fondamentali del lusso, italiano e non solo, e del gruppo Tod’s, restavano ottimi e che l’azienda avrebbe proseguito con tutte le iniziative di sostenibilità sociale e ambientale, con una particolare attenzione al territorio marchigiano, all’emergenza sanitaria e all’occupazione, salvaguardata sia nelle Marche, sia nelle altri sedi del gruppo. Una scelta che ha pesato sugli indici di redditività, che, come mostrato dalla semestrale, sono però in netto recupero. L’ebitda del primo semestre è di 65 milioni (16,3% dei ricavi), da confrontare con una perdita operativa di 18,7 milioni del primo semestre 2020, che scontava una svalutazione straordinaria delle giacenze pari a 30 milioni. L’ebit resta negativo per 2,7 milioni, in deciso miglioramento però rispetto alla perdita operativa di 94,1 milioni del primo semestre 2020.
Accanto ai progetti di sostenibilità, il gruppo, in particolare con i marchi Tod’s, Hogan e Fay, ha continuato a investire in collaborazione con creativi di mondi contigui a quello della moda e a sostenere la formazione interna e in partnership con scuole italiane e straniere, dal Polimoda di Firenze alla Central Saint Martins di Londra. Con un’attenzione particolare a progetti di upcycling, economia circolare e sostenibilità di filiera. L’ultimo esempio in ordine di tempo si è visto durante il SuperSalone, l’edizione straordinaria del salone del mobile che si è svolta a Milano dal 5 al 10 settembre, in concomitanza con gli eventi del FuoriSalone, che hanno portato in città decine di migliaia di persone, tornando a essere vetrina della “manifattura creativa” italiana. La boutique Tod’s di via Monte Napoleone, nel quadrilatero della moda, ha ospitato la collezione Mosaic, nata dall’incontro con l’artista americano Willie Cole, che ha usato parti di lavorazioni del passato (chiamarli scarti suona davvero male) per dare forma e sostanza a borse e piccoli accessori.
Fay aveva presentato in luglio un’edizione numerata dell’iconico “quattro ganci” realizzata con le rimanenze dei materiali usati negli anni 80, iniziativa che si inserisce nel progetto Fay Archive curato da Alessandro Squarzi, in un contesto più ampio di rivalutazione dei materiali esistenti con un pensiero alla sostenibilità. Durante la fashion week di febbraio Hogan aveva presentato il progetto Hogan 3R (recycle, reduce, reuse), una capsule destinata a evolversi con sneaker e capi fatti di pellami rigenerati e plastiche riciclate.
Giulia Crivelli
fashion editor
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