di Alessia Maccaferri
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La notizia positiva è che la crisi climatica avrebbe potuto essere peggiore e che le misure prese per tempo hanno effetti positivi. Infatti, secondo gli scienziati, i Cfc, le sostanze chimiche che distruggono l’ozono, avrebbero generato fino a 2,5 gradi in più di riscaldamento globale in più entro la fine del secolo se non fossero state vietate. Lo rivela uno studio pubblicato nei giorni scorsi su Nature. Non si può però cantare vittoria: una recente riunione dell’Ozone Research Managers invita a osservare i segnali preoccupanti che arrivano dalle regioni polari e da nuove sostanze che bucano l’ozono.
Lo studio afferma che il controllo della produzione di sostanze dannose per l’ozono attraverso il Protocollo di Montreal - trattato internazionale firmato nel 1987- ha comportato il recupero dello ozono stratosferico e ha evitato i conseguenti aumenti delle dannose radiazioni ultraviolette superficiali. In particolare il protocollo ha avuto effetti positivi di mitigazione del cambiamento climatico perché le sostanze che riducono l’ozono, come i clorofluorocarburi, sono potenti gas serra. Questo ha avuto hanno anche benefici per le piante e la loro capacità di immagazzinare carbonio attraverso la fotosintesi.
Considerando l’effetto delle radiazioni ultraviolette sulla crescita delle piante, gli studiosi hanno stimato che entro la fine di questo secolo (2080-2099) avrebbero potuto esserci 325-690 miliardi di tonnellate in meno di carbonio nelle piante e nei suoli senza il Protocollo di Montreal rispetto alle proiezioni climatiche con controlli sulle sostanze lesive per l’ozono). Questo cambiamento avrebbe potuto comportare ulteriori 115-235 parti per milione di anidride carbonica atmosferica, che avrebbe potuto portare a un ulteriore riscaldamento della temperatura di 2,5 gradi. I risultati suggeriscono che il Protocollo di Montreal potrebbe anche aiutare a mitigare i cambiamenti climatici evitando diminuzioni dei dissipatori di carbonio. Complessivamente I ricercatori ribadiscono quindi che le misure quando vengo prese in tempo e in modo risoluto danno buoni risultati. Un monito a pochi giorni dall’allarme dell’Ipcc sulla crisi climatica.
Ma non è tempo di autocompiacimenti, avvertono gli esperti dell’Ozone Research Managers, riuniti in un summit a fine luglio. In particolare il gruppo nato a seguito della Convenzione di Ginevra del 1985 è preoccupato dall’impatto dell'aumento delle temperature superficiali nelle regioni polari sull'ozono stratosferico e dalle emissioni impreviste di una sostanza vietata nota come Cfc-11. Inoltre invita a proseguire l'azione internazionale per ridurre gradualmente la produzione e il consumo di idrofluorocarburi (Hfc), che sono potenti gas serra e dannosi per il clima.
Alessia Maccaferri
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