di Gian Primo Quagliano
(ANSA)
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Il mercato dell’auto in Italia è alla canna del gas. Il Governo e il Parlamento nel 2020, nel 2021 e anche nel 2022 sono intervenuti per sostenere le vendite con incentivi che sono andati sia alle auto ad alimentazione tradizionale, ma con emissioni non superiori a 135 grammi di CO2 al chilometro, sia alle auto elettriche o comunque a basso impatto ambientale. Particolarmente generosi sono stati gli interventi per questi ultimi due tipi di auto sia per l’entità degli stanziamenti che per le cifre regalate ai singoli acquirenti.
Nonostante questo, però, il pubblico si è orientato soprattutto verso le auto tradizionali. Nel 2022 il Governo ha infatti stanziato 220 milioni per incentivi per le auto con emissioni di CO2 da 0 a 20 grammi al chilometro, 225 milioni per incentivi per le auto con emissioni di CO2 da 21 a 60 grammi al chilometro e 170 milioni per incentivi per le auto tradizionali con emissioni di CO2 da 61 a 135 grammi al chilometro. Lo stanziamento per le auto tradizionali con impatto contenuto si è esaurito in pochi giorni, mentre al momento i fondi prenotati per le auto “ecologiche” sono stati utilizzati per meno del 20% dello stanziamento.
Come si spiega questa situazione? Gli italiani non sono sensibili al richiamo della transizione energetica? Diversi sondaggi mostrano che non è così. Il problema è che per passare all’auto elettrica non bastano incentivi generosi, ma occorre che vi siano le condizioni per poterla utilizzare senza eccessivi sacrifici in termini di facilità di impiego. E in primis occorre che la ricarica delle batterie non sia un problema. Secondo studi autorevoli occorrerebbe una colonnina per ogni dieci auto elettriche circolanti. Attualmente ce ne sono poco più di 30.000, un numero assolutamente inadeguato se si pensa che nel nostro Paese circolano 40 milioni di auto. E dunque la priorità per la transizione energetica non è la concessione di incentivi generosi all’acquisto di auto elettriche, ma la creazione di una rete di ricarica adeguata alle esigenze che l’automobile deve soddisfare per la stragrande maggioranza degli automobilisti.
Tornando all’azione del Governo c’è un’altra questione da chiarire. Il decreto del 6 aprile ha escluso dalla possibilità di ottenere incentivi le persone giuridiche e quindi anche il mondo delle flotte aziendali. È stato un grave errore, perché le persone giuridiche hanno una maggior propensione al passaggio alla mobilità elettrica rispetto ai privati e di conseguenza escluderle dagli incentivi è un autogol. Si è cercato un rimedio (in maniera peraltro incompleta) con la legge n.108 del 5 agosto 2022. Ma il testo appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale sembra prevedere un fondo riservato al noleggio solo da 20 milioni: un’inezia rispetto alla potenziale domanda. Però il tema è ancora in discussione, dopo le reazioni dell settore, e pare che disponibilità possa ammontare all’intera dotazione del fondo incentivi. Si attende chiarezza, quindi. Ma soprattutto è altamente auspicabile che errori del genere non vengano commessi dal nuovo Governo.
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