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Thaler: un Nobel alla conoscenza, non solo all’economia

di Pietro Pietrini e Massimo Riccaboni

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 Richard Thaler, economista comportamentale.

Richard Thaler, economista comportamentale.

11 ottobre 2017
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4' di lettura

L’economia sta superando il suo storico isolamento per interagire in termini sempre più stretti con le altre scienze sperimentali. La raggiunta maturità scientifica dell’economia deve molto allo stretto rapporto che ha saputo sviluppare con la psicologia nello studio del comportamento degli agenti economici. Il comportamento umano è la risultante di istinto ed emozione da una parte e ragione dall’altra. I primi, mantenutisi pressoché invariati per milioni di anni di evoluzione, ci fanno assomigliare agli altri animali. La seconda, frutto dello sviluppo della corteccia cerebrale, soprattutto della sua porzione anteriore, è senza eguali nel mondo animale.

Uno dei più noti contributi di rassegna sull’economia comportamentale del neo premio Nobel per l’economia, Prof. Richard H. Thaler, inizia con una lucidissima presa di coscienza: se solo parte dell’analisi economica può dirsi comportamentale, dobbiamo supporre che ancora oggi gran parte dell’economia sia profondamente “anti-comportamentale”, ossia che si disinteressi di cosa le persone desiderano e di come si comportano. Poco è cambiato da quando Herbert Simon scriveva che l’economia descrive come gli esseri umani dovrebbero comportarsi in quanto razionali e poco si interessa di studiare le vicende umane, ossia cosa fanno e perché.

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Nel 2000 a Pittsburgh, poco prima della sua morte, Simon, Nobel per l’economia nel 1978, sedeva nel Dipartimento di Psicologia (e non di Economia) e diceva a tutti gli studenti che era affascinato dal funzionamento del cervello umano e dispiaciuto di non aver probabilmente il tempo per assistere agli straordinari progressi che si attendeva nella comprensione di come davvero ragioniamo, risolviamo problemi e prendiamo decisioni. L’anno dopo la sua morte, nel 2002, lo psicologo Daniel Kahneman fu insignito del premio Nobel «per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica» con il collega Amos Tversky, che non ricevette il Nobel perché scomparso prematuramente nel 1996. Ed è su questa importante eredità che si innesta il contributo di Richard Thaler, dal riconoscimento che gli individui nel prendere decisioni e nel loro agire sociale possano essere meglio descritti come “pleasure machine” che non come esseri razionali, e di come occorra fondare, per dirla con le parole di un altro premio Nobel, una nuova scienza del piacere.

Interessante è constatare, tornando al tema dell’interdisciplinarità nelle scienze economiche, come i due lavori più citati da Thaler non siano in riviste di economia ma contributi di finanza e marketing. In particolare, lo studio sulla contabilità mentale (mental accounting) dei consumatori nobilita il marketing come disciplina che analizza il comportamento dei consumatori e i loro bisogni di autocontrollo, mentre le imprese offrono commitment devices ed esplorano le migliori soluzioni per fare felici i propri clienti. Di illuminante lucidità ad esempio è l'analisi del come si devono fare i regali, del perché è bene regalare qualcosa che le persone desiderano ardentemente ma che non intendono concedersi (il frutto proibito) o del perché non mettiamo tutti i regali di Natale nello stesso pacco.

Anche all’economista piace scartare i regali ma nella sua scienza non c’è spazio per Babbo Natale. All’inizio dello stesso articolo, Thaler cita l’aneddoto di un salmone smarrito da una compagnia aerea. La compagnia decide di rifondere i proprietari del salmone con un buono di 300 dollari e loro ne spendono immediatamente 225 a cena; mai avevano speso così tanto al ristorante. Ebbene questo aneddoto chiarisce molto bene perché Thaler ha dichiarato che intende spendere l’assegno del Nobel nel modo più irrazionale possibile.

Ciò che più qualifica il contributo di Thaler è il tentativo di sviluppare politiche di paternalismo libertario, o architetture delle scelte, che aiutino le persone a prendere le decisioni giuste su abitudini di vita, studio, lavoro, salute, risparmio, investimenti, ambiente. Un’economia umana che parta dalla consapevolezza che le persone spesso fanno scelte irrazionali e identifica politiche non coercitive per orientarle verso decisioni desiderabili sul piano individuale e collettivo. Centrale in tal senso è la teoria dei nudge (o leggere spinte). Spesso ci trasciniamo in comportamenti abituali, rimandando l’adozione di comportamenti virtuosi come smettere di fumare, studiare, fare una dieta eccedendo oggi nella speranza di cambiare vita da domani. Le architetture delle scelte possono essere progettate allo scopo di aiutare le persone a riorientare le proprie decisioni verso stili di vita, consumi e abitudini più consapevoli e razionali.

Come spesso accade per i grandi pensatori, Thaler ha colto quello che era da sempre sotto gli occhi di tutti. Non è forse nudging quello che i genitori ben presto imparano a fare per convincere dolcemente i propri pargoli a fare una certa cosa, resisi conto che punizioni e premi perdono rapidamente qualsiasi efficacia? Le implicazioni delle teorie di Thaler travalicano ampiamente il campo dell’economia. Basti pensare, a solo titolo di esempio, che moderni programmi di recupero e riabilitazione di giovani criminali psicopatici, notoriamente impermeabili a qualsivoglia forma di punizione o di intervento psico-terapeutico, adottano con successo strategie simili.

Al di là dei meriti specifici che motivano l’ambìto premio conferito a Thaler dall’Accademia di Svezia, ampiamente riportati dai giornali di tutto il mondo, ci pare che questo Premio Nobel sancisca anche la mancanza di una giustificazione per l’artificiosa separazione tra i settori del sapere. In questo senso, lo sviluppo recente delle neuroscienze cognitive e sociali offre nuovi strumenti per spingere sempre più in là i confini della conoscenza, con un approccio che ricorda quello delle prime Scuole di pensiero nell'antichità. Una spinta gentile verso un nuovo umanesimo.

Pietro Pietrini è Neuroscienziato e psichiatra, Direttore, Scuola IMT Alti Studi Lucca
Massimo Riccaboni è Professore di Economia, Scuola IMT Alti Studi Lucca

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