Siccita', il sale nel Po: un killer per le vongole del Delta
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L’Italia ha sete. L’agricoltura è in crisi. Il governo, come ha anticipato il presidente del Consiglio Mario Draghi, si prepara da lunedì 4 luglio a dare il via libera ai piani di emergenza regionali e nella bozza del decreto legge con misure di contrasto alla scarsità d’acqua e di potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche si delinea l’istituzione di un commissario straordinario dotato di struttura ad hoc, poteri di spesa, e procedure snelle per affrontare questa sfida. Il provvedimento è atteso la settimana prossima sul tavolo del Consiglio dei ministri.
Prima che il testo approdi all’attenzione dell’esecutivo, tuttavia, è necessario che le regioni interessate dichiarino lo stato di emergenza. Allo stato attuale, l’hanno richiesta al Governo Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Veneto; pronti a farlo anche Emilia-Romagna, Umbria e Lazio. Lunedì 4 luglio dovrebbero essere ufficializzate nell’ambito della riunione del Cdm.
A seguito del perdurare della situazione meteorologica e della conseguente emergenza idrica, il neo-sindaco di Verona Damiano Tommasi ha firmato l’ordinanza che limita l’uso dell’acqua potabile ai fini domestici, per la pulizia personale e per l’igiene. Fino al 31 agosto sarà quindi vietato usare acqua potabile proveniente da fonte idrica per l’irrigazione di orti, giardini e campi sportivi, per il lavaggio di automobili, salvo impianti autorizzati, per il riempimento di piscine e per ogni altra attività che non sia strettamente necessaria ai fini del fabbisogno umano.
A lanciare l’Sos idrico è l’Anbi. L’associazione che riunisce i consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue segnala lo svuotamento progressivo dei laghi a causa della poca neve caduta in inverno. Il basso livello del Po resta comunque molto grave e l’Autorità di bacino torna a chiedere una riduzione del 20% dei prelievi irrigui, per contrastare la risalita del cuneo salino. Nelle Marche ormai si rischia il razionamento degli approvvigionamenti idrici. In Toscana il 90% del territorio è in una condizione di siccità estrema e non si ferma la riduzione della portata dei fiumi, Bisenzio e Ombrone sono quasi azzerati. “Drammatico” è lo stato della risorsa idrica nel Lazio: in provincia di Roma ci sono stati, in pochi giorni, quasi 500 interventi dei vigili del fuoco per gli incendi. Pesante la situazione del Tevere, che a tratti ormai è paludoso.
Al Nord non va meglio. Tanto che in Emilia-Romagna, dove le portate dei fiumi continuano a calare, l’80% del territorio può finire in “zona rossa” entro un paio di settimane, come accadde nel 1990. Situazione di deficit costante per i fiumi veneti con l’unica eccezione del Piave. In Lombardia il governatore Attilio Fontana ha rassicurato sulla disponibilità di acqua per uso civile (per quanto l’invito è a non sprecarla), ma ha anche segnalato che per l’agricoltura c’è risorsa garantita solo per un’altra settimana. «Poi ci sarà un problema», ha sottolineato.
Lo stato di salute dei laghi è sempre compromesso. Senza neve si stanno svuotando. Ad esempio il Lago Maggiore, spiega l’Anbi, per tornare in media avrebbe bisogno di oltre due milioni e mezzo di metri cubi di acqua. E questo nonostante il suo livello sia cresciuto di quasi 12 centimetri in sette giorni grazie alle ultime piogge. Gli altri grandi bacini settentrionali sono tutti in calo ed abbondantemente sotto media. Ai laghi guarda l’Autorità di bacino del Po, che torna a chiedere di ridurre del 20% i prelievi dal grande fiume e un aumento di rilasci dai grandi laghi alpini.
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