di Giovanna Mancini
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Il terzo trimestre conferma la tendenza al rallentamento delle esportazioni di prodotti di legno-arredo, già evidenziata nel trimestre precedente. Anche in questo caso, è d’obbligo una precisazione: siamo ancora di fronte a un significativo aumento di valori rispetto al 2021 (che è stato l’anno record per il settore), ma il rallentamento della crescita mette in allarme le imprese, preoccupate soprattutto per gli effetti che l’inflazione elevata in tutta Europa possa disincenitvare i consumi di beni durevoli quali sono appunto quelli dei mobili.
Vediamo innanzitutto i numeri, elaborati dal Centro Studi di FederlegnoArredo, su fonte Istat: nei primi nove mesi del 2022 la filiera ha venduto all’estero prodotti per un controvalore di circa 15,6 miliardi di euro, con una crescita complessiva del 16%, rispetto allo stesso periodo del 2021. Il confronto con i trimestri precedenti mette tuttavia in evidenza la frenata in atto: nel semestre gennaio-giugno, la crescita di export della filiera legno-arredo era stata del 18,4%, con il periodo gennaio-marzo in aumento del 21% rispetto al primo trimestre 2021e un secondo trimestre già meno dinamico, a +16%. Il terzo trimestre, come detto, conferma il rallentamento, registrando un incremento nel periodo luglio-settembre che si ferma all’11% rispetto allo stesso periodo 2021.
La perdita di dinamicità dei mercati esteri non può che allarmare un settore prevalentemente votato all’export (soprattutto per quanto riguarda il comparto dell’arredamento), in cui Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia coprono quasi il 70% del valore esportato.
La Lombardia (3,7 miliardi di euro), con il +18,8% di export di filiera, si conferma tendenzialmente stabile rispetto al risultato di gennaio-giugno (+19%) e di luglio-settembre +18,4%. Confrontando i primi tre trimestri 2022 con i trimestri 2021, si passa dal +22,8% di gennaio-marzo al +15,8% di aprile-giugno, per poi risalire a luglio-settembre al 18,4%.
Il Veneto (3 miliardi di euro) presenta un segno di rallentamento più marcato, passando dal +15,5% di gennaio-giugno al +14,5% di gennaio-settembre e con un luglio-settembre che scende a +12,3%, arretrando di circa 2 punti dal primo trimestre (+14,6%) e di ben 4 punti dal secondo trimestre (+16.4%).
Il Friuli Venezia Giulia (1,9 miliardi di euro) è la regione che ha registrato la variazione percentuale più alta nei primi nove mesi del 2022 (+21,7%), ma allo stesso tempo è quella che ha segnato la frenata più brusca nel terzo trimestre: +15%, rispetto al +26 del primo e al +23,8% del secondo.
«È chiaro che il trend di crescita stia progressivamente subendo rallentamenti in tutto il territorio nazionale, anche nelle regioni più importanti per la nostra filiera – commenta Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo – . La crescita dell’11% di luglio-settembre non può farci certo dormire sonni tranquilli perché, come evidenziano recenti analisi degli economisti e la stessa Bankitalia, l’inflazione non è destinata a scendere e i fatturati delle aziende, soprattutto di quelle più piccole, potrebbero essere gonfiati dal caro prezzi e dall’adeguamento dei listini, riducendo drasticamente la crescita e il margine».
Se la Lombardia riesce in qualche modo a mantenersi stabile, maggiori segni di rallentamento si registrano in Veneto e soprattutto in Friuli Venezia Giulia. «La tenuta lombarda potrebbe essere dovuta soprattutto al fatto che questa regione esporta molto verso gli Stati Uniti e soprattutto nel settore alto di gamma dei mobili – osserva Feltrin –. Le ricadute della guerra in Ucraina e il peso del caro energia si fanno sentire infatti molto di più in Europa e lo dimostrano i dati del Veneto, che nel Vecchio continente ha ancora i suoi maggiori mercati di sbocco, a partire da Germania e Francia».
Gli 11 punti persi dal Friuli-Venezia Giulia sembrano trovare riscontro nell’arretramento sui suoi maggiori mercati di sbocco, a partire dal Regno Unito, dove ne perde e e dagli Stati Uniti, dove da giugno ne perde ben 12.
«Il perdurare della guerra in Ucraina potrebbe favorire regioni che hanno il loro core business oltreoceano o in Paesi emergenti fuori dall’Europa e indirizzati a un pubblico di alta fascia, più indenne dal caro vita», dice ancora il presidente Fla.
A livello di comparti, sono i mobili ad essere ancora i più significativi della filiera per valore esportato (oltre 9 miliardi di euro complessivi) con una crescita del +16% nel periodo gennaio-settembre 2022. Nel primo semestre dell'anno il comparto aveva invece raggiunto il +18,2% per poi, scendere al +11,5% di luglio-settembre 2022. Rispecchiando a grandi linee l’andamento nel suo complesso della filiera legno-arredo, che è particolarmente votata proprio all'export di mobili.
Giovanna Mancini
Redattore ordinario
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