di Francesca Barbieri
Università, chi sale e chi scende nel borsino del lavoro: 180 nuovi corsi al via
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Design ecologico e rigenerativo, management dei sistemi ambientali, finance and digital innovation, intelligenza artificiale per la pubblica amministrazione. Ma anche social media, opinione pubblica e marketing politico, psicologia ed etica delle cure palliative, criminologia clinica nell'ambito forense, management aziendale. Sono alcuni esempi dei master post-laurea alla prima edizione in partenza nelle università italiane e nei principali istituti privati. Se da un lato green e digitale “contaminano” sempre di più i programmi, dall'altro a farla da padrone restano sempre i corsi dell'area economico-sociale e giuridica (1.067), insieme a quelli in ambito sanitario (1.087). In totale i master con iscrizioni ancora aperte nel 2022 sono 3.027, in deciso aumento rispetto ai 2.766 dello scorso anno.
Lab24/La mappa completa di oltre 3mila corsi post-laurea
In base alle informazioni raccolte dal Sole 24 Ore i corsi di I livello (a cui si può accedere con una laurea triennale) sono 1.587 e quelli di II livello (che richiedono il titolo magistrale) 1.359, a cui si sommano una cinquantina di percorsi formativi per executive (studiati per chi ha già qualche anno di lavoro alle spalle) e 35 Mba, i master in business administration, che spesso offrono la possibilità di studiare anche all'estero.
Le lezioni si svolgono in modalità online o blended (aula più e-learning) per 1.402 corsi. I costi di iscrizione nel 40% dei casi arrivano al massimo a 3mila euro, nel 27% oscillano tra 3 e 5mila euro, nel 19% tra 5 e 10mila, mentre circa il 13% dei master supera i 10mila euro di “retta”, con punte di oltre 60mila euro da mettere a budget per iscriversi a un Mba. Di fronte a investimenti economici così importanti quali sono poi i risultati sul mercato del lavoro per chi consegue un master? Tasso di occupazione e retribuzioni risultano superiori a quelli dei laureati, secondo le elaborazioni del consorzio interuniversitario AlmaLaurea su un campione di circa 11mila diplomati di master nel 2020 di 25 atenei.
A un anno dal conseguimento del titolo, la percentuale di chi lavora è pari all'89,1% (rispetto al 74,6% di un laureato magistrale). Al top troviamo i diplomati di master dell'area medica, con un tasso di occupazione che raggiunge il 94,4 per cento. E sono positive le performance tra i diplomati delle altre aree: 89,5% dell'ambito scientifico e tecnologico, 86,9% nell'area economica, giuridica e sociale e 80,3% in quella umanistica. Chi non era occupato prima del master impiega in media 4,6 mesi per inserirsi nel mondo del lavoro.La retribuzione mensile netta - a un anno dal titolo - è pari a 1.841 euro (contro 1.340 euro di un laureato triennale e 1.407 di uno magistrale) e sale a 2.107 per i diplomati di master di secondo livello: le buste paga più ricche si registrano nella galassia medica (2.018 euro), mentre sono più contenute tra gli umanisti (1.474 euro).
Il tirocinio svolto nel corso del master rappresenta spesso un accesso privilegiato nel mercato del lavoro. In totale lo stage è assicurato per 2.049 master in partenza per il prossimo anno accademico. Secondo AlmaLaurea per chi ha svolto uno stage durante il master il tasso di occupazione è superiore di ben 12 punti percentuali rispetto a chi non lo ha svolto, considerando chi non lavora al momento del conseguimento del titolo. Inoltre, il 35,6% ha ricevuto una proposta di inserimento nell'ente o azienda in cui ha svolto il tirocinio.
A livello complessivo, infine, la metà dei diplomati di un master svolge una professione intellettuale, scientifica o di elevata specializzazione, mentre circa il 4% rientra nell'ambito dell'alta dirigenza. Un terzo svolge una professione tecnica, mentre il restante 13% riveste un ruolo meno qualificato.
Francesca Barbieri
vice caposervizio
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